Bellamy Young di Scandal fiera soldatessa dell’armata ShondaLand: video dal Roma Fiction Fest 2016

Ospite con Charlie Weber dell'evento dedicato a Shondaland, Bellamy Young di Scandal racconta cosa vuol dire lavorare con la Rhimes: ecco le sue dichiarazioni dall'incontro al Roma Fiction Fest 2016

Bellamy Young di Scandal

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Con Bellamy Young di Scandal e Charlie Weber di How to Get Away with Murder si è concluso il Roma Fiction Fest 2016: domenica 11 dicembre è andato in scena il grande evento di questa edizione, la decima del festival dedicato alla serialità, che ha chiamato a raccolta i fan da tutta Italia per due dei volti più popolari per l’universo ShondaLand.

INTERVISTA A BELLAMY YOUNG AL ROMA FICTION FEST (VIDEO)

Interprete dell’ex first lady Mellie, ora candidata alla presidenza degli Stati Uniti con un eccezionale tempismo rispetto alle cronache, Bellamy Young di Scandal ha raccontato quale fortuna sia per lei essere entrata a far parte di Shondaland, la casa di produzione di Shonda Rhimes che in questi anni ha sfornato Grey’s Anatomy, How to Get Away with Murder, The Catch e ovviamente la saga di Olivia Pope di cui la Young fa parte e che sembra sia per avviarsi alla conclusione con la sesta (e ultima?) stagione.

Il segreto del successo delle storie di Shonda Rhimes? Indubbiamente i soggetti che riesce ad inventare e il modo in cui porta le loro storie sullo schermo.

Normalmente in un copione un personaggio è definito dall’età, dal colore della pelle, dal genere. Questo non vale per Shonda, lei definisce e racconta delle anime in viaggio: non importa come tu sia, chi tu ami, quale sia la tua storia, Shonda vuole che tu ti riveda nei suoi personaggi in tv. Il business dell’industria tv le ha subito riconosciuto questa dote (…) così Shonda ha potuto sviluppare un impero basato solo sulla verità e la bellezza delle sue storie.

Bellamy Young si è detta onorata di far parte della famiglia ShondaLand ma di non essere in grado di vedersi nei panni di altri personaggi di quell’universo, che adora guardare da spettatrice: in effetti sembra nata per interpretare la sua Mellie e spera di continuare a farlo.

Non sono così presuntuosa da pensare di poter interpretare un altro personaggio. Ognuno di loro fa il suo viaggio in modo autentico, io preferisco guardarli come pubblico, adoro guardare Jeff Perry che fa Cyrus, Chandra Wilson che fa la Bailey, questo ragazzo qui (Charlie Weber, nda) e Viola… preferisco essere spettatrice in ShondaLand. E poi io voglio essere Mellie, preferisco essere Mellie!

Meglio interpretare la first lady nel pieno delle sue facoltà mentali o l’esilarante ma al tempo stesso drammatica Smelly Mellie, alle prese con alcol, cibo e tuta da ginnastica dopo la morte di suo figlio?

Entrambe hanno il loro fascino. Ero molto nervosa durante quei dialoghi arrabbiati con Tony, dopo ogni scena gli chiedevo scusa. Nella terza stagione sono stata molto contenta di aver tirato fuori tutta la cattiveria sul set, perché potevo tornare a casa e sentirmi una persona fortunata per non essere così. Interpretare Mellie con le perle ha il suo fascino, ma Smelly Mellie è stata una gioia: prima di tutto ero in abiti molto più comodi e ogni donna in questa sala sa quanto questo faccia la differenza. Era più autentica, poteva mangiare pollo, esprimere il suo dolore. E poi la amo da ubriaca.

Il triangolo amoroso in Scandal ha occupato gran parte delle prime tre stagioni, permettendo però alla sua Mellie, la first lady tradita dal presidente con la fixer più potente d’America, di trasformarsi e passare da personaggio secondario a vera e propria protagonista.

Tra le cose che ho amato molto del copione all’inizio è che ci si immerge subito in una grande storia d’amore, il pubblico entra subito in questo grande sentimento, poi si capisce che tutto è ambientato a Washington DC, che è una storia interrazziale e che lei è un’amante di un uomo sposato. Questo interroga la nostra morale. Abbiamo incontrato Mellie e Fitz nel loro momento più difficile, altrimenti lei e Olivia avrebbero potuto essere amiche come poi è accaduto dopo. Mellie all’inizio è nel suo momento di rabbia più profondo. Ora che è divorziata, invece, può rincorrere i suoi sogni, si è come liberata dopo aver trascorso tutta una vita a supportare qualcun altro. Poi è stata abbandonata a sé stessa ma si è ritrovata, il dolore l’ha arricchita e conosce il prezzo della libertà, può rincorrere i suoi obiettivi… magari fa dei disastri, ma vive la sua vita come non aveva fatto per molti anni.

Scandal non è andato in onda questo autunno, soprattutto per esigenze di produzione legate alla gravidanza della protagonista Kerry Washington, come conferma la Young: un peccato non averlo visto in pieno clima elettorale, ma certamente la campagna Clinton-Trump avrà i suoi effetti sullo show.

Shonda voleva fare una stagione più corta quest’anno, ci ha sempre detto di sapere come la storia comincia e finisce, ma non ha voluto posticiparla: semplicemente la programmazione è stata determinata dalla gravidanza di Kerry. Abbiamo girato cinque episodi quest’estate e torneremo a girare a gennaio, nel frattempo ci sono state le presidenziali e non vedo l’ora di capire come queste elezioni abbiano influito sulla trama.

Un ipotetico crossover tra le tre serie ShondaLand? Bellamy Young di Scandal non disdegnerebbe di incrociare gli attori delle altre produzioni, anzi, aveva il sentore che potesse succedere con Grey’s Anatomy.

Sarebbe fantastico, ma non so se qualcuno ci ha già pensato. Quando McDreamy in Grey’s Anatomy è arrivato a Washington ho pensato: chissà, magari accadrà… e invece non si è mai materializzato (…) Quando abbiamo realizzato il servizio fotografico a New York tutti insieme è stato come fare la storia.

Infine, la delusione per la sconfitta della Clinton alle presidenziali americane, per cui lei stessa aveva fatto campagna elettorale in diversi stati: tutta la macchina di ShondaLand si era messa in moto per supportare la prima candidata donna al ruolo di presidente, ma ha dovuto fare i conti con un voto dall’esito inatteso e preoccupante. E chissà come questi mesi avranno influenzato la penna della Rhimes…

ShondaLand rappresenta quel tipo di America in cui voglio vivere: un posto inclusivo, senza pregiudizi o etichette, in cui ognuno trova spazio e può crescere. Quest’anno tutti siamo stati coinvolti nella campagna elettorale di Hillary rispondendo all’appello di Shonda (…) credo che la nostra responsabilità sia quella di far sentire le nostre voci come cittadini, in ogni paese, per costruire il mondo in cui vogliamo vivere. Avevamo sperato in una certa amministrazione, Shonda ha messo a disposizione risorse umane ed economiche per supportare questa speranza, ma non è andata come volevamo. L’impatto di Shonda in America credo sia soprattutto nella sua capacità di normalizzare storie che di solito sono tenute ai margini: mette al centro della narrazione le donne, le persone gay, le persone di colore, sono storie di anime che spesso sono messe ai margini. Quando le guardi ogni settimana in tv, dentro casa, diventano parte della tua famiglia. Non potrei essere più orgogliosa di essere una soldatessa della sua armata!