Forse sarebbe il caso di scegliere le parole con un po’ più di cura.
Non parlo solo di noi che con le parole ci lavoriamo, intendo in generale, come consiglio spassionato dato anche alla gente comune.
E siccome sono tra quanti lavorano con le parole, e più nello specifico alle parole applicate alla musica, il mio consiglio va assolutamente letto come prestare maggior cura alle parole con cui si parla di canzoni, le si racconta, le si descrive, le si analizza.
Per dire, prima di lasciarsi andare a una certa enfasi nel giubilare perché una determinata canzone è contemporanea, magari, sarebbe da capire se l’essere contemporanei sia necessariamente un pregio. Senza, quindi, tenere conto di che contemporaneità si sta parlando. Senza, ovvero, esprimere giudizi su quel contemporaneo di cui una determinata canzone incarnerebbe più o meno la cristallizzazione.
Per essere più chiari, l’essere autori o interpreti di una canzone che suoni assolutamente contemporanea in un momento in cui la musica è una musica riconosciuta universalmente come di merda non è un gran pregio. Come dire a qualcuno che è perfettamente aderente a uno stereotipo negativo. Che so, entri in un bar di Palermo e dici al primo che vedi: “Certo che voi siciliani siete tutti mafiosi e non avete voglia di fare un cazzo”.
Provateci e vedete le reazioni.
Ma non basta.
Si può fare di peggio, forse, che dire di qualcuno che è contemporaneo, e cioè dire a qualcuno che è una novità, e farlo nel momento esatto in cui è in realtà contemporaneo, cioè assolutamente omologato ai suoni che girano intorno, aderente al cento per cento alle mode del momento.
Mi spiego.
Dando uno sguardo alle classifiche possiamo vedere come Mahmood sia ancora primo in classifica nei singoli, mentre Ultimo lo è negli album, per altro con un lavoro che sta lì, in classifica, e molto in alto in classifica, da cinquantaquattro settimane, cioè un anno e due settimane.
Ecco, Mahmood, fresco vincitore del Festival della Canzone Italiana di Sanremo è stato applaudito da molti, quasi da tutti, come qualcosa di fresco, di nuovo. C’è chi ha addirittura detto che in virtù di questo suo essere fresco, nuovo, potrebbe vincere Eurovision.
Tutto consentito, mica siamo in dittatura. Il fatto è che Mahmood è tutto fuorché fresco e nuovo. Cioè, lui, Mahmood, è nuovo, certo, fino a tre settimane fa nessuno sapeva chi fosse. Ma la musica che fa è esattamente la contemporaneità, quindi la negazione dell’originalità, della novità.
Se è vero come è vero che l’anno scorso l’artista, Dio mi perdoni, che ha venduto più dischi, e con il dire questo si intende quello che ha fatto più streaming, perché di dischi se non fai i firmacopie o non sei Enrico Ruggeri o Red Canzian non se ne vendono più, è stato Sfera Ebbasta, come cazzo è possibile che oggi si gridi alla novità per la musica che è stata prodotta proprio da Charlie Charles, che di Sfera Ebbasta, e di Ghali, e di altri trapper è il produttore principale?
Di più, come cazzo si fa a dire che quelle sonorità lì sono fresche, se praticamente ormai suona tutto così?
Al punto che un neomelodico anche un po’ coatto come Ultimo rischierebbe di suonare originale e fresco, non fosse che scrive canzoni scarse. Perché di fronte a quello che ci avvolge tutti come una coperta di paille, è ovvio, un pianoforte, una voce alla Tiziano Ferro e versi che parlano di qualcuno che fa “Buh” e di piatti lasciati sul tavolo per ricordarti la lei che se n’è andata sembrano aria fresca, freschissima.
Non bastasse, a scrivere la canzone di Mahmood, oltre Mahmood e Charlie Charles, anche quel mezzo genio di Dario Faini, o Dardust che dir si voglia, uno che ha scritto quasi tutte le hit degli ultimi tre, quattro anni. Come dire, non esattamente uno nuovo, sorprendente.
Ecco, Soldi di Mahmood non è una novità. Se lo pensate non capite un cazzo di musica. Non sapete cosa sia la contemporaneità di cui vi riempite la bocca.
E se pensate che essere contemporanei sia un pregio, per contro, continuate a non capire un cazzo di musica, e di cultura più in generale. Perché la contemporaneità non è un pregio, come non lo è la giovinezza, in sé.
