L’estinzione dei dinosauri, Ernia è un virus

C’è una vecchia usanza a definire certi artisti dinosauri. Anche con affetto, immagino, perché in fondo i dinosauri ci sono simpatici


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Oggi sono un uomo di mezza età abbastanza corpulento. Cresciuto dentro un corpo abbastanza esile, a un certo punto il metabolismo e una vita sedentaria mi hanno presentato il conto, trasformandomi in qualcosa di diverso, il sovrappeso, anche una massa muscolare maggiore, figlia non della palestra, ma dell’avere quattro figli, pesi assai più presenti da sollevare. Quando però ero giovane, anche giovanissimo, ero tendenzialmente un ragazzino esile, gracile, uno di quelli che per farsi rispettare, forse anche accettare, non poteva certo contare sul fisico, quanto più sulla parola e sulla parlantina, motivo per cui, forse, oggi faccio quello che faccio e sono, anche, quello che sono. Nonostante questo ho sempre malsopportato una certa narrazione, specie statunitense, che tendeva a stigmatizzare il corpo. Sapete tutti di cosa io stia parlando, quell’idea, certo con buone finalità, che bellezza e anche prestanza fisica fossero cose in qualche modo da rifuggire, portatrici poco sane di un quoziente intellettivo necessariamente sotto la media, come se, per dire, essere atleti di successo non comportasse anche avere quel tipo specifico di quoziente intellettivo lì, lo sport visto come qualcosa quasi di subumano. Film e film, serie tv e serie tv dove il capitano della squadra di football americano e la reginetta delle cheerleader dovessero essere sì bellissimi, stando a certi canoni estetici anche posticci, plastificati, ma stupidi e anche un po’ cattivi, arroganti e ottusi. In queste storie, ne esistono davvero centinaia, inutile starne a tirare fuori una singola, in genere il protagonista, è quasi sempre maschio, finisce per perdere la testa per la reginetta, che però sta col capitano di cui sopra, enorme e scemo. Capitano che ovviamente bullizza il nostro antieroe, finché questi non lo stende, più o meno metaforicamente, salvo poi capire che la sua amica del cuore, con gli occhialoni, i capelli raccolti, l’apparechio per i denti, amica che ha sempre considerato solo amica, si dimostra a sua volta di una bellezza conturbante, per onestà va detto esattamente del medesimo tipo della reginetta, rubando definitivamente il suo cuore. E vissero tutti felici e contenti. Storie raccapriccianti, perché basate su cliché vieti e usurati, e perché tendenti a banalizzare tutto, dall’idea che la bellezza estetica sia qualcosa di necessariamente sbagliata al concetto che essere prestanti fisicamente comporti una scarsa presenza di intelletto, per non dire della sciocchezza del grande e grosso che finisce sempre per prenderle da quello piccolo e intelligente. Non che io ora voglia star qui a dipingermi come piccolo e intelligente, ero normale e non sta a me dire se io sia o sia stato particolarmente sagace, ma nei fatti condivido da trentacinque anni circa la vita con una donna bellissima, esteticamente ma anche interiormente, e non ho certo dovuto picchiare un campione di un qualche sport per conquistarla, non è questo il punto. Il punto è che in genere quelli grossi, non ce ne voglia David con la sua fionda, le danno a quelli piccoli. Funziona così da sempre. Che poi non gliele vogliano necessariamente dare è un’altra faccenda. Ma se uno grosso vuole fare male a uno piccolo, a meno che quello piccolo non sia particolarmente abile in qualche disciplina tipo le arti marziali o non sia molto ma molto cattivo, tipo il Bigbie di Trainspotting, la faccenda è chiusa in partenza, quello piccolo le prenderà, con buona pace di quella ingoffita, lì pronta a sciogliere la coda di cavallo, togliere gli occhiali e far vedere che, sotto i maglioni larghi e le gonne larghe c’è Megan Fox, bastava solo prestare un po’ più di attenzione.

Ribadisco, poi vado oltre, la bellezza anche canonica, stereotipata, a meno che non serva da incentivo alla stereotipizzazione, cosa che però non accade mai per volontà diretta di chi quella bellezza incarna, come la prestanza fisica, l’atleticità, sbagliando faccio coincidere prestanza e qualcosa che concerna al mondo dello sport, ma ho già spiegato in che senso, non hanno nulla di sbagliato, l’idea che l’intelliggenza sia loro superiore è sciocca, perché semplicemente non sono in gara tra loro, come voler dire che uno calciatore che è in grado di segnare splendidi goal su punizione sia o non sia più bravo di un cestista che le becca tutte da tre punti. Bellezza e forza fisica sono caratteristiche, sulla prima magari si potrebbe aprire dibattito perché non necessariamente viene da tutti considerato bello lo stesso canone, di cui non ci si dovrebbe affatto vergognare, sempre che qualcuno che è particolarmente bello e non stia per interpretare l’amica del nerd in uno di quei film di cui parlavo se ne vergogni.

