Intervista con Lorenzo Fragola e Mameli per Crepacuore: “Così abbiamo ritrovato l’entusiasmo di fare musica”

Un joint album che nasce da un'amicizia vera e dalla volontà di tornare a fare musica per puro piacere. Crepacuore è ciò che ha consentito a Lorenzo Fragola e Mameli di riscoprire l'amore per la musica e l'entusiasmo degli esordi

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ph: Walter Coppola


INTERAZIONI: 81

Ci sono tante cose che Lorenzo Fragola avrebbe voluto dire e che non ha detto, e tante sono quelle che gli sono mancate in quasi 10 anni di carriera. O forse solo una: il supporto, quello puro, autentico e genuino. Ha gridato “Aiutatemi” e ha trovato la mano tesa di Mameli, un amico fidato che gli è stato molto vicino in alcuni momenti difficili, e a cui Lorenzo è stato vicino a sua volta.

Un album che sarebbe potuto andare meglio di qua, un tour mai annunciato di là. Non riesco a dargli torto quando ammette di non riuscire sempre a fidarsi delle persone che lavorano con lui [Ti prego, Lorenzo, continua a non fidarti]. Mameli qui è la parte più fiduciosa ed ottimista che invece lo spinge ad apprezzare tante piccole cose [Grazie per il tentativo, Mario, ma qui aspettiamo ancora il tour di Zero Gravity].

Un esordio simile ma due percorsi completamente diversi nel mondo della musica: Lorenzo è stato il vincitore di talent di turno che bisognava spremere, Mameli l’ex concorrente eliminato al Serale, da affiancare affinché mantenesse la sua nicchia. È per questo motivo che, anche sul post talent, hanno opinioni completamente diverse.

Mameli dice: “Non mi pento di quello che ho fatto ma ero davvero un pazzo incosciente, avevo 20 anni e non avevo idea di nulla, non avevo vissuto situazioni che mi avrebbero sensibilizzato di più su certe cose. L’unica cosa di cui mi rendo conto è che ero davvero incosciente. Se oggi rifacessi Amici andrebbe in un altro modo però della parte artistica e della gestione sono contento”.

Per Fragola è un argomento ricorrente e controverso. Da un lato la felicità di essere riuscito a vivere della sua passione, dall’altro la consapevolezza di essersi perso tante cose: “Sono felice che si sia aperta una porta per una passione, una professione che non aveva nessun tipo di opportunità in quel momento. Senza il talent non sarei qui. Mi sono perso forse un po’ di giovinezza. A 19 anni mi sono trovato a fare scelte importanti, quando invece vorresti solo fermarti e goderti quello che arriva”.

Ma custodisce una grande soddisfazione: quella di aver fatto le giuste rinunce per amore della musica:

“Siccome non me n’è mai fregato dell’aspetto economico di questo lavoro, pur di rimanere sempre onesto con le persone – non volevo essere per forza bravo ma perlomeno onesto – ho detto tanti NO che mi avrebbero portato un sacco di soldi. Sono rinunce che ho fatto con amore nei confronti della musica. Ne vado orgoglioso oggi. Forse uno dei pochi motivi, nonostante tante scelte sbagliate, una delle poche cose che mi ha preservato negli anni, con delle persone che mi stimano, è aver fatto delle giuste rinunce. Ad esempio il “batti finché il ferro è caldo” per me è una cretinata. Batti quando il ferro è pronto. Questa filosofia di pensiero per cui devi correre altrimenti le cose ti scappano non è la mia, rincorrerai sempre qualcosa di più veloce di te. Invece tu devi andare al tuo passo e poi sperare di incontrare nel tuo cammino quello che stai cercando. È vero che tutto va veloce ma proprio perché rimane poco è inutile battere su qualcosa che non è pronto, è inutile che lavori su qualcosa che non ha struttura, che non ha sostanza, che non ha pareti forti”.

Parli di scelte sbagliate. Qual è stata la scelta più sbagliata che altre persone hanno fatto per te?

Pensare di potermi dare input artistici quando non serviva, questa forse è stata la cosa più sbagliata. Secondo me il talento non va educato ma aiutato, devi lasciarlo sfogare, non gli puoi dare delle regole. Le regole nel flusso artistico non servono a niente, servono sicuramente nel mondo, ma in ambito artistico serve dire: “Ok, tu cosa vuoi dire?”, “Ok, ti dò una mano a dire quello che vuoi dire tu”. Poi, soprattutto, le persone che danno questi input non sono artisti spesso. Quindi parliamo due lingue diverse”.

ph: Walter Coppola

Crepacuore

Due artisti diversi – e complementari – in un joint album frutto di un’amicizia vera che ha unito due persone con la voglia di ricominciare dalla musica, dalla gente, dai live improvvisati (e gratuiti) che prendono vita solo ed esclusivamente dalla volontà di condividere. Non importa come andrà, ha già assolto il suo compito: quello di salvare Lorenzo Fragola e Mameli.

Crepacuore nasce dalla necessità di affrontare e condividere tante crepe del cuore. Nasce dalla morte, da un incubo. Nasce dal tentativo di esorcizzare le paure, dall’esigenza di superare traumi, dai mille interrogativi sul futuro incerto, dalla ricerca della felicità. Nasce dal dolore della scomparsa di un genitore, dalla certezza di non aver avuto abbastanza tempo, da un momento di buio pesto in cui mancava la terra sotto i piedi. Crepacuore nasce da una mano tesa a chi gridava “Aiuto” e da quell’aiuto reciproco Lorenzo Fragola e Mameli hanno ritrovato la voglia di fare musica.

