Mi assale sempre una grande emozione al cospetto di spettacoli diretti dal grande maestro di fama mondiale Peter Stein. Così è stato per le sue magnifiche regie del “Riccardo II” di Shakespeare, di “Ritorno a casa” di Pinter. Senza poter mai dimenticare la totale e affascinante immersione, di oltre 10 ore di spettacolo, nei “Demoni” di Dostoevskij nel 2010, allestito grazie al Napoli Teatro Festival.
Questa stessa emozione ha pervaso gli spettatori al Teatro Sannazaro per il debutto de “Il compleanno” di Harold Pinter per la regia di Peter Stein e interpretato da Maddalena Crippa, Alessandro Averone, Gianluigi Fogacci Fernando Maraghini, Alessandro Sampaoli, Emilia Scatigno, in scena (dal 2 al 4 dicembre) nello storico teatro di Napoli. Le scene di Ferdinand Woegerbauer, i Costumi di Anna Maria Heinreich. Una produzione Tieffeteatro Milano.
E’ la messa in scena di Stein giocata tutta sulla parola di Pinter, dialoghi che si scatenano in uno spazio ristretto, con un’affabulazione brillante e intrigante dei protagonisti che non lascia scampo. E irretisce al punto di dover far leva su tutte le energie per non perdere una sola battuta del testo drammaturgico.
Il testo è stato scritto da Harold Pinter a soli 27 anni nel 1957, influenzato dal teatro dell’assurdo di Samuel Beckett e dalla lettura del Processo di Franz Kafka, di cui lo stesso premio Nobel realizzò nel 1993 una sceneggiatura cinematografica.
La scena si svolge attorno al tavolo di un soggiorno dove si affacciano due sessantenni: Meg, una splendida Maddalena Crippa nella doppia versione di casalinga un po’ sciatta e nella seduttiva padrona di casa; e Pety, il marito, protagonista Alessandro Sampaoli che mostra con bravura tutto il distacco e l’indifferenza alla vicenda di Stanley, giovane ospite della casa pensione dal passato misterioso di pianista. Che però affascina Meg, la quale sembra abbia sviluppato un amore promiscuo e materno per Stanley, un convincente Alessandro Verone, che tra nevrosi e ossessioni si muove nel tratteggiare le minacce che stanno per colpire quell’apparente situazione di quiete in vista dell’arrivo di due oscuri personaggi forse legati al suo passato. Non è sufficiente la leggerezza di Lulu, una simpatica e brava Emilia Scatigno, che volteggiando sulla scena e nell’attrazione mentale cerca in tutti i modi di scatenare l’interesse di Stanley. L’arrivo dei due inquietanti personaggi sulla scena, Goldberg e McCann, molto bene interpretati rispettivamente da Gianluigi Fogacci e Fernando Maraghini, scuotono la tranquilla casa e contribuiscono ad esaltare il carattere nevrotico e di forte tensione di Stanley.
In una agitata festa di Compleanno organizzata per lui proprio dai due torbidi personaggi, c’è lo scatenamento fino a quel momento represso di Meg, alias Maddalena Crippa che appare in tutto lo splendore della protagonista, con un passaggio di registro da bisbetica casalinga a brillante padrona di casa che finalmente si stente libera di esprimersi, di ballare, di bere. Una regia nitida che non indugia ma su un solo personaggio creando un miscuglio di sensazioni tra paure, minacce, misteri per quell’accanimento sul personaggio di Stanley reso innocuo e devitalizzato dalla sua nevrosi che diventa poi è elemento centrale di tutta la messa in scena. Ed è anche Lulu che viene derisa e violata in tutta la sua innocente giovinezza, abbandonata con quella indifferenza grottesca che pervade il plot drammaturgico.
Un’alta costruzione registica che coinvolge al punto da sentirci come spettatori assediati in un’atmosfera surreale e insidiosa. I due personaggi processano Stanley senza tuttavia mai spiegare di quali colpe a loro avviso si è macchiato. E’ come se fossero due demoni con il compito di trascinarlo nell’inferno delle sue ansie e aspirazioni, senza che ci sia una soluzione positiva, tranquillizzante. Stanley è immerso in una condizione che lo soffoca e i due sembrano godere di questa sofferenza, avendola indotta. Una cappa di angoscia avvolge Stanley da cui é impossibile fuggire.
“I 63 anni che sono passati dalla creazione del “Compleanno” di Harold Pinter non hanno tolto niente del suo effetto enigmatico ed inquietante. Un tipo perdente con un passato non molto chiaro è raggiunto da questo passato – scrive Peter Stein nelle note di regia – messo sotto terrore e con forza cambiato in un uomo che segue rigorosamente le regole ferree della vita quotidiana. L’atmosfera di una minaccia continua non smette mai – come nella vita di tutti noi – di dominare qualsiasi azione, La domanda: chi siamo noi? Alla quale non possiamo mai rispondere perché una falsa o oscura memoria si mischia con la nostra voglia di metterci in scena, sta al centro di questo compleanno d’orrore”.