Una piccola chiosa su Fateme cantà, il nuovo singolo che Ultimo, sorprendentemente, ha tirato fuori a due settimane dal singolo sanremese, ancora al secondo posto dei singoli. Ecco, la canzone in sé è da punizioni corporali, con tutti quei “nanà” e “nenè” infilati per allungare le strofe o unire le parti della canzone con lo sputo. Ma l’idea di pubblicare subito una canzone, in romanesco, per altro, che dice pure chiaro e tondo che lui, Ultimo, non è uno che sa comunicare bene, se non con le canzoni. Come dire, ho detto che i giornalisti rompono il cazzo e l’ho detto direttamente a loro. Ho mandato a cagare la copertina di Tv Sorrisi e Canzoni. Ho sfanculato la giuria dei ragazzi che mi ha votato migliore artista di Sanremo. Ma io non so parlare, so solo cantare. Non so forse neanche pensare. E vengo da quel parcheggio di periferia, e che cazzo. Ecco, questa è un’idea nuova. Non contemporanea, e la presenza di Venditti che fa un cameo alla fine del video dice molto. Ma nuova sicuramente sì. Non facesse musicalmente così cagare sarebbe da battergli le mani.
Ah, no, quello lo fa Mahmood nella sua Soldi.
Canzone contemporanea.
Non nuova.
Canzone contemporanea.
Non fresca.
Canzone destinata a scomparire presto, come lacrime nella pioggia.
E così sia.
Sono felice di vedere un articolo finalmente che dice in modo chiaro diretto e inequivocabile la condizione oscena in cui si trova la musica contemporanea.
Purtroppo però, a differenza di quanto previsto dall’articolo, certi personaggi con le loro produzioni assolutamente pessime dimostrano di avere comunque un mercato piuttosto stabile.
Io penso che questo sia dovuto al fatto che questo mercato è in larga parte manovrato, manipolato e artefatto, non è genuino ma segue schemi che qualcuno è nella posizione di manovrare a suo piacimento.
Tanto per dire vorrei sapere quanto del successo di questi personaggi e delle loro pessime strimpellate è dovuto a singoli individui che spontaneamente decidono di comprare la loro musica e quanto è dovuto a radio, bar, discoteche e quant’altro che li pompano in maniera esasperante.
Se non altro sono felice di constatare che c’è chi si rende conto che la musica contemporanea è merda.
Le canzoni italiane degli ultimi 30 anni hanno più o meno tutte lo stesso schema
Strofa – Strofa – Ritornello – Strofa – Ritornello.
C’è quindi una idea musicale per la strofa ed una per il ritornello ( con due idee musicali si costruisce una canzone e molte volte solo la melodia del ritornello risulta avere della personalità, mentre quella della strofa sembra messa lì solo come preambolo per aspettare che arrivi il ritornello ). L’idea musicale ha uno sviluppo su 4 battute o al limite su 2 ed ha uno sviluppo molto lento. La sequenza fra strofa e ritornello è logicamente molto limitata potendo variare su 2 sole idee. Questa cosa fa però si che la canzone risulti molto immediata in quanto all’ascoltatore si richiede di ricordare solamente 2 melodie per poterla memorizzare.
La canzone “ Soldi “ abbonda di idee musicali. ( 6 per le strofe e 2 per i ritornelli, 8 in tutto ) ed analizzandola le si può distinguere facilmente. L’idea musicale ha uno sviluppo molto stretto e conciso ( una sola battuta ). La sequenza risulta di conseguenza molto complessa in quanto le idee musicali da alternare sono molte.
A causa di questa complessità la canzone dovrebbe essere poco orecchiabile eppure il successo che sta ottenendo ci dice che non è così. ( A quanto pare l’ascoltatore medio si è evoluto ed è pronto per forme musicali più complesse :-) )
Le idee musicali sono delle brevi melodie ben distinte con una loro personalità prive di quei manierismi musicali che si trovano in tante canzoni che definirei “ vecchio stile “. Il ritornello arriva senza “ farsi annunciare “, anzi, di ritornelli ce ne sono addirittura 2 a prova della grande prolificità creativa dell’autore.
