C’è sempre grande profondità nei testi di Fabio Pisano capaci di scavare e scarnificare l’animo umano dei personaggi pur di far emergere quel minimo di consapevolezza e di pietas di fronte alla cruda realtà. Il testo “La macchia” infatti ha vinto il premio di drammaturgia Nuove Sensibilità 2.0 del Teatro Pubblico Campano e il Premio Words Beyond_Translating Borders di Hangar Teatri.
La trama. Un giovane, forse straniero, bussa al primo piano della palazzina di periferia in cui vive, per parlare con i proprietari di casa per avvisarli che il loro bagno – presente sulla stessa verticale del suo, a pian terreno – perde da qualche parte acqua; e questo ha provocato la formazione di una macchia di umido proprio sul suo soffitto. E’ lì per farlo informarli e per trovare una soluzione. Ma i proprietari dell’appartamento, marito e moglie, non sono propensi all’ascolto.
Il dialogo tra i tre assume subito i toni di un dialogo violento, in totale (dis)ascolto, in cui i due proprietari non ne vogliono sapere di andare a controllare i tubi del loro bagno anzi, sembrano finanche infastiditi.
Man mano che il giovane prova a parlare con loro, il dialogo diventa sempre più ostile, si scende giù per cunicoli sempre più stretti, fin quando l’uomo, in divisa per il lavoro, tratta il giovane come fossero alla frontiera e lui, in preda al panico, prova persino a pagarlo per poter entrare nel loro bagno, per poter evitare un danno.
“Il testo vive di una profonda incomunicabilità tra i dramatis personae presenti sulla scena – spiega Fabio Pisano, autore e regista – una incomunicabilità al limite con l’assurdo; i dialoghi sono stretti, brevi, freddi, alternati a momenti monologanti che sembrano parlare più ad un “altrove” che all’interlocutore di turno. Ognuno dei tredramatis personae vive una propria condizione “confinata”, nessuno in quell’appartamento È a proprio agio; né i proprietari, né l’ospite, giunto li per un preciso e banale motivo”.
“La particolarità del testo sta nella presenza di “didascalie” poetiche, delle vere e proprie sillogi che sono inserite per essere recitate – continua Pisano – ma che possono, in una messa in scena che decide di privarsene, anche lette come semplici didascalie”.
I costumi sono di Rosario Martone, l’ideazione scenica Luigi Ferrigno, disegno luci di Paco Summonte, tecnico di scena è Mauro Rea, tecnico luci è Paolo Arcangelo, assistente alla regia è Francesco Luongo
Non perdetevi lo spettacolo!