In occasione dell’unica data italiana del loro tour, Verissimo si è accaparrato in esclusiva i Take That per un’intervista negli studi tv di Milano: sabato 17 ottobre, per la prima puntata dello show pomeridiano di Canale5, la band inglese nella nuova formazione a tre è stata ospite di Silvia Toffanin.
Gary Barlow, Mark Owen e Howard Donald hanno raccontato l’evoluzione del progetto Take That, rimasto in piedi per un quarto di secolo nonostante gli addii di Robbie Williams nel 1995 e di Jason Orange lo scorso anno.
Reduci dal sold out del loro unico concerto milanese, i tre sono ormai la versione adulta (e con famiglia) della boyband che ha fatto impazzire le giovanissime sul finire del secolo scorso: se è vero che ogni generazione ha i suoi idoli adolescenziali, i Take That lo sono stati con un successo senza precedenti per le ragazze degli anni Novanta.
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— QuiMediaset (@QuiMediaset_it) 17 Ottobre 2015
Con l’ultimo album Three, il gruppo ha aperto un nuovo capitolo discografico e una nuova avventura live, come ha spiegato Gary Barlow.
Ora che siamo un gruppo di tre persone è come se fossimo una band completamente nuova che fa musica nuova. Apprezziamo molto il fatto di andare in tour e rincontrare il nostro pubblico che è cresciuto con noi.
L’addio che ha segnato irrimediabilmente la storia del gruppo è quello di Robbie Williams, diventato la popstar inglese più influente degli ultimi trent’anni dopo l’uscita dai Take That. Gary Barlow ha raccontato di aver sofferto molto il successo incredibile del collega, senza nascondersi dietro frasi di circostanza.
Io e Robbie eravamo grandi amici ma tra noi c’era anche molta competizione all’epoca. Quando Rob ha lasciato i Take That ha avuto una carriera incredibile. Sono sincero, ho sempre seguito quello che ha fatto e ne sono stato molto geloso. Quando un tuo caro collega lascia il gruppo e riesce ad avere grande successo è naturale desiderare di ottenere la stessa cosa. All’epoca odiavo ascoltare i suoi dischi. Adesso, invece, li apprezzo molto e sono fiero di lui e di quel che è riuscito a fare. Ora è un mio carissimo amico. Ci sono canzoni avrei che avrei voluto scrivergli io, perché hanno dei testi sono molto belli.
Mark Owen ha definito “drammatici” alcuni momenti della storia della band, soprattutto perché dopo lo scioglimento negli anni Novanta, per circa un decennio, ognuno ha preso “direzioni diverse“, prima di ritrovarsi per un nuovo progetto che si è dimostrato capace di unire generazioni diverse.
Il video dell’intervista è disponibile sul sito videomediaset.it.