Sembrano essere senza fine le ramificazioni degli scandali finanziari che hanno interessato le grandi opere e i grandi eventi italiani nelle ultime settimane.
A Venezia il numero di indagati nell’inchiesta Mose, il sistema che dovrebbe difendere il capoluogo veneto dall’acqua alta, sale ormai a più di cento, con accuse che spaziano dalla frode fiscale alla corruzione, e gli arrestati sono 35.
Dai verbali del Consorzio Venezia Nuova traspare che Giancarlo Galan, ex governatore del Veneto entrava come prestanome nelle società del Consorzio per incassare una precentuale sugli utili del progetto Mose. L’ex segretaria di Galan, Claudia Minutillo sta proprio in questi giorni confessando agli inquirenti dettagli su un nuovo filone delle indagini, che arriverebbe a sfiorare il Ministero delle Finanze e la Guardia di Finanza. Anche l’ex ministro dell’economia Giulio Tremonti, secondo le rivelazioni della Minutillo sarebbe stato infatti tra i destinatari delle tangenti. Il generale della GdF Emilio Spaziante è invece inquisito per aver ricevuto da Giovanni Mazzacurati, presidente del Consorzio Venezia Nuova, mazzette per la cifra di 500 mila euro in modo da bloccare le verifiche dei suoi colleghi.
Una vicenda “ancora più inquietante di quella emersa per Expo“, secondo le parole del presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone. Per i 6 responsabili della cupola degli appalti Expo, i politici Gianstefano Frigerio, Primo Greganti, Luigi Grillo e Sergio Cattozzo, l’ex manager Expo Angelo Paris e l’imprenditore Enrico Maltauro, agli arresti da un mese, sta per profilarsi la richiesta di processo con rito immediato. L’ad di Expo Giuseppe Sala ha però rifiutato ogni accostamento tra Expo e Mose. “Nel nostro caso-ha affermato Sala-c’è stato solo un condizionamento di alcuni milioni su un paio di gare, niente a che vedere con i miliardi di tangenti pagati nel caso del Mose”.
Abbiamo chiesto le sensazioni di Iolanda Bronzoni, studentessa Optima Erasmus a Lisbona.
Expo e Mose. Cosa succede in Italia? Perchè quasi ogni singola iniziativa finanziata con fondi pubblici si risolve in questo modo fallimentare?
Ovviamente non si può e non si deve generalizzare e fare di tutta l’erba un fascio. Però è inquietante notare che quasi tutte le opere e gli eventi finanziati da soldi pubblici finiscono in questo modo ed è evidente che questo fenomeno è in peggioramento negli ultimi anni. Proprio oggi leggevo un’inchiesta del Corriere a proposito degli incredibili ritardi per il rifacimento dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria, 20 anni di lavori quando per costruire l’autostrada del Sole negli anni ’60 ce ne sono voluti 5. E il ponte sullo Stretto? Per non parlare del lento declino di aree dall’estrema rilevanza storica e turistica come Pompei. Ma non credo che sia un problema esclusivo del Mezzogiorno. Qualche giorno fa leggevo di una strada in Lombardia, la Pedemontana, che dopo anni di lavori è stata completata, ma non può essere aperta al traffico perchè si è in attesa del collaudo ufficiale dell’Anas che avverrà solo tra 3 mesi! A volte penso che dovrebbero togliere questi cantieri e questi siti alle amministrazioni pubbliche italiane e affidarle a enti privati, preferibilmente stranieri. Peccato che anche questa soluzione, con l’attuale burocrazia soffocante, che non facilita o agevola alcuna iniziativa privata, è di fatto ora irrealizzabile. Tuttavia, anche se questo non è certamente confortante, non penso affatto che il fenomeno della corruzione affligga solo l’Italia. In situazioni del genere entrano sempre in gioco molteplici fattori sociali come la politica, la pressione di varie lobby, le bustarelle con cifre esorbitanti. È la natura dell’essere umano, in Italia come altrove.
Hai percepito la presenza di corruzione e illegalità nelle opere pubbliche anche in Portogallo?
Ripeto, questo non è un problema geografico, non interessa solo l’Italia. I miei amici brasiliani mi raccontano della corruzione che interessa il Brasile e in generale il Sud America. Il Brasile è un paese immenso, dalle dinamiche politiche molto complesse, democraticamente abbastanza recente, essendo stato sotto un regime di dittatura militare fino agli anni ottanta, e quindi facilmente esposto a fenomeni di corruzione e illegalità politica, specialmente se si considera il recente boom economico vissuto dal paese. Lo dimostrano i ritardi accumulati nell’organizzazione dei Mondiali e le spese faraoniche sostenute per costruire gli stadi. Anche il Portogallo non è immune a questa piaga. Il paese è infatti considerato uno dei più esposti alla corruzione nell’Europa Occidentale, e perde ogni anno posizioni nel Corruptions Perceptions Index. C’è chi giustifica il crescente ricorso alle bustarelle e ai favoritismi clientelari con la crisi economica che attanaglia il paese, ma è un serpente che si morde la coda, con la corruzione che genera crisi, che a sua volta genera altra corruzione e via dicendo.
Quali soluzioni sono proponibili nell’immediato per sbloccare questa situazione?
La soluzione credo sia più trasparenza nel processo di utilizzo dei fondi pubblici e più partecipazione dei cittadini all’uso del denaro pubblico: il bilancio partecipativo è un ottimo esempio di politica trasparente. I cittadini infatti hanno accesso diretto alle amministrazioni delle proprie cittadine per poter stabilire come gestire le risorse pubbliche. Si crea così un’alleanza fra le amministrazioni e i cittadini, che hanno un ruolo più attivo nella risoluzione dei problemi che gli stanno più a cuore. L’iniziativa è nata proprio in Brasile, a Puerto Alegre, negli anni ’80, ed è tuttora praticata in diverse città italiane. Ovvimente è più facile usare tale procedimento in realtà locali e di dimensioni ridotte, ma ritengo che si tratti comunque di uno strumento utile per frenare una situazione che sta diventando insostenibile e un’alternativa più valida del tutti a casa che oggi va per la maggiore. Evitiamo il populismo di certi partiti che non serve a nulla, specialmente perchè la corruzione a mio parere non si verifica esclusivamente in politica, ma in realtà è il sottobosco di dirigenti, sovrintendenti, amministratori, alti e bassi funzionari, che resta in carica indipendemente dai governi che si avvicendano, ad approfittare di fondi pubblici per usi personali.
Intanto, in una dichiarazione nell’ambito dell’inchiesta Mose, Giancarlo Galan si dichiara competamente estraneo ai fatti.
“Stanno tentando di scaricare su di me nefandezze altrui. Non mi farò distruggere per misfatti commessi da altri”, ha dichiarato Galan.