La musica, come ogni opera d’arte è figlia del suo tempo e la canzone “ Soldi “ profuma di presente e di anticipazione del futuro. E’ una canzone estremamente innovativa che usa stilemi musicali complessi. Gli artisti di questo genere musicale hanno dato un colpo di spugna a tutte le “ regole “ di composizione e produzione musicale e stanno creando una nuova musica che non è per nulla banale o priva di qualità.
A differenza di quelli che pensano che la musica migliore sia quella fatta nel passato e che la creatività è in crisi, io penso che stiamo assistendo ad una nuova rivoluzione musicale e che la creatività sia in pieno fermento. :-)
Finalmente ?
Questo articolo, livoroso e saccente mi era sfuggito all’epoca… così oggi, a quattro mesi dalla vittoria di Sanremo, non solo Soldi non è scomparsa, ma sta continuando a fare sfracelli. E con lei Mahmoodche dopo un significativissimo secondo posto all’Eurovision sta collezionando inviti di tutto rispetto tra cui il Montreux Jazz Festival. Ma forse chi lo invita è tutta gente che non capisce uncazzo. E io sono felice di essere fra quelli!
A me sembra che quello che non capisco nulla di musica sia tu.
Molto triste e sconfortante notare come ormai si parli di musica e di arte in generale con tale Presunzione. Vorrei sapere chi ha dato il trono di maestro della teoria musicale a questo imbecile che con una spocchia da far venire il vomito si definisce uno che lavora con le parole. Cosa cazzo vuol dire lavorare con le parole? Perché tu saresti uno che sa “lavorare” con le parole? Sulla base di cosa? Chi sei? Cosa hai scritto? Cosa cazzo c’entra la parentesi esplicativa sugli stereotipi sui siciliani? Hai una vaga idea di cosa voglia dire contemporaneità? Mahmood non è contemporaneo perché è prodotto dalla stessa persona che ha prodotto Ghali? Quindi uno per aderire ai canoni della contemporaneità cosa dovrebbe fare? Sconvolgere la musica ogni anno? Ma in quale cazzo di mondo? Anche tu come Mogol vuoi offrire una borsa di studio a Mahmood per diventare autore?
Non sarebbe male se uno che dice di lavorare con le parole imparasse anche a scrivere
Madonna zio che pippone
Che poi dico, si potrebbe ribaltare il discorso e far notare al caro Monina che anche la “novità”, di per sé, non ha nulla di pregevole. Io potrei presentarmi a Sanremo con un brano fatto di scorregge e rutti ben armonizzati, sarebbe sicuramente qualcosa di nuovo (a livello italiano e non).
E poi, come direbbe Benigni “La novità è la cosa la più vecchia del mondo”.
Basta con sta idealizzazione del Nuovo fine a se stesso! Nella musica contemporanea c’è sicuramente tanta merda, ma è sempre facile rifugiarsi in un passato ideale in cui la musica era diversa e migliore
Mi sembra di sentire i vecchietti alla fermata del pullman, quando si lamentano che “i giovani di una volta erano diversi”. Questo passatismo reazionario è proprio da ottusi, oltre che retorico e fine a se stesso.
Michele dice in sintesi, ed io condivido, che le canzoni sono tutto tranne che fresche e originali, e questo fatico a dire il contrario, saltano all’orecchio proprio come un qualcosa di già cotto e stracotto, ma cmq va bene se i ragazzini vogliono frastullarsi con questa roba no problem, a me personalmente più che altro, disturba il continuare a chiamarli artisti, sono cantantuncoli e basta?
Sarebbe interessante se Monina riuscisse nell’arduo compito di correlare le sue sentenze da grande recensore di qualche benché minimo retaggio culturale , io leggo tanti sermoni , alternati ad offese e parolacce , con una semantica poco comprensibile !!!
