Schiave dell’Isis in vendita su Facebook, a nome del profilo Abu Assad Almani: vorrei tanto fosse solo una bufala ma purtroppo si tratta della realtà dei fatti. Donne private della loro dignità e messe sul social network in vetrina, con tanto di foto e descrizione che accompagna il prodotto. Prezzo base 8000 dollari.
Ho stentato a credere alla notizia effettuando una serie di ricerche, fino ad arrivare all’autorevole fonte del Wahingtonpost che per primo ne ha parlato. Il mercatino sarebbe stato messo in piedi lo scorso 20 maggio con almeno due “schiave in vendita”. Facebook poi, avrebbe rimosso le immagini ignobili e ad un mio tentativo di raggiungere il profilo incriminato di Abu Assad Almani per verificare la notizia, il motore del social network non mi ha restituito alcun risultato.
La notizia smuove le coscienze già se presa singolarmente ma un’aspetto della vicenda mi ha sconvolto enormemente. Visualizzando i top trend di ricerca di Google odierni, subito è balzato agli occhi il nome di Almani: ciò significa che, come attestato dal servizio ufficiale Google, su territorio nazionale in queste ore, c’è stato un picco di ricerche sul motore di ricerca relative proprio a questo personaggio, forse di nazionalità tedesca, di certo un combattente dello stato islamico. Di qui un quesito che non vorrei mai elaborare: c’è un interessamento reale alla notizia o piuttosto in questo caso l’Isis ha colto nel segno, spettacolarizzando la riduzione in schiavitù che nessuno approva ma che tutti corrono a vedere su computer e smartphone?
Il social network Facebook è stato utilizzato già in passato dall’Isis per mettere in pratica la sua strategia: le schiave in vendita oggi, sono sintomatiche di un passo ulteriore: mettere in risalto la loro normalità (ridurre a serve e sfruttare delle indifese donne) nei confronti di tutto il mondo occidentale. Personalmente, di fronte a questo tentativo, continuerò ad indignarmi e spero tutti facciano lo stesso.
mia madre vuole essere venduta nuda
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