La mossa del pinguino è l’esordio da regista di Claudio Amendola, che con Edoardo Leo, protagonista e cosceneggiatore, imbastisce una storia di sport, riscatto, amicizia. Ma soprattutto storia di un sogno: quello di Bruno (Leo), collezionista di lavori precari con moglie e figlia a carico (anzi, è più lui a carico della moglie), col vizio delle imprese strampalate, un po’ come quei protagonisti della vecchia commedia all’italiana che eccitati dal profumo del boom cercavano la grande occasione che li facesse svoltare definitivamente. Il più delle volte, pensiamo a tanti caratteri sordiani, restando con un pugno di mosche in mano.
Il sogno di Bruno si chiama curling: si stanno svolgendo le selezioni per le Olimpiadi invernali di Torino, e lui pensa che persino una squadra improvvisata possa avere una chance in una specialità praticamente ignota agli italiani. Il curling è quello sport (cui ci siamo appassionati all’improvviso proprio con le ultime Olimpiadi) in cui gli atleti lanciano sul ghiaccio delle pesanti pietre di granito (dette stone), con l’obiettivo di accostarle il più possibile a un punto al centro di tre anelli concentrici. Insomma la logica delle bocce o del gioco delle boccette. Ed è proprio alla bocciofila e in sala da biliardo che va Bruno per trovare i suoi insospettabili campioni, per formare la prima squadra romana di curling (un’autentica contraddizione in termini).
La mossa del pinguino è l’italianissima vicenda di un’armata Brancaleone, un gruppo di gente qualunque a caccia di un’opportunità, di qualcosa in cui credere. Claudio Amendola dà a ognuno dei quattro moschettieri il giusto spazio, delineandone l’agrodolce vicenda personale: oltre a Bruno ci sono Salvatore (Ricky Memphis), l’amico di sempre, che si barcamena tra lavori saltuari e la dolcezza verso un padre che non ci sta più con la testa; Ottavio (Ennio Fantastichini), ex vigile zoppo, e pure ex marito, dato che, inflessibile com’è, non ha perdonato una moglie fedifraga; Neno (Antonello Fassari), che col suo improbabile parrucchino s’atteggia a professore di biliardo ma è chiaramente uno che fa fatica ad arrivare alla fine della giornata.
La mossa del pinguino fa subito pensare a Cool Runnings, la divertente storia della squadra giamaicana di bob a quattro. Nei film americani, però, c’è sempre un momento in cui il tono ridanciano lascia il passo a quello serio, e da strampalati avventurieri i protagonisti si trasformano in eroi d’una vicenda epica che segna il loro riscatto di uomini. In un film italiano questa enfasi retorica sarebbe fuori posto. Così La mossa del pinguino di Claudio Amendola (ed Edoardo Leo) resta più realisticamente la storia d’un gruppo di cialtroni, dei perdenti destinati a restare in panchina senza svoltare davvero. Però stando insieme, qualcosa di più su se stessi la imparano e dei pezzi del proprio quotidiano riescono a cambiarli. Il risultato è una commedia delicata, affettuosa, di ambizioni limitate come i personaggi che racconta. E le sue consapevoli fragilità spingono a guardarla – e giudicarla – con benevolenza.