Si conclude oggi la prima edizione di Optima Erasmus, con l’intervista a Daniele Laino, studente Optima Erasmus a Liegi da poco tornato in Italia.
Il tuo Erasmus è stato sicuramente molto più culturale rispetto alla media. Ci parli di un edificio, un dipinto, un’opera, che ti ha colpito maggiormente?
Ho amato tante cose del Belgio, paese estremamente affascinante anche grazie alle sue contraddizioni e alle sue antitesi (culturali, linguistiche, politiche, sociali, …); una di queste è stata sicuramente la maestosità di certe architetture gotiche, per lo più al nord del paese.
Ho visitato quanti più musei possibile, anche se non quanto volevo, tuttavia non sempre parlandone approfonditamente sul blog Optima. In Belgio ho ammirato le opere di Magritte, uno dei maestri del Surrealismo, corrente artistica che ironicamente trovo particolarmente adatta allo stile di vita dei belgi, caratterizzato da un approccio del tutto particolare, fatto di un compromesso tra eccessi e privazioni e di ragionamenti tutti loro che non sempre sono arrivato a comprendere. Ho avuto modo di conoscere i pittori fiamminghi, Rubens in primis, di incantarmi ad ammirare la Morte di Marat, che mai avrei pensato si trovasse in Belgio.
Ho amato la loro cultura fumettistica, in Belgio vera e propria arte moderna, che ha dato vita a personaggi che anche noi conosciamo: Tintin, Lucky Luke, i Puffi!
Ho avuto le vertigi di fronte alla Stadhuis (municipio) di Lovanio, oppure dinanzi alla Cattedrale di Anversa, oppure la Grand Place di Bruxelles, città meravigliosa in cui sarebbe bellissimo vivere.
Eppure, la cosa più stupefacente non l’ho trovata in Belgio, bensì in Irlanda, durante il mio breve soggiorno.
Andando a visitare il Trinity College, istituto fenomenale che ben dimostra il grande amore per la cultura che ho trovato in Irlanda, sono entrato a colpo sicuro nella sua biblioteca storica.
Mi sono trovato di fronte a circa 200.000 volumi storici di tutto ciò mai pubblicato nelle isole di Albione, proiettandomi immediatamente su una delle panche per non essere sopraffatto dalla portata della visione.
Hai socializzato con altri Erasmus o ragazzi belgi, o i belgi non sono molto inclini alla socializzazione? So infatti che il tuo coinquilino non era molto comunicativo…
Quanto ai belgi, in maniera faziosa potrei dire che sono alquanto timidi, ma in maniera molto più onesta e matura devo dire che io non sono una persona in grado di ispirare simpatia di primo acchito. Che sia in Belgio, in Italia o a qualsiasi altra latitudine, per il mio carattere terribile io non riesco a stringere molte amicizie.
Le persone con cui sono stato in buoni rapporti si contano quindi sulle dita di una sola mano, e fra queste le prime sono state senza dubbio la mia vicina di casa e il suo compagno. Quello che inizialmente era un semplice scambio di cortesie da buon vicinato, si è trasformato in un’amicizia reciproca che culminava nelle tipiche serate “alla belga” passate insieme, cosiddette “guindailles”: riunirsi insieme a consumare birra ad oltranza ed a cantare vecchie canzonette delle hitlist belghe anni ’80, favoriti nell’opera dalla consapevolezza di quello che si sta facendo via via sempre minore.
Il mio coinquilino vero e proprio, Guillaume, era un caso molto particolare. Definito da quasi tutti quelli che sono riusciti a vederlo, un’occasione quanto mai rara, come “estremamente timido”, probabilmente era l’unico ad esserlo davvero. La mia presenza in casa, sebbene silenziosa ed anzi vantaggiosa, dato che ero l’unico a fare le pulizie, era per lui fonte di disagio, a tal punto che sceglieva di cucinare quando avevo smesso io, per poi mangiare in camera sua, oppure, come ho scoperto di recente, tenersi i sacchetti della spazzatura in camera sua, forse per non mescolarla con la mia.
Non è mai uscito la sera con me, nè in generale con chicchessia, ed in 5 mesi l’ho sentito parlare al telefono solo una decina di volte, e solo 2-3 volte ha ricevuto visite, da colleghi universitari in cerca di appunti.
Non faceva rumori, non tossiva, starnutiva o russava. Andava in bagno molto poco. Non aveva attività sessuale. Forse la verità sul suo conto è che, essendo bruxellese fuori sede per ragioni di studio, detestava Liegi e tutto il suo ambiente. Del resto in casa non faceva altro che studiare, bontà sua.
Eppure era estremamente sveglio, per la media belga. Le poche volte in cui sono riuscito ad intavolare conversazioni, in genere non superiori ai 10 minuti, mi sono sorpreso per la lucidità dei suoi ragionamenti e per la sua perspicacia, ed anche perchè no per un senso dell’umorismo molto sottile. Passati quei dieci minuti, cominciava a dare segni di smanie e doveva correre a chiudersi in camera, come le blatte che si riparano sotto i mobili.