Non si può scrivere un’articolo così pieno di giudizio senza un’analisi, senza una critica concreta, a parte quella sui nanà di Ultimo, che invece, a parer mio, è musicista e poeta vero, in grado di unire il melodico al rap, per il lavoro originale che sa fare sul testo, capace di raccontare con autenticità il mondo per nulla banale degli adolescenti di oggi, esaltandone con grande emotività la poesia e la purezza, gli slanci ma anche i limiti. Che sia anche un po’ coatto è perché proviene dal mondo del rap, ma è proprio questo legame tra cantautore melodico e rap che, dal punto di vista del linguaggio musicale, lo rende nuovo. Il suo pianismo, poi, è davvero notevole, molto raffinato, anche nel suo esser minimale. Ultimo per me è un grande artista, sulla linea dei grandi cantautori romani. POI. LA MUSICA CONTEMPORANEA NON È TUTTO SCHIFO. Anche se gli schemi e la retorica egotica, autoreferenziale e “maledetta” del rap è veramente fastidiosa, con i continui ed ossessivi riferimenti a droga, sesso, competitività, patti col demonio, ecc. ci sono anche rapper che sanno proporre con continuità o sporadicamente testi di alto livello, sia tecnicamente (la metrica di Madman è straordinaria) sia nei contenuti poetici (su tutti il compianto Cranio Randagio, ma anche Nitro, Mostro, Anastasio, per non parlare di Caparezza). Poi c’è la Trap, una deriva del rap che nasce nelle case di droga americane, quando, dopo lo sballo, i clienti aspettano che l’effetto dei mix chimici ingurgitati finiscano il loro effetto, e, per ammazzare il tempo, nello stato di rincoglionimento in cui si trovano, compongono dei brevi rap con il cellulare, usando basi semplici, costruibili con le app del telefonino, non melodie ma brevi cellule melodiche minimali e ripetitive, ritmi lenti, testi anch’essi minimali e ripetitivi dedicati a sesso e droga, più che altro tormentoni, abusando del tuner per costruire il canto, tanto che il tratto più riconoscibile della Trap è diventato poi proprio il timbro da robot della voce trattata pesantemente con il tuner. Tutto questo ha definito un nuovo linguaggio musicale e poetico che si è imposto a livello mondiale sul mercato, soppiantando perfino il rap. Non solo gli adolescenti, ma anche i ragazzini ormai ascoltano solo Trap, che ci piaccia o no, le nuove generazioni sono Trap. Ecco, il vincitore di San Remo, fa parte di quegli artisti che utilizzano con creatività questo nuovo linguaggio minimale, rinnovandolo per fare musica d’autore, liberandolo dalle tematiche obbligate di droga e sesso, e cercando con questo linguaggio di costruire equilibri musicali non scontati, in cui per esempio l’effetto tuner della voce viene ricreato acusticamente dal vivo, con un virtuosismo canoro del cantante, senza l’utilizzo della app, mediante la bravura di una vocalità di stampo vagamente R & B (non più la macchina che imita l’essere umano, ma l’incontrario) . “Soldi” è questo, una canzone d’autore che utilizza in modo originale gli schemi del Trap, per raccontare però una Storia vera, cosa che il Trap non fa mai: la storia di un immigrato venuto in Italia a formare una famiglia ma interessato solo ai soldi, che poi, quando i soldi sono finiti, se ne è tornato in Egitto abbandonando i legami familiari, e le relative responsabilità, che in Italia aveva creato, figlio compreso. Una feroce critica all’immigrazione economica, su base autobiografica… Non certo spazzatura. Non certo un testo scontato, nè politicamente inquadrabile all’interno delle – queste sì schifose – polemiche italiane sul festival.
Bravo, la tua risposta è molto più articolata ed esauriente del pezzo di Monina
Vada per l’analisi di “soldi” che in parte condivido, ma sul “grande artista” Ultimo leggo solo una dose smisurata di parole che poco si applicano al personaggio.
Per assurdo, le stesse parole si potrebbero spendere per chiunque dei “nuovi” artisti italiani: da Achille Lauro a Sfera. La realtà è che, come sempre, certe affermazioni andrebbero contestualizzate: è un grande artista, dici… MA CON CHI FAI IL CONFRONTO? Servono le coordinate, capisci?
Perché se Ultimo è un grande artista, gli altisonanti nomi della musica italiana di ieri (e i pochi di oggi) come li definiamo?
Per fare un esempio banale Lucio Dalla come lo chiami? Signore Onnipotente? Perché anche se loro non ci sono più, la loro musica resta… Ultimo deve farne ancora parecchia di strada, per essere ricordato per decenni.
Per quanto riguarda la tua analisi (tecnica, non etimologica) della Trap, poi, è ovvio che è qualcosa che hai letto e non vissuto o ascoltato nel ventennio precedente: quella che racconti tu è la Trap “italiana” clonata da quella USA degli ultimi anni, e che lì è già vecchia.
