I canti della Resistenza arrivano spontanei, ogni volta che si approssima il 25 aprile, Festa Nazionale della Liberazione con la quale si celebra il momento in cui il Comitato Di Liberazione Nazionale Alta Italia (CNLAI) ordinò l’insurrezione contro gli insediamenti nazifascisti ancora presenti lungo il Paese, decretando anche la condanna a morte di tutti i gerarchi fascisti. Dal 1946, su decreto di Alcide De Gasperi e Umberto II di Savoia, il 25 aprile è festa nazionale. Ogni anno canzoni come Bella Ciao e Fischia Il Vento vengono intonate da tutti gli antifascisti per ringraziare il momento in cui l’Italia fu liberata dagli invasori dopo vent’anni di dittatura fascista.
Bella Ciao
Bella Ciao è il canto che divide gli stessi antifascisti più di quanto la Festa della Liberazione divida nostalgici e antifascisti. Il motivo? Le sue origini sono semi-ignote: nei fatti i partigiani – quelli veri, dalla montagna – non hanno mai cantato Bella Ciao né esiste traccia del suo testo nei primi canzonieri pubblicati nel dopoguerra. Tra le versioni più accreditate, si dice che il testo sia stato mutuato da una canzone popolare delle mondine e che la musica si sia ispirata a una musica del fisarmonicista tzigano Mishka Ziganoff in un 78 giri del 1919.
Fischia Il Vento (1943)
Sulla musica del canto popolare russo Katjuša, Fischia Il Vento è a tutti gli effetti la canzone della Resistenza italiana, su un testo scritto da Felice Cascione nel 1943, che comandava una squadra partigiana insediata nell’Alta Valle di Albenga. La melodia fu proposta da Giacomo Sibilla, partigiano reduce dalla campagna di Russia.
Siamo I Ribelli Della Montagna (1944)
Scritta dai partigiani della III brigata d’assalto, Emiliano Casalini e Angelo Rossi, Siamo I Ribelli Della Montagna è una canzone partigiana ligure. Si dice che i due autori la composero durante i turni di guardia, scrivendo i versi sulla carta dei pacchi postali.
La Brigata Garibaldi (1944)
Come il titolo suggerito, questo inno movimentato è quello ufficiale della Brigata Garibaldi, collegata al Partito Comunista Italiano, e il testo è attribuito a Mario Bisi e Rinaldo Pellicciara.
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