L’incidente aereo di Travis Barker fu anche il suo rehab. Lo disse lui stesso, quando rilasciò un’intervista a Men’s Health per raccontare l’episodio che lo salvò letteralmente dalla dipendenza dai farmaci.
Era il 19 settembre 2008. Travis Barker aveva appena suonato con il suo side project TRV$DJAM in compagnia di Adam Goldstein a Columbia, North Carolina, ed erano saliti su un aereo privato per raggiungere Van Nuys, in California. Qualcosa andò storto. Durante le fasi di decollo dalla torre di controllo videro delle scintille, poi gli occupanti sentirono una sorta di esplosione: erano scoppiati gli pneumatici. I piloti avvertirono la torre di controllo, ma nel frattempo il velivolo aveva sfondato una recinzione ed era finito su un’autostrada. Infine si schiantò contro un terrapieno e prese fuoco.
Travis e Goldstein riuscirono a mettersi in salvo, ma erano in condizioni critiche. Barker aveva le gambe in fiamme. I due furono trasportati presso il Joseph M. Still Burn Center di Augusta, Georgia. Il batterista aveva ustioni sul 65% del corpo, e insieme a Goldstein era l’unico sopravvissuto alla tragedia. Gli assistenti Che Still e Chris Barker morirono, e con essi i piloti. Barker subì circa 11 settimane di trattamenti fatti di trasfusioni di sangue che potevano durare anche 8 ore, innesti di pelle e altri interventi.
Per accelerare il processo di guarigione interruppe la sua dieta vegetariana e ricominciò a mangiare carne. L’episodio gli causò un disturbo da stress post-traumatico che gli comportava pesanti sensi di colpa nei confronti delle persone decedute, ma soprattutto promise a se stesso che non sarebbe mai più salito su un aereo.
“Ero immerso nell’oscurità, non riuscivo a camminare per strada. Se avessi visto un aereo, ero sicuro che sarebbe precipitato e non volevo guardarlo”.
Con gli anni, Travis Barker riuscì a superare quel trauma e a ritrovare la serenità per salire su un aereo.