“Il terzo giorno la polizia si incazzò davvero”. Chiunque sia nato nella seconda metà del Novecento o sia comunque un medio appassionato di cinema avrà riconosciuto una delle battute più note del repertorio del Fantozzi portato al cinema da Paolo Villaggio. È la chiusura della nota scena della Corazzata Potiemkin, tratto dal Il secondo tragico Fantozzi, quando il ragionier Ugo si scopre capopopolo e guida la sommossa contro il direttore naturale Guidobaldo Maria Riccardelli, a capo della sua azienda, che costringe tutti i dipendenti a vedere ripetutamente film d’essai a loro avviso inguardabili. Costretti a perdersi una partita fondamentale dell’Italia contro l’Inghilterra, proprio per vedere per l’ennesima volta il classico del maestro Sergej Ejszenstejn. La rivolta porta Fantozzi a bruciare la pellicola originale dell’opera, costringendo poi il direttore alla visione di tre capolavori del cinema di serie Z, L’esorciccio, Giovannona Coscialunga e La polizia si incazza. Dopo tre giorni di martirio, appunto, la polizia si incazzerà davvero, costringendo poi Fantozzi e i colleghi a riproporre dal vivo la scena della scalinata del capolavoro russo.
In realtà non è di Fantozzi che voglio parlare. Ma di Halsey.
No, non è neanche vero. Voglio parlare della discografia e del sistema musica, e per farlo voglio partire da Halsey. O meglio, voglio partire da Halsey che, finalmente, si è incazzata.
Cosa è successo?
Semplice, Halsey, al secolo Ashley Nicolette Frangipane, classe 1992, quattro album pubblicati dal 2015 a oggi, ultimo dei quali If I Can’t Have Love, I Want Power, uscito l’anno scorso, qualcosa come centosessantacinque milioni di copie vendute, anche se è noto che oggi si parla di copie ma nella stragrande maggioranza dei casi si parla di stream, amen, al momento si trova in stand-by, a suo dire per ottuso volere della sua casa discografica, nello specifico la Capitol Records, parte della multinazionale Universal. Il motivo di questo stand-by e del conseguente sbrocco da parte dell’artista, una delle più interessanti uscite negli ultimi anni, una cifra molto riconoscibile, sia che pratichi in solitaria electropop, sia che osi andando in territori più spigolosi, come recentemente, prodotta da Trent Reznor dei Nine Inch Nails, una che se tira fuori un singolo, potete scommetterci, sbanca le classifiche di mezzo mondo, a volte anche in Italia, il motivo dello sbrocco, dicevo, e del conseguente sfogo avvenuto tramite video pubblicato sui social è che lei ha per le mani questo singolo che vorrebbe proprio pubblicare, un singolo nuovo, ma non può perché la sua casa discografica le ha imposto come conditio sine qua non di fare un video che ambisca a diventare virale su Tik Tok, ricordiamo che Halsey è una che su Instagram, per prenderne uno, ha giusto quei ventinove milioni e mezzo di followers. Il video, par di capire dalla parole incazzate di Halsey, dovrebbe giocare su qualche scandalo, tirare su un polverone, esattamente come funziona sui social. Halsey, che ultrapop ma è un’artista, non ci sta e sputtana la Capitol Records proprio attraverso i social, una specie di invito a fare altrettanto ai colleghi, cui fa neanche troppo velatamente riferimento, nel passaggio in cui denuncia che quel che è successo a lei sta succedendo praticamente a tutti quanti.
Ora, se a sfogarsi contro la discografia è qualcuno che non ha successo uno potrebbe essere portato a credere che dietro ci sia altro, un rosicamento, per usare una parola orribile, una sorta di ostile recriminazione contro un qualcuno non troppo definito che impedirebbe al titolare della lamentazione di aver il giusto riconoscimento. Se a farlo è chi il successo lo ha avuto, in passato, magari anche in un passato remoto, ma al momento è scomparso, vale quanto sopra, con forse in più l’aggravante, fatemi usare a sproposito questa espressione usurata, di non voler ammettere che il tempo è passato lasciando evidentemente tracce indelebili sul talento o la carriera. Ma Halsey è un’artista top player, e lo è ora. Una che ha successo, che, per usare invece una parola che è essa si una fake, vende, perché fa miliardi di stream e di views, fake perché non sono vendite, ma sono comunque numeri che per chi agli stream e alle views guarda come fossero fondamentali, hanno un peso specifico altissimo, quindi la faccenda si complica. Anche perché non solo Halsey ha sputtanato la Capitol Records, ma ha fatto sapere che la sua è una condizione frequente, che tocca un po’ tutti quanti. Se vuoi uscire devi piegare il capo e inginocchiarti di fronte a Tik Tok, santa Madre.
Non è dato sapere se e come lo sfogo di Halsey sortirà effetti a valanga, se, cioè, qualcuno dei suoi colleghi, magari altri top player come lei, usciranno allo scoperto ampliando il grado di sputtanamento della discografia, mai come oggi lì a gridare al miracolo di una rinascita economica senza precedenti e mai come oggi in realtà succube di app e affini, se non è Tik Tok è Spotify, ricordiamo tutti le parole radicali di Daniel Ek sul dover uscire una volta al mese con un singolo, tanti saluti all’ispirazione e all’arte, come un tempo del resto era MTV, e magari aggiungendoci altre case discografiche, indicando altre storture del sistema. Halsey, è noto, il titolo dell’ultimo album in questo è più che mai evocativo, è una tosa, a sua volta radicale, una artista ispirata che non si tira indietro se c’è da dire la propria, e magari proprio questo suo aver rotto gli argini servirà a chi è un po’ meno dotato di coraggio e personalità. Del resto, a fronte della miseria che proprio gli stream generano agli artisti, sono in effetti i discografici a cantar vittoria, non certo gli artisti, e in virtù di questo susseguirsi di ipotetiche vie di salvezza, i discografici da anni e anni demandano a altri la possibilità di sopravvivere, che siano le radio, i talent, i social, il download, lo streaming, stocazzo, forse sarebbe il caso che tutti gli artisti si ribellassero, mandando una volta per tutte a cagare non solo i discografici, divenuti ormai obsoleti quanto una televisione col tubo catodico, ma anche le varie app cui i medesimi si affidano con cieca fede, da Spotify, in primis, a Tik Tok, fino al prossimo che ancora magari neanche è stato creato.
Io ovviamente sto dalla parte di Halsey e di chiunque prenderà posizione netta contro questa deriva suicida. Se non possiamo avere amore, almeno vogliamo avere potere.