I difetti di Sex And The City nel mirino di una delle protagoniste: “Solo donne bianche, ricche e piacenti”

Le patinate protagoniste di Sex And The City non hanno mai rappresentato la realtà e Cinthya Nixon non ha paura di ammetterlo


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Da quando la serie è terminata, seguita da due film record di incassi al box office, guardare indietro all’avventura di Sex and the City per Cinthya Nixon vuol dire soprattutto fare autocritica.

Per quanto lo spettacolo sia diventato iconico, abbia portato per la prima volta quattro protagoniste in uno show di prima serata tutto al femminile e abbia contribuito a svecchiare il linguaggio delle commedie tv, per la Miranda di Sex And The City è talmente pieno di stereotipi da risultare, oggi, inaccettabile e contrario allo spirito dei tempi.

La vita patinata di Carrie, Samantha, Miranda e Charlotte non ha nulla di rappresentativo della condizione delle trentenni/quarantenni newyorchesi, se non quelle bianche e ricche dell’upper class: non ci sono questioni economiche e sociali rilevanti, non c’è varietà nell’aspetto fisico e negli stili di vita e soprattutto non ci sono abbastanza persone di colore.

La Nixon guarda a Sex And The City come ad un prodotto dei suoi tempi che, se fosse stato realizzato oggi, sarebbe risultato necessariamente molto diverso: per l’attrice e attivista democratica (è stata corsa come candidata a governatrice di New York, poi battuta da Andrew Cuomo) la serie che ha fatto la fortuna di HBO sarebbe stata più credibile e meno surreale se avesse avuto più sfumature, più diversità, più elementi contrastanti. Invece risulta un quadro scintillante e perfetto che poco ha a che vedere con la realtà.

Parlando del suo nuovo film al Tribeca Film Festival, la Nixon non ha lesinato opinioni sulla serie che l’ha resa celebre in tutto il mondo col ruolo della risoluta e un po’ nevrotica Miranda Hobbes. Per l’attrice è assolutamente vero quel che tanti movimenti femministi hanno criticato di Sex And The City, ovvero il modo elitario di raccontare la realtà femminile mostrando solo donne bianche, benestanti ed eterosessuali che conquistano e affermano la propria indipendenza economica e libertà sessuale.

Ma su questo la tv ha fatto certamente dei passi da gigante, basti pensare a quanto sia molto più variegata la rappresentanza delle minoranze di colore nelle produzioni moderne. Al punto che se Sex And The City fosse nata oggi, afferma decisa la Nixon, sarebbe molto diversa da come la conosciamo.

Be’, certamente penso che non saremmo state tutte bianche, ci mancherebbe. Una delle cose più difficili per me – e lo è stato anche in quel momento – è guardare indietro e vedere quanto fosse centrato sui soldi, giusto? Steve, il marito del mio personaggio, è stato l’unico più vicino a sembrare un ragazzo della classe operaia. Perché sai, non importa a nessuno di una donna della classe lavoratrice, giusto? Inoltre, penso che non sembreremmo tutte così piacenti, vicine alla perfezione. In termini di aspetto, sempre così incredibili. E so che c’è l’elemento fantasy, e in termini di spettacolo è stato importante. Ma penso che ci siano un sacco di modi in cui le persone possono essere visivamente avvincenti senza sembrare perfette. C’è stato tanto dibattito sul fatto che si trattasse di uno spettacolo femminista o meno, che ho sempre pensato fosse stupido – perché ovviamente è uno spettacolo femminista. Ma penso che abbia molti dei difetti del movimento femminista stesso. In questo show ci sono donne bianche e ricche di denaro che stanno lottando per la loro realizzazione. Sembra un po’ che stiano in una bolla.

La stessa Nixon si era scagliata contro il secondo film ispirato a Sex And The City criticando l’aspetto materialista della trama e pare di capire che non abbia nostalgia di quel ruolo, come pure la sua collega Kim Cattral. Non a caso l’idea di un terzo film, nonostante gli ottimi risultati dei primi due, non è mai stata seriamente presa in considerazione.