In definitiva, il giudizio su di lui è positivo: tranquillo, irrealmente silenzioso; l’unica grossa pecca era avere quella caratteristica che bene esprime un’espressione napoletana: “non saper campare”.
Un esperienza, un luogo che non consiglieresti a un futuro studente Erasmus a Liegi?
L’esperienza in Belgio è stata estremamente positiva, un Erasmus meraviglioso: non potevo scegliere luogo più diverso dall’Italia, in modo tale da essere a contatto con una cultura, anzi con più culture diverse contemporaneamente.
Ai futuri Erasmus ho da dire solo di non lasciarsi andare nel vortice delle serate liegesi, alle quali ho strenuamente resistito io, perchè altrimenti non se ne esce più.
La cosa da cui vorrei mettere in guardia, riguarda il non giudicare dalle prime apparenze: il multiculturalismo belga all’inizio mi sembrava un miracolo, ma dopo qualche mese mi sono reso conto che l’integrazione culturale (e razziale?) non avviene mai senza conflitti, tensioni o malcontenti, anche in un paese dove il Governo fa di tutto per favorirla. Per capirlo ho dovuto parlare con chi viveva una certa realtà ogni giorno, e non osservare solo con i miei occhi da straniero.
Questa è stata una delle più grandi scoperte sul Belgio, il cui oggetto principale non svelerò: è bene che i futuri Erasmus lo scoprano da soli, specie se dovessere prendere casa nel quartiere di Outremeuse.
A Pasqua a differenza degli altri Optima Erasmus Students hai preferito tornare a Napoli. Nostalgia o cos’altro?
A Pasqua, in aereo, la mia compagna Federica dormiva, io piangevo a dirotto. Tornare a Pasqua Ë stato molto doloroso, perchè sentivo come se mi fossi volontariamente strappato ad un luogo nel quale dovevo ancora restare, dove avevo ancora cose da fare; tuttavia, è stato un regalo da parte mia, non un colpo di nostalgia, che mi ha riempito di gioia e che alla fine mi ha fatto sentire in paradiso per quei 25 giorni. Al contrario, quando sono tornato il 1 luglio non ho pianto mezza lacrima: la consapevolezza di aver terminato stavolta il mio ciclo, di aver fatto tutto quanto mi ero prefissato di fare, è stata tanto forte da non farmi piangere per un luogo che in fin dei conti non sparisce mica dalla faccia della terra (e che infatti potrei rivedere più presto del previsto, assieme a qualcuna delle poche persone care). E’ una questione di maturità a mio avviso: la vita è anche una serie di cicli, scanditi e delimitati dal susseguirsi dei propri obiettivi. Crescere significa anche prendere atto lucidamente di quando l’ultimo scopo raggiunto ha posto la parola fine a questo ciclo.
Hai anche partecipato ala conferenza stampa di Optima a Bruxelles! che ci racconti?
Mi dispiace cadere nel banale, ma quando sono andato alla conferenza Optima a Bruxelles, in giacchetta d’occasione un po’ corta e jeans che fa tanto casual, in quei treni belgi così comodi e lindi, mi sono sentito estremamente figo. Mi sono visto fra qualche anno magari andare al Parlamento per operare un lavoro di mediazione linguistica (che comunque non è il mio ramo), in grado di evitare la Terza Guerra Mondiale; poi mi sono svegliato giusto prima di scendere alla Gare de Midi.
Ho incontrato lo staff di Optima, più qualcuno che non conoscevo, ed in taxi siamo andati al luogo dell’incontro. Ovviamente atmosfera di gran formalità tipicamente parlamentare, ma è stata un’esperenza davvero piacevole. Tutti quelli chiamati in causa hanno parlato più che bene, soprattutto il vicepresidente del Parlamento, Gianni Pittella, colto da un inaspettato interessamento per l’iniziativa.
La conferenza era il giusto mezzo per dare un qualche risalto agli obiettivi di Optima, soprattutto se davvero si vuole espandere la selezione dei giovani futuri partecipanti anche a qualche paese europeo.
A fine giornata, tornando in treno mi sono reso conto che davvero il Parlamento può essere una risorsa lavorativa per gli studenti di lingue; il mio Erasmus non è stato il luogo dove fare cose pazze, che altrimenti a casa non farei mai (sfrenarsi in discoteca è una cosa che non mi piace in Italia, e di conseguenza nemmeno in Belgio), ma semplicemente lasciarmi attraversare da tutti gli stimoli di un paese nuovo, e perchè no anche “sondare il campo” in cerca di una via libera al problematico futuro di noi giovani.
Si conclude qui il nostro resoconto quotidiano con gli studenti Optima Erasmus 2014 su Optimagazine. Grazie mille a Daniele, Luca, Francesca, Elena, Marco, Palmiero, Iolanda, Alessandra. Ci vediamo per l’edizione 2015, stay tuned!