Amazon paga i clienti per avere traccia del traffico sul telefono

Il colosso dell'e-commerce fa partire un nuovo programma per i clienti

chiamata Amazon per investimento

INTERAZIONI: 1

Non è una fake news, davvero Amazon pagherà i propri clienti che decidono di farsi “controllare” il telefono, per quanto riguarda il loro traffico internet. Il programma è appena partito, anche se solo in una specifica parte del mondo. Vediamo dunque di che cosa si tratta e cosa comporta.

Amazon ha attivato da tempo il programma Amazon Shopper Panel negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Questo prevede che alcuni selezionati clienti consenzienti mettano a disposizione 10 ricevute al mese di acquisti effettuati al di fuori di Amazon, ottenendo in cambio un compenso di 10 dollari. A questa tipologia di attività si aggiunge la possibilità di rispondere a brevi sondaggi per avere altri benefit. Ebbene, in questi giorni, si aggiunge ancora una terza opzione, ossia quella di lasciare che Amazon conosca l’attività di navigazione del proprio telefono: questo tipo di permesso consentirà un ulteriore introito di 2 euro.

Cosa potrà vedere Amazon sui telefoni dei clienti iscritti al programma? Il team del colosso dell’e-commerce potrà di certo capire quali annunci sono stati visualizzati dagli utenti, a che ora e dove. L’analisi riguarderà anche l’esperienza esterna ad Amazon, dunque su tutti gli altri shop online. Ai partecipanti al presente panel viene fatto sapere che l’attività servirà a garantire esperienza pubblicitarie più personalizzate e in linea con i bisogni di ognuno.

Il programma appena descritto esiste anche in Italia? Per il momento no: si tratta piuttosto di un’esclusiva degli USA e del Regno Unito, tanto più riservata solo a clienti selezionati su invito. Dopo il consueto periodo di sperimentazione di qualche mese però, la stessa novità potrebbe giungere anche in Europa con un compenso mensile equivalente a quello di scena in USA e UK. Per chiunque pensasse ora di voler aderire ad un’iniziativa del genere, sarà comunque il caso di riflettere sui risvolti per la privacy di un monitoraggio così serrato.

Continua a leggere su optimagazine.com