Infine, quando dici “le nuove generazioni sono Trap” sembri profetica: per quanto lo saranno? Questo suono comincia a stancare tutti e io che Monina non lo sopporto, non posso che convenire con lui quando dice che questa roba è sentita e risentita, che non ha niente di nuovo e che i testi nel 90% dei casi sono ridicoli e imbarazzanti.
È solo una “moda” che tra poco diventerà altro, perché qui la cultura dell’Hip Hop è poco radicata e quando diventa mainstream fa la fine dei Club Dogo…
Torno a ripetere, vada per l’analisi di Soldi, che forse per tematiche e struttura del pezzo non è così banale e si differenzia (relativamente) dal resto, ma Ultimo grande artista è un insulto a quelli che sono stati (e sono) veramente grandi.
Ultimo è, al momento, è un artista acerbo ma che ha un background “promettente”. Forse in futuro farà cose migliori e maturerà artisticamente come hanno fatto altri artisti come ad esempio Cremonini, che faceva cose ridicole con i lunapop ma che col tempo ha trovato un’identità e si è smarcato da tutto il resto.
Ma oggi grande, a mio avviso, proprio no.
E considera che tutti gli artisti citati dal primo all’ultimo (ad eccezione di Dalla), non mi piacciono.
Non sono bacchettone, anzi…ma sinceramente leggere un presunto articolo scritto da un sedicente giornalista pieno di cazzi a destra e a manca sinceramente mi fa pensare ad un discorso da Mac tra adolescenti più che una ipotetica dissertazione sulla stagionalità musicale.
Mi sembra che il più ignorante in fatto di musica sia l’autore di questo articolo. Non puoi scrivere un’articolo così pieno di giudizio senza un’analisi, senza una critica concreta, a parte quella sui nanà di Ultimo, che invece, mi dispiace dirtelo, è musicista e poeta vero, originale, in grado di unire il melodico al rap, per il lavoro originale che sa fare sul testo, capace di raccontare con autenticità il mondo per nulla banale degli adolescenti di oggi, esaltandone con grande emotività la poesia e la purezza, gli slanci ma anche i limiti. Che sia anche un po’ coatto è perché proviene dal rap, ma è proprio questo legame tra cantautore melodico e rap che, dal punto di vista del linguaggio musicale, lo rende nuovo. Il suo pianismo, poi, è davvero notevole, molto raffinato, anche nel suo esser minimale. Ultimo è un grande artista, sulla linea dei grandi cantautori romani. POI. LA MUSICA CONTEMPORANEA NON È TUTTO SCHIFO. Anche se gli schemi è la retorica egotica e autoreferenziale e “maledetta” del rap è veramente fastidiosa, con i continui ed ossessivi riferimenti a droga, sesso, competitività, ci sono anche rapper che sanno proporre con continuità o sporadicamente testi di alto livello, sia tecnicamente (la metrica di Madmen è straordinaria) sia nei contenuti poetici (su tutti il compianto Cranio Randagio, ma anche Nitro, Mostro, Anastasio). Poi c’è la Trap, che è una deriva del rap che nasce nelle case di droga americane, quando, dopo lo sballo, i clienti aspettano che l’effetto dei mix chimici ingurgitati finiscano il loro effetto, e, per ammazzare il tempo, nello stato di rincoglionimento in cui si trovano, compongono dei brevi rap con il cellulare, usando basi semplici, costruibili con le app del cellulare, frasi musicali brevi e ripetitive, ritmi lenti, testi minimali e ripetitivi dedicati a sesso e droga, abusando dell’tuner per costruire il canto. Tutto questo ha definito un nuovo linguaggio musicale e poetico che si è imposto a livello mondiale sul mercato, sopoiantando perfino il rap. Non dico solo gli adolescenti, ma anche i ragazzini ormai ascoltano solo trap. Ecco, il vincitore di San Remo, fa parte di quegli artisti che utilizzano con creatività questo nuovo linguaggio minimale per fare musica d’autore, liberandolo dalle tematiche obbligate di droga e sesso, e cercando con questo linguaggio di costruire equilibri musicali non scontati: “soldi” questo, una canzone d’autore che utilizza in modo originale gli schemi del Trap, per raccontare la storia di un immigrato venuto in Italia a firmare una famiglia ma interessato solo ai soldi, che poi, quando i soldi sono finiti, se ne è tornato in Egitto abbandonando i legami familiari che in Italia aveva creato. Una feroce critica all’immigrazione economica, si base autobiografica..
