Quando si parla degli Offspring – non ce ne vogliano gli anglofoni se quello stron*issimo “the” viene omesso da noi mangiaspaghetti – Smash è sempre il punto di partenza. Per molti un’ingiustizia, dal momento che anche Ignition (1992) è degno di nota, fosse anche solo per Dirty Magic (grazie amico d’adolescenza per avermela fatta scoprire, davvero grazie). Eppure, Smash è il disco con cui Dexter Holland e i suoi ‘mbari raggiungono quel pericolosissimo vertice che il mercato discografico chiama capolavoro. Pericolosissimo perché, come tutti noi onanisti pogatori sappiamo, dopo il “capolavoro” l’asticella si alza e da quel momento il nostro artista è tenuto costantemente sotto una severa osservazione.
Smash esce l’8 aprile 1994, proprio mentre Gary Smith trova Kurt Cobain riverso sul pavimento della sua serra. Quasi un involontario passaggio di testimone, visto che i più sostengono che quello sia il giorno in cui grunge broke. Va detto che gli Offspring – no, ‘sto “the” oggi lo mettiamo da parte – mettono in Smash tantissime cose che verranno riprese negli album successivi.
Scomodiamo la parola “archetipico”: Smash è proprio archetipico, perché da Come Out And Play con quel gioco arabeggiante, latino e pop nasceranno Pretty Fly (For A White Guy) e Original Prankster e anche l’italianissima Cosa Vuoi Da Me di Vasco Rossi (da Buoni O Cattivi, 2004). Ma di quale testimone parliamo, nel passaggio dal grunge al punk? Ci arriviamo
In primo luogo, nel 1993 gli Offspring sono ancora degli sbarbi capitanati da un Dexter con le treccine. Si chiudono in studio con il produttore Thom Wilson e con il difficile compito di inserirsi in un mercato già occupato da NoFx, Millencolin, Pennywise, Bad Religion – che hanno fondato la Epitaph, etichetta sotto la quale lavorano gli Offspring – e dai più timidi Green Day. La corrente del punk revival è ormai inarrestabile ed evolverà/involverà nel più radiofonico pop punk di cui oggi i Blink 182 sono tra i più importanti portavoce.
Ciò che accomuna la corrente californiana, una risposta più edulcorata al punk inglese di un paio di decenni prima, è la spinta hardcore infettata dalla melodia. Eppure gli Offspring, in quel disco, ci mettono ogni sfumatura possibile. Questo rende Smash un disco sopra le righe, grazie alla presenza di tracce di hardcore violentissimo – Genocide, Nitro (Youth Energy), Bad Habit e la title-track – e pop deliberato, dalla già citata Come Out And Play a What Happened To You?, che strizza l’occhio allo ska o più semplicemente lo prende per il cu*o.
Nei fatti, c’è spazio anche per qualcosa che davvero ha il sapore acido del grunge. Parliamo ovviamente di Gotta Get Away, un’ottima soluzione tra i tom di Ron Welty e il basso di Greg K, con il risultato di un brano trascinante e rabbioso. Non ci si può non soffermare su Self Esteem, con la quale Dexter e soci regalano al pubblico l’inno generazionale, il “fiato adolescenziale” (cogli la citazione) di un tizio che non ha autostima, un “creep” e “weirdo” con il quale gli Offspring palesano il mostriciattolo che vediamo allo specchio.
Che dire di Killboy Powerhead? È meccanica, a metà tra le sfuriate hardcore di cui sopra e gli ammiccamenti all’alternative che abbiamo appena menzionato. Per tutto questo Smash dei The Offspring (!1!) è oggi una pietra miliare: vende 11 milioni di copie, un record per un disco uscito con un’etichetta indipendente e una tracklist di canzoni che sanno di know-how e ferocia, orecchiabili quanto basta per stuzzicare i più scettici e devastanti allo stesso tempo per soddisfare quella teenage angst mai spenta da quei riottosi anni ’70 dai quali nessuno è uscito vivo.