Alla cerimonia dei Nobel 2016 Bob Dylan non si è presentato di persona, come lungamente anticipato, ma ha voluto mandare una lettera di accettazione dell’onorificenza, dimostrandosi davvero grato all’Accademia Svedese che ha voluto insignirlo di tale prestigioso riconoscimento. Grato tanto quanto stupito, un po’ come Shakespeare. Quattrocento anni sono passati, certo, ma, come avrete modo di leggere nella lettera di accettazione di Bob Dylan ai Nobel 2016, certe cose non cambiano mai…La trovate qui sotto, tutta intera.
“Buonasera a tutti.
Porgo i miei più cari saluti ai membri della Swedish Academy e a tutti gli altri autorevoli ospiti presenti alla premiazione.
Mi spiace non poter essere lì con voi di persona, ma sappiate che io sono assolutamente con voi con lo spirito e che mi sento onorato di ricevere un premio tanto prestigioso. Ricevere il Premio Nobel per la Letteratura è qualcosa che non mi sarei mai immaginato. Fin da piccolo, sono sempre stato un assiduo lettore delle opere di quegli autori che avevano ricevuto lo stesso riconoscimento che conseguo io oggi: Kipling, Shaw, Thomas Mann, Pearl Buck, Albert Camus, Hemingway. Questi giganti della Letteratura, i cui scritti vengono fatti studiare nelle scuole, custoditi nelle biblioteche di tutto il mondo, e di cui si parla in maniera così reverente mi hanno sempre messo molta soggezione. Che ora io mi aggiunga ai nomi su quella lista è un fatto che mi lascia davvero senza parole.
Non so se tutti gli altri che hanno avuto il Nobel, avessero mai pensato di riceverlo nel corso delle loro vite, ma suppongo che chiunque scriva un libro, una poesia o un’opera teatrale in qualunque parte del mondo, custodisca questa piccola speranza dentro di sè. Probabilmente tale sogno è sepolto così in profondità che nemmeno si rendono conto che ci sia.
Se qualcuno mi avesse mai detto che avrei avuto la benché minima possibilitò di vincere un Premio Nobel, avrei pensato che più a meno avrei avuto le stesse probabilità di andare sulla luna. Infatti, quando sono nato e per una serie di anni successivi, nessuno era stato considerato all’altezza di questo riconoscimento. Quindi mi rendo conto che sono in una compagnia molto ristretta, come minimo.
Ero fuori, in strada, quando ho ricevuto questa stupefacente notizia e mi ci sono voluti ben più di cinque minuti per rendermi conto che fosse vera. Ho cominciato a pensare a William Shakespeare, il più grande autore di tutti i tempi. Mi sono immaginato che lui pensasse di essere un drammaturgo. L’idea che stesse scrivendo letteratura probabilmente non gli circolava nemmeno per la testa. Le sue parole erano scritte per il palco, la loro natura era quella di essere recitate, non lette. Quando scriveva l’Amleto, sono sicuro che si ritrovava a pensare a tantissime cose come: “Chi sarà l’attore giusto per questo ruolo?”, “Come dovrebbe essere sceneggiata questa parte?”, “Voglio veramente ambientare questa storia in Danimarca?”. Le sue visioni creative erano di sicuro una priorità ma sicuramente ci saranno stati anche interrogativi più “mondani” nella sua mente: “Ce la facciamo con i soldi?”, “Ci saranno abbasta posti comodi per i miei mecenati?”, “Dove lo trovo, adesso, un teschio umano?”. Insomma, scommetto che l’ultima cosa che Shakespeare si chiededeva in quei momenti fosse: “Ma per caso questa è letteratura?”
Quando iniziai a scrivere canzoni, da ragazzino, e perfino quando inizia a ricevere un certo riscontro per le mie abilità, non so come dire ma le mie aspirazioni per quelle canzoni andarono fin troppo in là. Pensavo che potessero essere ascoltate nei bar o magari, col tempo, in posti tipo la Carnegie Hall o il London Palladium. Se proprio avessi dovuto sognare in grande, forse sarei riuscito ad immaginare di fare un disco e di sentire le mie canzoni alla radio raggiungendo un ampio pubblico, tanto ampio da poter auspicare di andare avanti con ciò che stavo facendo.
Bene, ho continuato a fare ciò che stavo facendo per molto tempo, ora. Ho realizzato dozzine di dischi e suonato in migliaia di concerti in tutto il mondo. Ma sono le mie canzoni ad essere il centro di praticamente qualunque cosa io faccia. Sembrava che avessero trovato un posto nelle vite di moltissime persone attraversando parecchie differenze culturali e sono grato di ciò.
Ma c’è una cosa che devo dire. Come performer ho suonato per 50mila persone e per 50 persone e posso dirvi che è incredibilmente più difficile esibirsi per 50 persone piuttosto di 50mila. gni persona ha un’identità individuale separata da tutte le altre, un mondo al proprio interno. Possono percepire le cose in modo molto più nitido. La tua onestà e la sua correalazione al tuo effettivo talento è messa a dura prova. Quindi non mi sono certo perso un dettaglio: la Commissione che si riunisce per assegnare il Nobel è molto ristretta.
Ma, come Shakespeare, anche io sono troppo spesso occupato nella ricerca delle mie ispirazioni creative e mi dilungo sugli aspetti più terra a terra della mia arte: “Chi sono i migliori musicisti per queste canzoni?”, “Sto registrando nello studio giusto?”, “Questa canzone è accordata bene?”. Alcune cose non cambiano mai, nemmeno in 400 anni.
Mai una volta ho avuto il tempo di chidermi: “Ma le mie canzoni sono Letteratura?”
Quindi, ringrazio sentitamente la Swedish Academy, sia per essersi presa del tempo per valutare questa eventualità e sia per essere giunta ad una tale meravigliosa conclusione.
I miei migliori auguri a tutti voi,
Bob Dylan”
In sua rappresentanza, Dylan ha voluto mandare in Svezia Patti Smith che ha voluto omaggiarlo cantando A Hard Rain’s gonna fall, una delle canzoni più apprezzate del neo Premio Nobel 2016 Bob Dylan. Peccato che l’interprete di Because the night si sia persa qualche parola per strada giustificandosi dicendo: “Scusate, scusate davvero, sono un po’ tesa“. Guardate qui: