Questa mattina, alle 9:27, il terzo prodigio si è compiuto: il sangue di San Gennaro si è sciolto nelle ampolle del Duomo di Napoli, tenute in alto con fierezza e gioia dal vescovo don Domenico Battaglia.
I fedeli presenti sono esplosi in un grido liberatorio. Oggi, del resto, si celebra il patrono della città partenopea. Parliamo di “terzo prodigio” in quanto il 19 settembre ricorre l’anniversario della decapitazione del santo. Altre due sono le occasioni in cui si chiede il miracolo del sangue: il primo cade nell’ultimo sabato prima della prima domenica di maggio, giorno in cui la statua di San Gennaro viene condotta in processione per ricordare il trasporto delle spoglie da Pozzuoli a Napoli.
Il secondo avviene il 16 dicembre, giorno in cui i fedeli ricordano il patrocinio di San Gennaro per proteggere la città dall’eruzione del Vesuvio del 1631.
Questa mattina don Battaglia, con un Duomo in cui presenziavano anche Luigi Di Maio, Vincenzo De Luca, Dario Franceschini e il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, ha colto l’occasione di una presenza importante in termini di numeri, per un’omelia in cui ha ricordato che il prodigio di San Gennaro non è un oracolo al quale affidarsi per il presente e il futuro.
Non è tramite l’intercessione di un santo che miglioreranno le cose, se si vive ancora nell’indifferenza. Per questo don Battaglia ha rivolto un appello ai politici presenti ai quali ha ricordato l’importanza della lotta contro le ingiustizie e la camorra, piaga che affligge i napoletani e la Campania tutta, e contro la quale non si fa mai abbastanza:
“A volte mi sembra che Napoli non sia un’unica città ma un luogo in cui convivono nello stesso spazio geografico città differenti, che mai si incontrano anche quando sono l’una accanto all’altra”.
Quindi:
“Chi è più fortunato o semplicemente ha più mezzi culturali prima ancora che materiali per fare qualcosa, afferrato dal timore, dalla paura o peggio ancora dall’indifferenza, si gira dall’altra parte, facendo finta che non esistano il male cancerogeno della camorra e della cultura mafiosa, della povertà educativa e della disoccupazione, piaga che investe in modo drammatico i nostri giovani, spesso costretti a emigrare”.
Infine:
“Prega Gennaro, per l’Italia intera, per le tante famiglie attonite dinanzi a un costo della vita sempre più insostenibile e suscita nel cuore dei governanti e dei legislatori, a qualsiasi parte appartengano, il desiderio autentico di servire la comunità con onestà e senza privilegi“.
Il sindaco di Napoli, ascoltato dal Corriere Della Sera, ha detto:
“La città chiede a San Gennaro di essere un elemento di speranza e di attenzione per i più deboli e i più fragili e anche riferimento per tutti i napoletani che hanno sempre trovato speranza e forza per guardare al futuro. Sono cattolico e ho grande fede e credo che San Gennaro rappresenti oltre che un grande esempio di religiosità anche un punto di riferimento laico per la città”.