Mavis (Charlize Theron) è la ex reginetta del liceo di Mercury, paesino del Minnesota, una trentenne in carriera trasferitasi nella grande città, Minneapolis, dove vive facendo la ghost writer di romanzi del genere “Young adult”, ossia destinati agli adolescenti. Quando riceve un’email che le annuncia la paternità di Buddy, il suo primo amore, decide di andare a Mercury per riconquistarlo. Il ritorno a casa non è facile: perché la vecchia fiamma non si sente, come lei suppone, intrappolata nel ruolo di marito e padre; e perché invece è lei, come intuisce riflettendosi nello specchio di amici e nemici di un tempo – su tutti Matt (Patton Oswalt), l’ex nerd con cui si crea un’intesa sincera e bizzarra –, a essere imprigionata in una vita senza scopo.
Reduce dal grande successo di Juno, Jason Reitman (regista) e Diablo Cody (sceneggiatrice) sono tornati insieme per Young Adult: dopo una storia di sedicenni che hanno il coraggio di assumersi la responsabilità adulta di un figlio, ribaltano la prospettiva attraverso la vita di una donna che rifiuta il peso dell’età matura e si rifugia nel mondo dell’adolescenza, l’unico nel quale sia stata forse felice. Mavis continua a reagire alla realtà con l’emotività dei suoi diciott’anni: se è delusa si ubriaca, se ha un appuntamento pensa, da eterna reginetta, che tutto il segreto stia in un’acconciatura perfetta e un abito seducente.
È lei la young adult del film, trentenne irrisolta che oscilla tra due età che non si fondono in un’identità coerente. I libri che scrive sono la metafora perfetta della sua condizione: romanzi nei quali vive un’esistenza vicaria, riadattando la complessità della realtà a un mondo di carta con finali romantici, accordati sulla sensibilità di teenager cui ruba i dialoghi nei brandelli di conversazione che ascolta per strada.
La sensibilità di regia e sceneggiatura sta nell’evitare toni gridati e nella capacità di diffondere questa sensazione di sconforto e fallimento attraverso notazioni minute, mettendo a confronto la nevrosi dell’insoddisfatta Mavis con la solida semplicità della vita di provincia da cui è scappata. Ma mancano le scene madri, la vita scivola via senza accadimenti eclatanti, tra piccole ossessioni, occasioni mancate, prove non affrontate. Alla fine non c’è redenzione possibile: sebbene più consapevole, Mavis non intende modificare la sua vita e decide con ostinazione di continuare ad affidarsi alle proprie consolidate cattive abitudini.
Young Adult opera un sottile ribaltamento delle attese dello spettatore: gli presenta un personaggio che condensa tutto ciò che istintivamente detesta, bellezza sfrontata, cinismo, superficialità, poi lo decostruisce dall’interno, rovesciando i difetti nell’insicurezza e nell’immaturità emotiva che li hanno prodotti, spingendo il pubblico a solidarizzare con lei.
Così alla fine si oscilla tra la compassione e la ripulsa nei confronti di Mavis, nei cui panni la Theron si cala con sensibilità: perché è sì una donna indifesa e ferita, ma resta tenacemente aggrappata al suo carattere indisponente. E la sensazione ambivalente che Young Adult consegna allo spettatore è la misura dello sguardo intelligente e realistico di questo film.