Ciao belli o Bella Ciao, qualcuno spieghi la differenza alla Pausini

Laura Pausini e gli altri giudici di La Voz, la versione spagnola di The Voice, è ospite di un talk, El Hormiguero. Gli ospiti vengono coinvolti in una sorta di karaoke vagamente ispirato a Furore. Niente di difficile...

laura pausini David

ufficio stampa


INTERAZIONI: 1435

Succede questo, Laura Pausini e gli altri giudici di La Voz, la versione spagnola di The Voice, è ospite di un talk, El Hormiguero. Gli ospiti vengono coinvolti in una sorta di karaoke vagamente ispirato a Furore. Niente di difficile, si trattava di cantare canzoni che contenessero nel testo la parola cuore, in spagnolo Corazon, come dire un buon 70% del repertorio delle canzoni mondiali.

La Pausini, unica italiana del combo, parte con una versione vagamente urlata di Cuore matto, di Little Tony, ma tra i presenti sembra che nessuno la conosca, così il conduttore, Pablo Motos, forte del successo planetario incontrato anche recentemente grazie alla serie La casa di carta, non dimentichiamolo, serie spagnola, attacca a cantare Bella ciao, invitando la cantante di Solarolo a proseguire.

A questo punto, colpo di scena, Laura Pausini si rifiuta. Motos, uomo di mondo, non sta lì a tergiversare e passa oltre, con la Pausini che di lì a poco omaggia un’altra eccellenza italiana, A far l’amore comincia tu di Raffaella Carrà. Apriti cielo. Il pubblico da casa si scatena sui social, accusando la Pausini di non essersi dichiarata antifascista.

Tra questi anche diversi politici spagnoli, piuttosto duri nei suoi confronti. A quel punto la Pausini ha preso parola, sempre tramite social, se possibile peggiorando ancora di più la situazione, quando si dice fare un buco più largo della toppa. Ha infatti scritto: “Non canto canzoni politiche né di destra né di sinistra. Quello che penso della vita lo canto da 30 anni. Che il fascismo sia una vergogna assoluta mi pare una cosa ovvia. Non voglie che qualcuno mi usi per fare propaganda politica. Non inventate ciò che sono”.

Ora, a prescindere che capire cosa la Pausini pensa della vita a partire dai testi delle sue canzoni sarebbe a dir poco impresa epica, perché non è che abbia sfornato un repertorio di quelli che puoi usare come fosse un manuale pratico per esseri umani, vien da pensare che quel che invece pensa del ruolo dell’artista e ancor più di cosa sia di destra e di sinistra debba essere piuttosto confuso, perché Bella ciao, anche nella versione partigiana, ricordiamo che in partenza era una canzone delle mondine, è un brano sì antifascista e quindi, per osmosi, un inno alla libertà contro i dittatori e gli invasori, non a caso cantato in ogni angolo del mondo, recentemente anche in Ucraina, oltre che dentro la Zecca spagnola nella già citata serie La casa di carta, ma è anche e piuttosto un brano che rimanda direttamente alla nostra liberazione, quella che si festeggia non a caso il 25 aprile e che ogni 25 aprile vede i politici di ogni parte sottolineare come la liberazione sia la liberazione di tutti gli italiani, non di quelli di sinistra contro quelli di destra. Un ragionamento, il suo, che sembra più quelli paradossali e grotteschi messi in scena dai personaggi portati sullo schermo di Pio e Amedeo, non caso il loro ultimo film si intitola Ciao belli, ma questo è forse solo un facile gioco di parole. 

Un tema talmente delicato, certo, che vede appunto spesso i politici di destra chiamati a prendere posizione, ma che qualcuno possa pensare che cantare Bella ciao in un programma in cui, insieme all’interprete imperituro di Despacito, per dire, si sta facendo karaoke sia un gesto politico, beh, lascia davvero senza fiato in balia delle vertigini.

Del resto, appunto, se quel che Laura Pausini pensa della vita è tutto nelle sue canzoni non dovremmo certo meravigliarsi della gaffe presa, quanto piuttosto di come ci sia ancora qualcuno che prova a difenderla, pochi a dire il vero. Uno di questi, su Twitter, invocava piuttosto una sua versione di Romagna mia, mettendo le due canzoni sullo stesso piano. Fatta la tara sul valore del liscio, nostra musica tradizionale ormai da tempo sdoganata e senza bisogno di difensori d’ufficio, temo che il peso storico di Bella ciao sia ben altro, e se mai dovessimo vedere il Professore, Berlino e soci intonare anche il brano che fu il cavallo di battaglia di Raoul Casadei, beh, vorrà dire che davvero i tempi sono cambiati e che mai come oggi anche solo accennare a un minimo di confronto con l’attualità è da considerarsi assolutamente sconveniente.

Adesso però vado a leggere tra le righe di Primavera in anticipo, Tra te e il mare e La solitudine, visto mai che finalmente io trovi quel che Bob Dylan pensava fosse perso nel vento, povero menestrello di Duluth.

Continua a leggere su optimagazine.com.