Aranciata di Madame arriva per posizionarsi in un’estate ancora incerta, se consideriamo che l’Italia continua a subire la minaccia di perturbazioni e temperature altalenanti. Come i sentimenti, se vogliamo concederci una banalità e un po’ di disimpegno nel dilagante nervosismo che proviamo mentre attendiamo che la bella stagione arrivi tra un temporale e una giornata autunnale.
Aranciata di Madame è un pezzo synthpop che ci riporta senza soluzione di ritorno negli anni ’80, escludendo il consueto autotune di cui Francesca Calearo – questo il nome di battesimo della cantautrice vicentina – si serve in ogni sua produzione. Lo abbiamo appreso ne L’Amore, il secondo disco in cui la giovane artista ha raccontato il sentimento più tormentato declinandolo in 16 tracce dagli stili assortiti e quasi inediti per la sua carriera.
Dopo la crudele Il Bene Nel Male, Madame ritorna con Aranciata, la bevanda che ha segnato l’estate di qualche generazione fa e che oggi diventa il colore e il sapore dell’amarezza di un amore che finisce. O un amore che si allontana, o un amore violento. Madame è così, non mostra mai la faccia edulcorata dell’amore né si perde in romanticismi da accendini accesi nei palazzetti. Aranciata di Madame è un padre che non ha saputo amare una figlia, è una ricerca disperata di un senso di appartenenza, è un legame infranto dal tempo o dall’egoismo.
Così Francesca racconta quel momento in cui “mi hai aperto le porte del mare, ma mi hai lasciata sola navigare”, che ora la porta a trovare pace “in una gabbia che non ho aperto a nessuno” mentre chiede al suo destinatario: “Parla chiaro e dimmi perché te ne vai da me”.
Testo
Quella sera, primavera
Ero bimba immacolata
Quella sera, la primavera
Di una bimba innamorata
Un segreto ti gonfia le guance
Mi gonfi la faccia di lacrime, ladro di parole
Mi rubi il respiro, mi sembra un addio
Ma ioIo ti tenevo da un dito correndo nel prato
Giocavamo a pallone, bevendo aranciata
E suonavamo canzoni alle feste di Clara
E mi volevi davvero bene?
E se era davvero benePerché, perché, perché, perché
Domani te ne vai? Mmh
Perché, perché, perché, perché
Mi ami a metà? Mmh
Non mi lasciare così, non me lo merito
Non mi lanciare così, senza rimedio
Mi hai aperto le porte del mare
E mi hai lasciata sola navigare, mmhIo ti ho gonfiato le tasche d’amore e le hai bucate
Non so se di proposito, non penso di proposito
Uno specchio per le allodole le tue commedie plateali
Parla chiaro e dimmi perché te ne vai da me
Il tuo fiume senza margine non è più il mio rifugio
Da quando in quello che immaginavi io non ero inclusa
Trovo pace in una gabbia che non ho aperto a nessuno
Perché dentro c’è un ricordo che deve stare al sicuroIo ti tenevo da un dito correndo nel prato
Giocavamo a pallone, bevendo aranciata
E suonavamo canzoni alle feste di Clara
E mi volevi davvero bene?
E se era davvero benePerché, perché, perché, perché
Domani te ne vai? Mmh
Perché, perché, perché, perché
Mi ami a metà? Mmh
Non mi lasciare così, non me lo merito
Non mi lanciare così, senza rimedio
Mi hai aperto le porte del mare
E mi hai lasciata sola navigare, mmhNel blu, blu
Più giù, fara più male
Tu, tu
Mi devi ancora direPerché, perché, perché, perché
Domani te ne vai? Mmh
Perché, perché, perché, perché
Mi ami a metà? Mmh
Non mi lasciare così, non me lo merito
Non mi lanciare così, senza rimedio
Mi hai aperto le porte del mare
E mi hai lasciata sola navigare, mmh