Quando risuonano per la prima volta le note di Bella Ciao ne La casa di Carta durante la scena in cui la banda di rapinatori della Zecca dello Stato spagnola scava il tunnel che garantirà loro la libertà, la prima reazione dello spettatore è certamente di spiazzamento. Cosa c’entra l’inno della Resistenza Partigiana con una serie tv che mette in scena la più grande rapina della storia? Perché mai un gruppo di ladri dovrebbe ispirarsi alla nobile storia dei partigiani che combattevano il nazifascismo e condividerne gli ideali? Che forma di Resistenza è quella dei protagonisti de La Casa di Carta?
La risposta a queste domande la fornisce Tokyo, in uno dei suoi commenti da voce narrante, ma solo in parte: “La vita del Professore ruotava intorno a una sola idea: ‘Resistenza’. Suo nonno, che aveva resistito con i partigiani per sconfiggere i fascisti in Italia, gli aveva insegnato quella canzone. E lui l’ha insegnata a noi“. Il momento più emozionante in assoluto dell’intera serie è associato proprio a Bella Ciao, quando Berlino e il Professore, alla vigilia dell’assalto alla Zecca, cantano insieme e si incoraggiano a vicenda. Ma la vera spiegazione della scelta di quest’inno della Liberazione come colonna sonora della rapina arriverà fondamentalmente solo nell’ultimo episodio, quando l’ideatore del colpo Sergio, provando a convincere l’ispettrice Raquel Murillo a non rivelare il suo covo alla polizia, le racconterà le motivazioni di quel gesto rivoluzionario, ovvero una rapina fatta stampando il proprio bottino:
Quello che stiamo facendo noi va bene se lo fanno altri. Nel 2011 la Banca Centrale Europea creò 171 miliardi di euro dal nulla. Proprio come stiamo facendo noi, solo più in grande. 185 miliardi di euro nel 2012. 145 miliardi nel 2013. Sai dove è finito tutto quel denaro? Alle banche, direttamente dalla fabbrica ai ricchi. Qualcuno ha detto che la Banca Centrale Europea è una ladra? L’hanno chiamata iniezione di liquidità. E la tirarono fuori dal nulla, dal nulla. Questa non è altro che carta. Io sto facendo una iniezione di liquidità, ma non per le banche, la faccio qui, nell’economia reale, con questo gruppo di disgraziati che siamo, per scappare da tutto questo.
Bella Ciao ne La Casa di Carta assume quindi il senso di un inno ad una nuova Resistenza, quella alle logiche perverse del capitalismo finanziario che soffoca le economie reali generando nuovi conglomerati di potere politico ed economico avulsi rispetto alle realtà dei popoli che pure governano, come ha spiegato il creatore della serie Alex Pina raccontando come La casa de Papel sia anche una metafora dei nostri tempi.
La serie gioca apertamente con l’etica e con il continuo oscillare tra bene e male e mette lo spettatore in un’empatia diversa a seconda dei momenti e delle scelte dei personaggi. Abbiamo lavorato molto con un materiale sociale di grande attualità: lo scetticismo e con un sentimento diffuso in questo momento: la delusione. Delusione nei confronti del nostro governo, della banca centrale, con la politica sui migranti, sul commercio, sulle tematiche ambientali. Sarà colpa della crisi del 2008 o della sfiducia nei confronti del sistema ma la delusione ha generato una mancanza di speranza in molte generazioni, per questo la serie ha trovato tanta adesione. È Davide contro Golia e lo spettatore sta sempre dalla parte di Davide.
Di qui la scelta di Bella Ciao, che è anche un brano cui lo showrunner è legato personalmente, proprio come il personaggio del Il Professore.
È una canzone che ha sempre fatto parte della colonna sonora della mia vita, una canzone che mi ricorda l’infanzia e che tutto il mondo conosce, un inno alla resistenza come la stessa serie è, finché c’è resistenza c’è speranza anche se non hanno la più pallida idea se riusciranno a uscire da lì.
Dopo vent’anni da autore di serie tv in Spagna, con La Casa de Papel Alex Pina si è ritrovato improvvisamente a raggiungere un pubblico mondiale: decine di milioni di spettatori in 190 paesi hanno apprezzato la serie grazie alla distribuzione su Netflix, dopo la messa in onda in patria su Antena3. E tra gli effetti di questo clamoroso e inatteso successo c’è proprio al diffusione planetaria di Bella Ciao, i cui ascolti in streaming su Spotify e i remix di ogni genere si sono moltiplicati negli ultimi mesi.
È una delle poche cose meravigliose della globalizzazione, che i contenuti viaggino contemporaneamente in tutto il mondo. Per noi è stato molto emozionante che dopo la sua prima vita in Spagna, la serie ne abbia avuta una seconda nel resto del mondo e che la tuta rossa con la maschera di Dalì siano diventati tra i costumi più usati del Carnevale in Brasile, che si canti Bella Ciao negli stadi e nelle discoteche. Non avremmo immaginato di raggiungere spettatori italiani, francesi, argentini, colombiani, messicani, turchi, è veramente appassionante.
La serie è stata appena rinnovata da Netflix per una terza stagione.
https://youtu.be/EBKdrzaVmVk