Stavolta non sono d’accordo. Il pezzo di Mahmood, pur mutuando alcuni stilemi dal mondo trap, secondo me non è del tutto ascrivibile a quella categoria: l’attitudine dell’artista, ciò che racconta, il suo immaginario sono molto distanti da quel pianeta. Si potrebbe dire che nell’alveo dell’universo trap Mahmood ne rappresenta una novità, un possibile sviluppo, in una direzione più conscious e meno gangster. Per il resto condivido l’idea che contemporaneo e giovane non significhino necessariamente moderno: gran parte del pop italiano, per esempio le cose prodotte da Canova, sono vecchissime, perché scimmiottano modelli americani di 5/10 anni fa. Ciao Monina.
E poi ci sei te che lodi lady Gaga, ergo non capisci un azz di musica.
D’accordo al 100%. La musica contemporanea esiste, peccato non la conosca perlopiù nessuno, ed è stata “inventata” proprio perché con il sistema tonale è già stato detto tutto, altro che “novità”. Concordo anche con il fatto che con “stile contemporaneo” non si intende o dovrebbe intendere per forza di cose musica di valenza superiore, visto che spesso non lo è…ma temo non sia questa la sede per trattare l’argomentazione…….
” Perché la contemporaneità non è un pregio, come non lo è la giovinezza, in sé.” Parallelo ardimentoso quanto privo di logica. Lo dico a mio zio di 95 anni, poi le riferisco la risposta la risposta.
La coperta è di pile, non di paille (preciso, dato che è attento alle parole).
Chiedo lumi anch’io, come Giulio, sul concetto di novità e freschezza. Escluso Ultimo, che personalmente non prendo in esame.
Monina, ci spieghi cosa è nuovo allora, cosa è fresco, ci dica secondo lei quali sono le caratteristiche che un brano e un artista deve avere per risultare tale.
Da quello che leggo – cerco di sintetizzare – ci dice che “Soldi” non è fresca e non è muova perché suona esattamente come suona la musica del 2018, perché – lo dice anche lei – realizzata da due dei produttori più prolifici ed efficaci dell’anno passato e interpretata da un artista proveniente dalla stessa scena di chi ha fatto i numeri veri quest’anno – Sfera, Ghali, ecc.
Se questo non la rende abbastanza “nuova” e “fresca” per quel vecchio parruccone che è Sanremo, dove la cosa più nuova e fresca fino all’arrivo di questo ragazzo erano Ultimo, Cristicchi e Silvestri (che non me ne vogliano), ci dica allora nello specifico cosa questi due aggettivi significano per lei, o meglio, ci faccia un esempio di artista, di brano, “nuovo” e “fresco”.
Vogliamo definirla “moderna”? Facciamo pure, certo, ha senso in termini assoluti di panorama musicale italiano contemporaneo: non è un brano che brilla per originalità – anche il tema trattato, lo abbiamo già visto. Ma io credo, e lo sa anche lei, che gli aggettivi “nuovo” e “fresco” siano in riferimento al contesto sanremese e non ad altro.
Di nuovo: ci dica lei cosa è “nuovo” oggi, cosa è “fresco”, in termini positivi, si intende.
Andiamo nello specifico della critica, senza restare vagamente in superficie con titoloni clickbait e affermando cosa pericolosissime come “l’essere giovani non è un valore”.
Che Mahmood non sia la novità, può essere anche vero, che le canzoni in generale proposte a San Remo non erano un gran che, che gran parte delle canzoni e della musica proposta in questi ultimi tempi sia scadente, poco incisiva, emotivamente inefficace, posso essere d’accordo ma l’articolo qui sopra mi sembra un po’ rancoroso e che il teorema messo in piedi per dimostrare la scarsa qualità di questa Musica lo trovò un po’ cervellotico.
Michele, la penso piu’ o meno coso’ anch’io, il vincitore di Sanremo si fa canticchiare, un ritmo che entra in testa ma, lo stile del canto e’ uguale alla tre quarti di produzione attuale. Se a quel stile di canto ci aggiungi una base reggaeton voila’ , hai la hit sicura pronta x scassare tutta l’estate. Come mancano I pezzi che ” e questa? Di chi cazzo e’ sta meraviglia?” Non ricordo da quanto non lo pronuncio (madness dei Muse era una di queste…italiane?…passo…)…e che fare? Come disomologare?? Pero’ , che voglia di buona musica!!! Giovanni