Intervista con Federica Carta per Come Marilyn: la solitudine che aiuta a riscoprirsi e l’importanza di credere in sé

OM incontra Federica Carta per il nuovo singolo, Come Marilyn

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PH: Ufficio stampa


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Federica Carla rilascia il singolo Come Marilyn, scritto insieme ad Alessandro La Cava e a Katoo, che ne ha curato anche la produzione. L’artista inaugura così il suo nuovo progetto artistico, dopo un periodo di pausa dovuto alla scrittura di nuova musica.

Come Marilyn è un brano uptempo che mette in luce le difficoltà di una generazione che deve fare i conti con la solitudine nonostante sia costantemente connessa. La riflessione di Federica Carta parte da queste osservazioni per arrivare ad una lettura diversa della solitudine stessa, il tutto racchiuso in un titolo ispirato a Marilyn Monroe.

Intervista con Federica Carta

Il tuo ritorno sulle scene è stato preceduto dall’apertura di un profilo su OnlyFans, una piattaforma poco utilizzata per la musica. Come è andata?

Only Fans è una cosa che non avrei mai pensato di fare, fino a qualche anno fa, ma è una piattaforma che può essere utilizzata per tante cose, non soltanto per pubblicare contenuti espliciti. In America, ad esempio, è utilizzata anche per promuovere la musica, per dare anteprime ai fan, che è un po’ quello che sto facendo io. Voglio raccogliere fondi che verranno poi devoluti ad un’associazione che si occupa di salute mentale, una causa che mi sta molto a cuore e che mi ha colpito in prima persona negli ultimi due anni in cui sono un po’ sparita dalla musica, dai social.

Come sono andati questi due anni?

Tutto quello che prima facevo con piacere non aveva più senso per me. Ho avuto il privilegio e la possibilità di andare in terapia, che attualmente ha un costo veramente esagerato, e quindi se con il ricavato da OnlyFans riuscirò ad aiutare qualcuno per me sarà una grande vittoria. Ho fatto un percorso, ho anche preso antidepressivi e penso che non ci sia nulla di cui vergognarsi perché l’essere umano è imprevedibile, la mente soprattutto.

Oggi come sta?

Oggi mi sento molto bene e sono contenta di accompagnare questo mio benessere mentale con un percorso musicale che mi rappresenta.

In Come Marilyn parli di solitudine, ti senti sola?

Mi sono sempre sentita toppo sola rispetto a quello che poi ero realmente e ne ho voluto parlare anche perché guardandomi intorno ho sempre percepito pochi contatti reali rispetto a quello che poi sembrava essere online. Il concetto del pezzo è un po’ questo: quanto i social hanno influenzato la nostra visione, distorta, delle interazioni umane? Mi ha fatto soffrire negli anni, anche – ad esempio – non capire chi mi stesse vicino perché mi voleva realmente bene e chi per qualcosa di diverso. Al di là di questo, la solitudine secondo me è un argomento che va trattato.

Per te è un’amica o una nemica?

Il percorso della solitudine ti porta a capire tante cose di te stesso. Se la vivi come nemica sarà quello e niente altro, se riesci a fare uno step in più e capire che essere soli non vuol dire essere meno – vuol dire capire cose di te, capire di cosa hai bisogno tu – allora diventa una tua amica, per sempre. Io ad oggi mi prendo dei giorni in cui voglio davvero stare da sola, perché ho bisogno di ascoltarmi. Questa canzone mi ha fatto capire come la solitudine si mascheri da nemica, e di come in realtà possa regalarci spunti di riflessione su noi stessi, dandoci la possibilità di guardarci da una prospettiva diversa, di riscoprirci, senza influenze esterne. Non è paura degli altri, anzi. È consapevolezza.

Concetti molto interessati racchiusi in un titolo ispirato a Marilyn…

Sempre stata legata all’aspetto malinconico e triste di Marilyn, una donna molto forte che ha saputo farsi valere in un mondo difficile. Mi sento sicuramente legata in qualche modo a lei. Mi sento forte, molto più sicura di me e credo in me e nel mio progetto. Credo che sia essenziale nella vita. Bisogna credere in se stessi per primi altrimenti è un po’ difficile che lo facciano gli altri.