Dico questo perché c’è stato un tempo in cui il pianeta che noi, esseri anche piuttosto poco prestanti, decisamente non particolarmente forti, stiamo portando al collasso era dominato da animali giganteschi, fortissimi, anche piuttosto cattivi, almeno in certe specifiche specie, l’epoca dei dinosauri. Le immagini rupestri di omini con le clave in mano che provano a fronteggiare questi mostri, sic, enormi le abbiamo viste tutte, nel mio caso specifico sorridendo. Perché è evidente che, per dirla alla Clint Eastwood, se un uomo con la clava incontra un tirannosauro, ne cito uno che sembra un po’ meno rassicurante del più pacioso dinosauro, Dino dei Flinstones era simpaticissimo, lo sanno tutti, l’uomo con la clava è un uomo morto. Non c’è gara, non raccontiamoci balle.

I dinosauri, termine che uso per includere tutti i giganteschi suaropsidi diapsidi che hanno dominato la Terra durante il Triassico, includendo d’ufficio anche quelli che non rientravano nella specie, penso ai Mammuth e alle Tigri dai denti a sciabola, ho visto anche io i vari episodi de L’era glaciale, per intendersi, erano molto grossi, e per questo se ne stavano lì a terrorizzare i nostri antenati, vestiti di pelli e muniti di ossa e clave convinti bastasse a sopravvivere in un mondo un filo più violento del nostro. Poi sono arrivate le meteoriti, questo ci hanno raccontato, e i dinosauri si sono estinti, il video Right here righe now ci mostra in pochi minuti come siamo arrivati a me che metto su peso e passo dall’essere gracilino all’essere uno a cui, credo, anche un bullo difficilmente andrebbe a rompere il cazzo.

C’è una vecchia usanza a definire certi artisti dinosauri. Anche con affetto, immagino, perché in fondo i dinosauri, lì a mangiarsi le foglie direttamente abbassando la testa invece che alzandola, ci sono simpatici, soprattutto perché da tempo immemore estinti. Sono dinosauri perché sono grossi, o lo sono stati. Sono dinosauri perché si muovo spesso in maniera imponente, mica fanno tour voce su basi. E sono dinosauri, questo è l’aspetto immagino meno affettuoso, perché destinati a una imminente estinzione.

Succede coi grandi del rock internazionali, penso a certe band storiche quali gli Aerosmith, i Mötley Crüe proprio recentemente in tour con quegli altri dinosauri dei Def Leppard, ma anche ai grandi nomi della nostra discografia, i Vasco Rossi, gli Zucchero, come i vari De Gregori, Renato Zero, Venditti e compagnia bella. I dinosauri, lì a muoversi per un mondo che sta cambiando senza apparentemente essersene accorti, Spotify e quella che la FIMI ha indicato come la rivoluzionaria ondata di nuovo pronti a colpirli come una pioggia insistente di meteoriti. Più che a delle meteoriti, se dovessi pensare a gente come Rhove, Rkomi, Paky, Lazza, Ernia, Rondodasosa, questi qui, mi viene in mente qualcosa di simile a un virus. Piccolini, presto destinati a essere sostituiti da varianti più cattive di loro, senza lasciar ovviamente traccia che non sia morte e distruzione, ma non sicuramente di impatto come un meteorite, che non solo ha estinto i dinosauri, ma ha ridisegnato la crosta terrestre. Certo, parlare di meteorite potrebbe darmi agio di slittare poi sulle meteore, termine con cui dai tempi di una famosa trasmissione Tv di Italia 1 si è indicato chi è comparso fugacemente nel nostro panorama, magari con una singola hit, per poi scomparire per sempre, come le meteore, appunto, ma l’idea del virus o del batterio mi sembra più precisa, e la sposo in tito. Ecco, diciamo il vaiolo che ha portato via dalla Terra di Maya e gli Aztechi, una cosa del genere, la FIMI e la discografia attuale nei panni di Cortes e gli altri conquistadores, lì a muoversi incuranti per il mondo nuovo, e chi se ne frega di quel che capita a chi c’era prima. Peggio, perché in questo caso chi c’era prima è come se fosse in qualche modo il genitore di Cortes e i conquistadores, perché FIMI e discografia è grazie ai dinosauri se è rimasta in piedi anche quando sembrava che della musica non fregasse più un cazzo a nessuno, anche quando, complice la rete e quell’idea che la musica dovesse essere gratuita, risposta scomposta al caro Cd, diciamolo, tutti in piedi grazie ai dinosauri che almeno avevano il catalogo, unico a generare economie in tempi di pirateria spinta. Poi arriva il virus, e ciao ciao dinosauri, Tiziano Ferro che vacilla, Ernia che entra il circolo, è il momento della Generazione Z, degli Shakerando, dei Panico, di Io non ho paura, lo streaming a spazzare via tutto, in barba a storie antiche, fatte di canzoni. Certo, i concerti continuano a farli i dinosauri, mica è roba da virus o meteoriti, e ai concerti in genere ci vanno più spesso i coetanei dei dinosauri, gente che si può magari permettere di spendere decine e decine di euro perché lavora, mette in circolo l’economia, ma niente di nuovo sul fronte occidentale, il futuro è dei microorganismi unicellulari, la recente storia del mondo ce lo ha mostrato con dovizia di particolari.

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