In XXV di Robbie Williams c’è tutto ciò che probabilmente l’ex Take That non ha mai raccontato a se stesso. La scelta è quindi caduta sull’edizione orchestrale dei suoi più grandi successi, scelta che per ogni popstar è quasi d’obbligo. L’intento, in parte, è creare un atterraggio sonoro sul morbido al conseguimento del quarto di secolo in musica: dall’altra è creare un manifesto della versatilità.
Le popstar ci abituano a sentire la loro voce perse tra synth, ritmi, groove e pezzi esotici che alleggeriscono la giornata, ma Robbie Williams ha dimostrato di essere molto di più da quando, nel 1997, si è lanciato nella carriera solista con Life Thru A Lens. Un album che oggi ritorna, con la versione orchestrale di Let Me Entertain You e Angels, brani immancabili in ogni scaletta del cantautore britannico.
In XXV di Robbie Williams troviamo shuffle, ghost notes, rumori di una stanza con le luci soffuse e ospiti selezionati. È il caso di Kylie Minogue, che duetta con Williams in Kids. Chi si aspetta di trovare gli evergreen dell’ex Take That stravolti dall’orchestra di Jules Buckley, Guy Chambers e Steve Sidwell può stare tranquillo: il lavoro della Metropole Orkest è eccellente, anche nell’inedito Lost.
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Millennium, Rock DJ, Feel, She’s The One e tutto il resto indossano lo smoking e ci fanno osservare la musica di Robbie Williams dalle balconate di un teatro. L’ex Take That diventa la star e il mattatore, ma anche il conduttore di uno show che mette insieme commedia e opera.
Il risultato è nei 29 brani che compongono XXV di Robbie Williams, un suo modo per ringraziare il pubblico che lo segue da sempre e, allo stesso modo, un modo per fissare un punto e farci capire che un artista è tale perché di arte vive e respira, in tutte le sue forme.