Forse è stato solo un insieme di dichiarazioni riportate in modo inesatto, forse un’opinione espressa male, ma il commento di Barbra Streisand su Michael Jackson e il documentario Leaving Neverland è davvero terrificante.
La diva di È nata una stella è entrata nel dibattito sul docufilm che sta innescando pesanti reazioni e conseguenze sull’eredità culturale lasciata dalla leggendaria popstar, accusata dai due protagonisti di Leaving Neverland di abusi continuati subiti quando avevano tra i 7 e i 14 anni.
La Streisand, che già in precedenza aveva rifiutato di duettare con Jackson in I Just Can’t Stop Loving You, ha risposto ad una domanda sull’argomento caldo di questi giorni sostenendo di credere alla versione degli accusatori Wade Robson e James Safechuck, definendo “troppo dolorose” le loro testimonianze e poi impelagandosi in una serie di assurde asserzioni.
In un’intervista al Times, la Streisand ha dichiarato di credere che Jackson fosse un pedofilo ma ha parlato dei suoi rapporti con le vittime come dell’esplicazione di “bisogni sessuali“.
“I suoi bisogni sessuali erano i suoi bisogni sessuali, a prescindere da quale infanzia avesse avuto o dal suo DNA” ha dichiarato la Streisand su Michael Jackson, per poi fare un’ulteriore dichiarazione sconcertante sulle vittime: pur credendo ai loro racconti, l’artista sembra voler ridimensionare gli abusi subiti sostenendo che non abbiano avuto effetti decisivi sulle loro vite, visto che oggi hanno entrambi messo su famiglia.
Si può dire che siano stati ‘molestati’, ma quei bambini, come hanno detto loro stessi, erano entusiasti di essere lì. Entrambi si sono sposati ed entrambi hanno figli, quindi questo non li ha uccisi.
Insomma, vittime sì ma fino ad un certo punto, perché gli abusi sessuali non sarebbero avvenuti sotto forma di costrizione ma circuendo i bambini. Questo è un dettaglio ribadito più volte anche dai due protagonisti di Leaving Neverland, che parlano dei loro rapporti con Jackson più come fossero frutto di una storia d’amore tossica che di una violenza fisica evidente. Il che non rende l’abuso meno grave, semplicemente non ha permesso ai bambini di riconoscerlo come tale nel momento in cui lo hanno vissuto, anche perché accecati dal sentimento che provavano per il loro idolo: questa è la tesi di Robson e Safechuck, che la Streisand ha commentato sminuendo la portata di quel reato, come se essere sopravvissuti ad un abuso possa in qualche modo ridimensionare la sofferenza subita.
La cantante si è detta costernata all’idea che dei genitori abbiano permesso a dei bambini di dormire nello stesso letto con Michael Jackson – e questa consuetudine è un dato acclarato anche dal processo per crimini sessuali da cui la popstar fu assolta nel 2005 – senza battere ciglio o senza immaginare i pericoli che ne potevano derivare.
È una combinazione di sentimenti. Mi sento male per i bambini. Mi sento male per lui. Incolpo, immagino, i genitori, che hanno permesso ai loro figli di dormire con lui. Perché Michael avrebbe avuto bisogno di questi bambini piccoli vestiti come lui e identici a lui?
Dan Reed, regista di Leaving Neverland, si è chiesto se davvero la Streisand abbia pronunciato quelle inaccettabili parole.
“It didn’t kill them” @BarbraStreisand did you really say that?!#LeavingNerverland https://t.co/p4sIaPIHK6
— Dan Reed (@danreed1000) March 22, 2019
Nonostante sia molto prolifica su Twitter, che usa come strumento di battaglia politica esprimendosi a più riprese contro la presidenza Trump, la Streisand non è intervenuta subito per smentire o spiegare quelle dichiarazioni se non quando è stata contattata da ET, rilasciando una sorta di rettifica.
Per essere chiari, non c’è nessuna situazione o circostanza in cui sia giusto che l’innocenza dei bambini venga sfruttata da chiunque. Le storie che questi due giovani hanno condiviso sono state dolorose da ascoltare e non provo nient’altro che empatia per loro. Il compito più importante nell’essere genitori è quello di proteggere i loro figli: è chiaro che anche i genitori dei due giovani sono stati vittime e sedotti dalla fama e dalla fantasia.