“Venivo da un album pubblicato durante la pandemia nel quale avevo messo tanto amore e tanto impegno ma è stato un incubo e ho annullato anche il tour. Non avevo voglia di ricominciare, sono stato male”, ricorda Mameli.

“Sono tornato giù in Sicilia dopo Bengala perché mio padre non stava bene. Poi purtroppo è morto e questa cosa è stata abbastanza traumatica. Di solito si dice che con la malattia si è più preparati ma era molto giovane e il nostro rapporto padre-figlio è stato molto complesso, molto articolato. Tra l’altro è stato uno di quei rapporti non risolti. È stato molto traumatico”, racconta Lorenzo Fragola. “In quel contesto la musica era l’ultimo dei miei problemi. Quando però, dopo, mi sono chiesto “Ok, quindi adesso che cosa devo fare?” l’unica cosa di cui ero sicuro era che non avrei più fatto cose che non mi andavano, in nessun caso – e questa è una promessa che mi sono fatto. Purtroppo ci sono ricaduto in certe cose, nel senso che è un lavoro in cui ti trovi a che fare con cose al di fuori della tua volontà e quindi ogni tanto devi fare compromessi. Ma nonostante questo, adesso ho ancora meno voglia di fare compromessi”.

In questo momento di smarrimento e sofferenza, il lavoro insieme – nella condivisione della quotidianità – è stato ciò che li ha salvati e ha permesso loro di tornare ad amare la musica fatta per piacere e non per dovere.

“Lavorare con Mario è stato esattamente come tornare ad una dimensione naturale di fare musica e di farla per il piacere. Mi è tornata la voglia di fare musica perché mi deve piacere, l’entusiasmo di farla perché lo devo volere io, di non avere ansie, aspettative, di volermi divertire, come se fossi tornato a fare la gavetta. Ed è stato bellissimo”, dice Lorenzo Fragola.

Mameli condivide ogni parola: “Ci siamo fatti forza a vicenda. Io e lui chiusi in uno studio, da soli, senza nessun altro, quando abbiamo finito il disco lo abbiamo consegnato. Siamo andati a suonare in giro, nei pub, una cosa bellissima. Tutto gratuito, fatto solo per la voglia di farlo, non perché ci fosse un intento particolare”.

“Per me è stato molto importante a livello umano. Inizialmente non è stato così facile ma piano piano ho recuperato un sacco di entusiasmo”, sottolinea Lorenzo Fragola. “Ho trovato in Mario un amico che parla la mia stessa lingua, pur essendo completamente diversi. Io sono un po’ più disilluso, lui un po’ più sognante. Ci compensiamo”.

Crepacuore non è un disco fatto per strizzare l’occhio al mercato bensì una collezione di canzoni nate per suggellare un periodo bellissimo che Lorenzo Fragola e Mameli hanno vissuto insieme all’insegna della musica.

“Questo disco lo abbiamo fatto per noi, è un po’ egoistico come discorso però veramente lo abbiamo fatto per noi perché era l’attestato di quello che umanamente abbiamo vissuto insieme. Anche nella scrittura, ci sono pezzi che abbiamo detto “Questa struttura è strana, ok, però ci piace così”, problemi di accessibilità non ce ne siamo fatti. Ci siamo detti: se piace piace, se non piace pazienza, a noi piace“, aggiunge Lorenzo Fragola.

Nell’album sono stati coinvolti alcuni autori ma la maggior parte del lavoro è stata svolta da Fragola e Mameli in autonomia su centinaia di brani, poi scartati. “Abbiamo buttato tantissimi brani perché non erano giusti allo stesso modo per entrambi. I 10 che abbiamo scelto piacciono ad entrambi allo stesso modo, poi abbiamo preferenze diverse ma ci rappresentano entrambi al 100%”, spiega Mameli. E no, non finiranno in un secondo disco – almeno per ora – perché nei progetti futuri di Lorenzo Fragola e Mameli c’è l’intenzione di riprendere i rispettivi percorsi solisti.

“Ovviamente noi continueremo a lavorare insieme a prescindere da cosa succederà e dai nostri dischi. Sono felice e preoccupato allo stesso tempo perché ormai sono abituato a lavorare con lui e dovrò trovare nuovi equilibri. Ma alla fine la nostra esistenza è questa: trovare un equilibrio, perderlo, trovarne un altro. Ora sono nella fase in cui ho trovato un equilibrio quindi sono felice, dopo si ricomincerà”, precisa Lorenzo Fragola.

Ma cos’è la felicità?

Un limite tendente all’infinito. Ti ci puoi avvicinare ma non lo puoi mai raggiungere. L’importante però è chiederselo: come si può essere più felici? Se te lo chiedi, vedrai che tutte le scelte che compi nella vita ti porteranno sempre più vicino a quella cosa lì. E quando te ne allontani te ne rendi conto, è una cosa a cui devi tendere. Devi tendere ad essere sereno con te stesso se la vita te lo permette, poi ci sono situazioni in cui è difficile. La felicità è una cosa a cui l’uomo tende e che noi nel nostro piccolo continuiamo a cercare di fare. La nostra generazione è un po’ così, alla ricerca spasmodica della felicità, precaria, piena di sacrifici e di insicurezze“, racconta Lorenzo Fragola.

“Prima di buttarci dall’aereo (per il video di Testa X Aria, ndr) avevamo una paura tremenda ma poi siamo stati felicissimi di averlo fatto“, ricorda Mameli a proposito dei preparativi che hanno preceduto quel volo.

Spingersi al limite delle proprie paure e affrontarle. Forse la ricetta della felicità è questa” – Lorenzo Fragola.