Dave – Presidente per un Giorno, lo spirito di Frank Capra (fortunatamente) non muore mai

Il presidente malato viene sostituito da un sosia. Che sorprende tutti governando il paese con onestà e buon senso. Una commedia anni Novanta che profuma di anni Trenta. Con uno strepitoso Kevin Kline

Dave – Presidente per un Giorno

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Dave – Presidente per un Giorno (1993) è la dimostrazione del fatto che la ricetta di populismo democratico del cinema di Frank Capra inventata negli anni Trenta all’epoca di Franklin Delano Roosevelt e del New Deal è in grado di funzionare benissimo anche cinquant’anni dopo, nel bel mezzo degli anni Novanta del neopresidente Clinton (pre-scandalo Lewinski).

Infatti, guarda caso, nel film diretto da Ivan Reitman a un certo punto si fa proprio il nome di Roosevelt per trovare un termine di paragone all’audace campagna per il lavoro intrapresa dal presidente Bill Mitchell (Kevin Kline). Il quale, però, non è il vero presidente, ma un perfetto sosia, Dave Kovic (sempre Kline) messo lì a sostituire il primo cittadino degli Stati Uniti dopo un malore sopraggiunto a seguito dell’ennesima scappatella.

La regola imporrebbe di dare pieni poteri al vicepresidente Gary Nance (Ben Kingsley). Ma Bob Alexander (Frank Langella), capo staff con l’ambizione di diventare lui il nuovo leader del paese, non può tollerare l’idea che il potere finisca nelle mani del vice, che definisce sprezzantemente un “boy scout”. Guarda caso, sempre a proposito di Frank Capra, era il leader dei boy scout quell’ingenuo Jefferson Smith (James Stewart) che, nel capolavoro Mr. Smith va a Washington viene nominato al senato perché reputato il perfetto, manipolabile yes man nelle mani dei corrotti politicanti della capitale. Solo che, arrivato lì, mr. Smith saprà farsi valere, dimostrando la forza dell’idealismo incorruttibile, capace di raddrizzare la schiena, col suo esempio, persino dei più famelici lupi di Washington.

È esattamente la stessa cosa che succede in Dave. Perché Alexander, schivato un boy scout se ne trova tra le mani un altro. Che è appunto Dave Kovic, fisicamente somigliantissimo al vero presidente – quando si incontrano Mitchell gli dice: “sei un bell’uomo, solo togliti quel sorriso dalla faccia, ti fa sembrare un idiota” –, e però il suo esatto opposto caratteriale e spirituale, perché allegro, espansivo e, soprattutto, onesto.

Dave
  • Weaver, Sigourney, Kingsley, Ben, Langella, Frank (Actors)
  • Reitman, Ivan (Director)

Kovic di mestiere trova lavoro alla gente. Anche qui Capra è dietro l’angolo, visto che George Bailey (sempre Jimmy Stewart) ne La Vita È Meravigliosa dirige una cooperativa di risparmio grazie alla quale metà dei suoi concittadini è riuscita ad accendere un mutuo per comprarsi la casa. Ed è anche, George, l’unico Davide (o Dave) che si oppone al Golia capitalista mister Potter che si sta mangiando la città. George e Dave, insomma, sono persone altruiste che si preoccupano del prossimo, con l’istinto di mettersi di traverso ai potenti.

Dave per un po’ fa il burattino nelle mani di Alexander e del suo braccio destro Alan (Kevin Dunn) – quest’ultimo però di fronte alla rettitudine del finto presidente comincia a vergognarsi di sé stesso, esattamente come lo spregevole senatore interpretato da Claude Rains in Mr. Smith Va Washington –, ma quando intuisce cosa sta realmente succedendo capisce che è giunto il momento di reagire. E allora porta la sua ventata di onestà e buon senso nelle mefitiche stanze della Casa Bianca. Tanto basta a cambiare l’aria e a raddrizzare la barra della politica del paese, tornando a occuparsi degli ultimi e degli umili.

Dave: Kevin Kline e il governo del buon senso

Dave ha una ricetta certo fin troppo tonificante. Però è una commedia che funziona alla perfezione, in primo luogo per merito degli attori. Kevin Kline è al suo meglio, indossando un ottimismo americano nutrito di pragmatismo, coraggio e spirito fanciullesco – invitato in una fabbrica automobilistica, si mette a giocare manovrando degli enormi bracci meccanici, una sequenza che rimanda al bambino cresciuto di Big, scritto dallo stesso sceneggiatore di Dave, Gary Ross. Ed è ottima Sigourney Weaver, nella parte della first lady, delusa da un Bill Mitchell che ormai non riconosce più e invece affascinata e turbata da questo finto-vero presidente Kovic, con cui, chissà, potrebbe dare una svolta alla sua vita amareggiata.

Dave è un panegirico sulle virtù dell’uomo comune, in cui, al netto dell’ottimismo di fondo, la regia scoppiettante di Ivan Reitman si concede stilettate non da poco. Si pensi alla sequenza in cui Bob e Alan fanno sedere Kovic al tavolo delle riunioni presidenziali e per fargli memorizzare nomi e posti a sedere di ognuno dei suoi ministri usano delle sagome di cartone con le facce dei membri del governo. I quali, appunto, la scena è inequivocabile, sono solo pupazzi, dei burattini al servizio di un sistema spaventosamente corrotto. Cui può porre rimedio solo il buon senso della gente comune alla Dave Kovic. Quello che trova un impiego anche agli immigrati che spiccicano a stento due parole d’inglese. E che non ha perso la fiducia nel sogno americano e negli Stati Uniti come migliore dei mondi possibili.

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