Ci è molto dispiaciuto apprendere in queste ore che quello implementato al di sotto del display di OnePlus 6T potrebbe essere un sensore di impronte digitali ottico, e non ad ultrasuoni, come avevamo creduto fino a questo momento. Probabilmente per mantenere più basso il prezzo del prodotto finito (sappiamo che l’azienda cinese ha fatto della sua forza il rapporto qualità/prezzo, proponendo top di gamma a costi decisamente irrisori per i trend attuali), l’OEM avrà pensato di sposare il compromesso (i sensori ad ultrasuoni sono più costosi da produrre e serve più tempo per innestarli a bordo).
Qual è la differenza tra le due tecnologie? Nel primo caso, il sistema consente una scansione a ridosso di un vetro con spessore massimo di 300 micron, che diventano 800 nel caso del sensore ad ultrasuoni, con un risultato sicuramente più veloce ed accurato. Questo, però, non significa necessariamente che il OnePlus 6T verrà dotato di un lettore di impronte digitali di scarsa utilità (magari impiegherà qualche decimo di secondo in più per il riconoscimento, e servirà che l’utente faccia attenzione affinché la propria impronta possa essere autenticata al primo colpo, ma non ci sembra la fine del mondo).
Certo, sarebbe stato senz’altro meglio poter disporre di un sensore di impronte digitali ad ultrasuoni, ma non penso tutti sareste stati d’accordo nel veder incredibilmente pompato, solo per questo, il prezzo di OnePlus 6T (ormai poter acquistare un top di gamma ad un prezzo pressoché accessibili è sempre più un miraggio, quindi, in fin dei conti, possiamo anche dirci soddisfatti così (anche se ci riserviamo di poter provare il telefono prima di esporci in prima persona), almeno secondo il nostro punto di vista). Chiaro che qualcuno di voi potrebbe pensarla diversamente; ci rivolgiamo proprio a quelli che avrebbero preferito una soluzione di sblocco più avanzata: come giudicate la questione?