Il dramma dei migranti imprigionati al confine con gli USA in Grey’s Anatomy, raccontato dall’attore e regista Jesse Williams

Così l'interprete di Jackson Avery ha deciso di rappresentare l'attualità del dramma dei flussi migratori verso gli USA in Grey's Anatomy


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Non è la prima volta che la serie si occupa di immigrazione, diritto di asilo, diritti civili e sociali, ma l’episodio 15×23 di Grey’s Anatomy è risultato particolarmente legato all’attualità.

Con la storia di un uomo originario dell’Honduras e la sua bambina arrivati in ospedale per i dolori della piccola, Grey’s Anatomy ha raccontato il fenomeno dei migranti fermati al confine tra Messico e USA, con il dramma nel dramma, quello della separazione di genitori e figli con questi ultimi rinchiusi in gabbie all’interno delle strutture provvisorie di detenzione. Immagini che lo scorso anno hanno fatto il giro del mondo, accompagnate dalle notizie di alcuni decessi lo scorso dicembre, e scatenato una serie di reazioni indignate in difesa dei diritti umani basilari, in particolare quelli dei minori che oggi sono il 40% degli immigrati fermati alla frontiera.

Una realtà che aveva già fatto irruzione sul piccolo schermo con la serie Madame Secretary, che aveva ricostruito la questione con scene particolarmente forti di piccoli rinchiusi dietro le sbarre e sorvegliati a vista. In Grey’s Anatomy la vicenda è stata raccontata nelle corsie dell’ospedale, attraverso quella di un padre e una figlia, con quest’ultima bisognosa di un’operazione che il genitore non può permettersi in assenza di un’assicurazione sanitaria.

L’episodio è stato diretto da Jesse Williams, noto attivista del movimento per i diritti civili degli afroamericani Black Lives Matter e molto critico – come il resto del cast – nei confronti delle politiche sulle migrazioni dell’amministrazione Trump. Sulla scia di una serie di episodi dedicati a temi di grande importanza sociale come la violenza di genere, i soprusi delle forze dell’ordine sulle persone di colore, i diritti dei dreamers, il 23° episodio della quindicesima stagione ha voluto legare una delle sue sottotrame alla stretta attualità del problema dei flussi migratori tra Messico e USA.

Così il regista ha raccontato a TvGuide quella particolare storyline che ha voluto rendere il più credibile possibile per lo spettatore, a partire dalla scelta delle persone di colore che avrebbero interpretato i personaggi.

Ho preso questa trama molto seriamente e anche il casting. Ho reso molto chiaro, non appena ho letto la sceneggiatura, che avremmo girato con persone di colore che assomigliano a quelli che sono stati colpiti. Non li sbiancheremo e faremo diventare i più pallidi messicani o centroamericani che abbiate mai visto, come se fosse una versione televisiva dell’etnia. Avremmo scelto persone che sono attori eccezionali, e li abbiamo trovati con Omar [Leyva] e Allyson [Juliette]. Molto spesso si presume che i neri interpretino solo loro stessi e non è questo il caso. Questo ragazzo è un vero attore. Ma sì, ho preso molto sul serio la trama perché è reale, accade ora e non possiamo permetterci di distrarre l’attenzione dalle persone vere che vivono in queste circostanze aggiungendo troppa iperbole o esagerando nel dramma. Lo abbiamo voluto mantenere centrato e radicato nella verità. Sfortunatamente è molto reale, e penso che abbiano fatto e continueranno a fare un ottimo lavoro nel rappresentarlo.

L’episodio diretto da Jesse Williams è stato uno dei migliori della quindicesima stagione per trama e resa scenica. La stagione si concluderà col finale 15×25.