Amsterdam, il caotico film di David O. Russell: quando un cast stellare non basta (recensione)

Amsterdam è il mezzo fallimento di David O. Russell, un film storico ambizioso, che non riesce a tenersi a galla: la recensione.

Amsterdam

Credits photo: @20th Century Studios


INTERAZIONI: 71

Un cast stellare, una cospirazione da sventare e qualche risata: Amsterdam, il nuovo film di David O. Russell presentato alla Festa del Cinema di Roma, aveva tutti gli elementi per poter essere uno dei suoi progetti migliori.

Eppure non riesce nel suo intento. Affidandosi a fatti in parte realmente accaduti, il regista de Il Lato Positivo costruisce un complicato intrigo internazionale con un continuo ribaltamento della realtà. Il problema è che finisce col tessere una ragnatela di eventi fin troppo caotica, tanto da non riuscire più a seguire il filo della narrazione.

Tutto inizia a New York, nel 1933, quando il chirurgo Burt Berendsen (Christian Bale), aiutato dall’amico avvocato Harold Woodman (John David Washington), effettua un’autopsia sul corpo del veterano di guerra Meekins, su ordine della figlia di quest’ultimo, Liz (Taylor Swift). Qualcosa va storto, e Burt e Harold diventano testimoni involontari di una morte accidentale, e vengono accusati di omicidio.

L’impetuoso prologo lascia spazio a un copioso flashback che trascina lo spettatore nel 1918, dove scopriamo le dinamiche che hanno fatto conoscere Burt, Harold e Valerie (Margot Robbie), un’infermiera che salverà loro la vita durante la guerra. I tre diventano grandi amici e si trasferiscono ad Amsterdam per ricominciare da zero. Almeno fino a quando prendono strade separate.

Dodici anni dopo, Burt, Harold e Valerie si ritrovano, insieme per cercare di capire chi vuole incastrarli e cosa sta nascondendo.

Le torbide atmosfere anni ’30 sono portate in scena benissimo, ma il ritmo caotico e la narrazione complessa non aiutano lo spettatore a districarsi nella fitta rete di sottotrame che a fatica si intersecano tra loro.

Il cast stellare non basta, a cominciare dai tre protagonisti. Margot Robbie risulta la più convincente, dato che il suo personaggio funge da collante e ha un ruolo più portante. I dialoghi forse sono la parte peggiore perché a volte sfiorano il grottesco. Le battute esagerate spesso stonano; l’unica che si trova a suo agio nella parte è Anya Taylor-Joy, in un ruolo frivolo che però dona leggerezza alla storia.

Amsterdam non è il film migliore di David O. Russell, che stavolta ha scelto una storia interessante, trasformata, però, in un’opera più grande che non è riuscito a gestire, finendo per distruggerla e non valorizzarla.

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