James Safechuck e Wade Robson sono riusciti a far tornare in tribunale la causa sugli abusi sessuali. I due protagonisti del documentario Leaving Neverland sostengono di aver subito abusi da Michael Jackson e, di più, accusano le società MJJ Productions e MJJ Ventures di aver coperto le presunte violenze.
Secondo il loro racconto, il Re del Pop avrebbe abusato di loro quando avevano rispettivamente 7 e 14 anni. Nel 2017 la loro causa era stata rigettata perché aveva superato i limiti della prescrizione secondo la giurisprudenza della California. Nel 2020, però, una nuova legge contro i reati sui minori era andata a loro favore, dunque Safechuck e Robson avevano chiesto di riaprire il caso.
Secondo il New York Times, il tribunale avrebbe nuovamente sbloccato le carte e presto le due società potrebbero andare a processo. Nella motiviazione della Corte d’Appello del secondo distretto della California si legge:
“Un’azienda che facilita gli abusi sessuali verso minori da parte di uno dei suoi impiegati non è esente dal dovere di proteggere quei bambini semplicemente perché è di proprietà esclusiva dell’autore dell’abuso”.
Le due società non sono certamente rimaste in silenzio. Attraverso i loro portavoce hanno commentato la novità con queste parole:
“Siamo fortemente convinti che Michael sia innocente e che queste accuse siano arrivate solo anni dopo la morte di Michael da uomini alla ricerca di soldi“.
Va detto che sia Robson che Safechuck non hanno mai fornito prove sufficienti per sostenere la gravissima accusa nei confronti del compianto Michael Jackson e delle sue società. Una storia destinata a non finire, quindi, e che con Leaving Neverland non ha trovato alcuna conferma.
Fino ad oggi tutte le accuse di abusi sono esplose come una bolla di sapone, con gli eredi dell’artista e i suoi avvocati che più volte si sono battuti per respingere anche le teorie promosse da una certa stampa.