Forbidden dei Black Sabbath è quel disco necessario ad ogni mostro sacro, specialmente per ripartire dagli errori. Ce lo hanno insegnato gli Iron Maiden con X Factor e Virtual XI, i Metallica con tutto ciò che è venuto dopo Master Of Puppets e potremmo svuotare tanti altri cassonetti intoccabili, ma la risposta dei fan è sempre sacra: quel 20 gennaio 1995 i Black Sabbath non erano più i Black Sabbath.
Lo racconta un disorientato Tony Iommi a Dave Ling nell’articolo Il Vangelo secondo Tony Iommi pubblicato nel gennaio 2018 su Rock Classic: l’errore è stato affidare la produzione a Ernie C dei Body Count. Così la band che un tempo sfornava lame taglienti come Sweet Leaf si ritrova in studio con Ice-T come guest star della prima traccia The Illusion Of Power. Alla voce c’è Tony Martin, alla batteria Cosy Powell e il risultato viene definito “imbarazzante” dalla critica dell’epoca.
Gli anni ’90 sono quelli degli embrioni: se da una parte si è ormai consolidata quella fusione tra punk e tristezza che si chiama grunge, dall’altra c’è il nu metal ai suoi primi vagiti. Forbidden dei Black Sabbath è il figlio irriconoscibile del matrimonio tra hip hop ed heavy metal, per questo l’hard rock degli anni d’oro cede il posto ad un tamarro e sconnesso heavy metal con un livello di cringe molto alto, che si salva solamente nel riff iniziale di The Illusion Of Power e si ferma nell’intro di Sick And Tired, un grande imbroglio che dopo l’intro diventa squallida merce per fanatici.
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Si salva in parte Get A Grip, che nel riff iniziale ha un approccio groove metal che, ovviamente, perde potenza quando inizia il cantato. Per tutti è l’album peggiore dei Black Sabbath, a parte qualche disperato tentativo di salvare l’insalvabile che di certo non buca e fallisce nell’intento.