Fiorella Mannoia ricorda Lucio Dalla: “Amava parlare con la gente”

"Un giorno andò a mangiare da un suo fan", questo e altro nel ricordo di Fiorella Mannoia per Lucio Dalla. Ecco le sue parole

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Ph: Roberto Serra/Flickr


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A poche ore dal grande concerto all’Arena di Verona, Fiorella Mannoia ricorda Lucio Dalla e lo fa con tutto l’affetto di un’amica, una collega e una confidente.

Lucio Dalla ha lasciato un segno indelebile nella musica italiana, e le sue più belle canzoni le abbiamo introiettate talmente tanto da ritrovarci a citarle senza nemmeno accorgercene, sia quando festeggiamo l’anno nuovo che quando ci innamoriamo, quando visitiamo Sorrento e, inevitabilmente, quando sentiamo la parola “lupo”.

Per questo ogni occasione è buona per ricordare il cantautore bolognese. Fiorella Mannoia lo fa attraverso le colonne del Corriere Della Sera. Questa sera la cantante romana condurrà insieme a Carlo Conti il concerto evento Dallarenalucio con tanti ospiti, da Marco Mengoni ad Alessandra Amoroso, e ci sarà anche Ermal Meta.

Di Lucio Dalla la Mannoia ricorda la semplicità e il grande cuore, ma soprattutto l’inimitabile senso dell’ironia:

“Lucio cambiava i nomi a tutti; non ho mai capito perché ma gli piaceva chiamarmi Rosalba; per lui io non ero Fiorella. Ero talmente abituata che quando gli telefonavo mi presentavo direttamente con il mio ‘nuovo’ nome”.

Ancora, Fiorella Mannoia entra nell’intimismo del cantautore, raccontando quel suo stile peculiare: “Aveva un lato malinconico, spesso parlava di solitudine, un sentimento che si percepiva nelle cose che scriveva”.

Infine, la cantante romana racconta il lato più umano ed empatico di Lucio Dalla. Il cantautore bolognese, infatti, non si è mai elevato al gradino più alto che è un po’ tipico dei personaggi famosi. Dalla amava il suo pubblico e sapeva che a tutti i suoi ammiratori doveva molto.

A tal proposito Fiorella Mannoia ricorda Lucio Dalla in un episodio esemplare:

“Lucio amava parlare con la gente, non si ritraeva, chiacchierava con tutti, non aveva paura delle persone, stava in mezzo a loro. In macchina a Napoli a un semaforo fu riconosciuto da un passante: ‘Mia moglie morirebbe a vederti, abito qua vicino’. Andò a mangiare a casa loro: questo era Lucio. Mi colpiva il suo senso dell’umorismo, il suo essere curioso, il suo essere elegante: si vedeva dalle sue case, dalle sue collezioni d’arte”.

Anche Carlo Conti ha un ricordo nitido della voce di Caruso:

Il primo ricordo di Sanremo è legato a lui, ero un bambino e mi colpì questo signore con il cappello e la barba che cantava 4 marzo 1943, parlava del mio mese di nascita e pensavo parlasse a me”.

Infine, il conduttore – che con ironia promette che questa sera non canterà – ricorda a sua volta il lato più umano di Lucio Dalla, confermando le parole della Mannoia:

Umanamente era unico, guardava sempre gli altri, non si tirava mai indietro, duettava anche con artisti in erba, sempre al servizio dei più giovani, sempre con il sorriso, leggero, mai snob”.

I tributi a Lucio Dalla non saranno mai abbastanza. Se ci pensiamo bene ogni giorno gli rendiamo omaggio, ora con un sorriso rivolto a un perfetto sconosciuto, ora con un bacio alla persona amata, ora quando ci arrabbiamo contro le ingiustizie, ora quando ci guardiamo allo specchio.

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