
Tanto per capirci, la notte della semifinale d’Italia 90 ero al San Paolo. Tifai per Maradona e l’Argentina che sconfisse l’Italia. Ritengo Diego sul campo il più grande di tutti e considero la sua mano de dios contro l’Inghilterra una beffa sublime degna di un eroe omerico.
Ma quando blatera di esser un perseguitato dal Fisco Italiano m’infurio davvero. Maradona non è un perseguitato ma un percettore di reddito mal consigliato che ha tentato in tutti i modi di dribblare le tasse. Non è giusto e non ci sto. Maradona deve pagare le tasse, tutte le tasse fino all’ultimo centesimo come fanno tutti i cittadini onesti.
Naturalmente ove Maradona abbia diritto – ai sensi della legge – a sconti e/o dilazioni fanno benissimo i suoi avvocati a rivendicarli ma senza pretendere deroghe in ragione della sua divina abilità sul terreno di gioco.
Non si può giocare, caro Maradona, con il dramma di coloro che si sono suicidati perché oppressi da una situazione personale ed economica angosciante.
Chi riscuote le tasse, nel rispetto della legge, non può esser considerato, a meno che non si dimostrino soprusi, un vessatore! Pagare le tasse, in misura giusta è un dovere civico. Piuttosto bisogna contestare Governo e Parlamento che inaspriscono la pressione fiscale torchiando sempre la povera gente e non i potenti evasori; che tartassano il lavoro e lasciano indenni i patrimoni.
Ma Maradona non può esser iscritto nel novero della povera gente. Lo invito a dimostrare, ancora una volta, di esser meglio di Pelé facendo il suo dovere e pagando le sue tasse.