Cosa fece scatenare la guerra dei Muse contro Celine Dion? Per molti una vicenda surreale, specialmente perché il più accanito di tutti – così scriveva la stampa internazionale – era proprio il frontman Matthew Bellamy. Il 13 ottobre 2002 la band britannica aveva già all’attivo due album, Showbiz (1999) e Origin Of Symmetry (2001). Due anni dopo sarebbe arrivato Absolution (2003), che li consacrò al successo internazionale.
Nel bel mezzo di questi anni pieni di soddisfazioni, i Muse intentarono una causa legale contro la cantautrice di My Heart Will Go On. Il motivo era la residency che l’artista aveva programmato a Las Vegas, con un format chiamato proprio Muse. La band, già da allora, possedeva i diritti di quel vocabolo su tutti i fronti, dalle esibizioni dal vivo ai dischi. La loro preoccupazione principale fu quella di passare per band di supporto di Celine Dion, un’etichetta che soprattutto Bellamy rifiutava con forza.
A un quotidiano britannico disse:
“Con il nostro prossimo album intendiamo conquistare l’America e non vogliamo che la gente pensi che siamo il maledetto gruppo che accompagna Celine Dion”.
A tal proposito la società che gestiva la cantante propose l’acquisto dei diritti del nome per una cifra pari a 50 mila dollari, ma la band rifiutò. Ciò che accadde successivamente fece infuriare ancora di più il frontman:
“Trovo la sua musica completamente offensiva per il nostro inizio e sono sicuro che anche i nostri fan sono d’accordo. Ora ci hanno detto che stanno andando avanti con il nome ‘Muse’, che ci piaccia o no. Pensano che se proviamo a far loro causa ci schiacceranno con la loro forza“.
Improvvisamente la cantautrice e la sua squadra fecero dietrofront. L’addetto stampa Francine Chaloult annunciò che Celine Dion non avrebbe usato il nome ‘Muse’ e che quel titolo era solo uno dei tanti in lista per gli show di Las Vegas.