Vostro Onore di Rai1, in onda dal 18 febbraio per quattro serate, non è solo il grande ritorno di Stefano Accorsi alla serialità generalista dopo quasi un decennio da Il Clan dei Camorristi su Canale5 (nel mezzo c’è stata la trilogia 1992-1993-1994 per Sky). E non è nemmeno solo un remake della serie israeliana Kvodo, format da cui prende le mosse l’adattamento di Rai Fiction. È un classico legal drama che, calato nella realtà giudiziaria italiana, finisce per concentrarsi soprattutto su ciò che – purtroppo o per fortuna a seconda dei punti di vista – più ci definisce storicamente come società: la dimensione della famiglia.
Vostro Onore di Rai1 si presenta come un dramma legale ramificato che ha una dimensione familiare ma anche sociale: il protagonista è un uomo alle prese con un dilemma morale che sembra irrisolvibile, quando di colpo si trova a dover scegliere se mentire, depistare e ingannare la giustizia oppure denunciare suo figlio a costo della sua stessa vita. Il problema si pone due volte di più per un magistrato, un uomo di legge dalla reputazione specchiata e dalla spiccata attitudine alla correttezza, per di più in corsa per la presidenza del suo Tribunale. Che fare quando suo figlio investe e lascia sul marciapiede un membro di una gang criminale che ha giurato vendetta proprio nei confronti del giudice per aver decapitato quel clan?
Il protagonista di Vostro Onore di Rai1, Vittorio Pagani, a dispetto di quanto ci si aspetterebbe non sembra metterci molto a scegliere tra le due opzioni: una volta scoperta l’identità della vittima del figlio, denunciare il fatto non diventa più una strada percorribile. L’obiettivo del magistrato diventa piuttosto salvare la vita di suo figlio dalle ripercussioni dell’incidente e dalla vendetta certa del clan di latinos, i Silva, che lui stesso ha contribuito a stroncare in tribunale. Inizia così a compiere una serie di azioni, perfino maldestre considerando che è un magistrato, guidate da un unico obiettivo: che il responsabile dell’incidente resti ignoto e che il liceale Matteo continui la sua vita senza finire in carcere, perlopiù dopo aver già affrontato il recente suicidio di sua madre.
La trama di Vostro Onore di Rai1 parte da qui, per poi instradarsi in un complesso intreccio di responsabilità, quando il giudice incarnato da Accorsi chiede favori ed usa abilmente amici e conoscenti per depistare le indagini della polizia, servendosi anche dell’amicizia con l’ispettrice Sara Vichi. C’è da dire che se l’obiettivo – così come dichiarato dagli autori – è spingere lo spettatore a immedesimarsi nel dilemma morale del protagonista, ci sono pochi dubbi sin dal primo episodio sul fatto che il giudice integerrimo sia pronto ad usare la conoscenza del sistema giudiziario ai propri fini. Fini nobili, come salvare la vita del figlio, ma pur sempre perseguiti in spregio della verità e della legge. Calarsi nei panni del magistrato e a chiedersi cosa farebbe al suo posto diventa così un esercizio difficile almeno nel primo episodio, dove il tempo della scelta è praticamente annullato: si passa dall’intento della denuncia a quello dell’occultamento della verità nel giro di un paio di scene, in cui la freddezza con cui il protagonista cambia versione e si inventa il furto dell’auto per coprire la responsabilità del figlio alla guida lascia poco spazio all’esplorazione dello struggimento interiore del giudice. Il bivio viene superato nel giro di un lasso di tempo brevissimo e semmai il dilemma morale si dipanerà in seguito, quando a fare le spese delle sue menzogne sarà un ragazzo dal passato difficile che stava tentando di reinserirsi nella società. Si aggiunge così un dramma nel dramma: come salvare il proprio figlio senza far ricadere le sue colpe su un innocente?
Vostro Onore di Rai1 mostra così la stratificazione del suo intreccio sin dal primo episodio (già disponibile in anteprima su Raiplay): intorno al giudice Vittorio Pagani interagiscono una serie di personaggi che sono a lui legati in modo diverso, ma che paiono perlopiù usati dal magistrato per il suo scopo ultimo, salvare un figlio verso il quale già prima dell’incidente nutriva i rimorsi dovuti alla propria assenza e al fatto di non aver salvato sua moglie dal suicidio. Così l’ispettore della DIA Salvatore Berto lo aiuta a disfarsi dell’auto, coinvolgendo il giovane Nino Grava (cugino di sua moglie, entrambi in cerca di affrancamento dal clan Grava), mentre una giovane avvocatessa, ex tirocinante di Vittorio e sua protetta all’interno del Tribunale, dovrà difendere il giovane dall’accusa di aver volutamente attentato alla vita di Diego Silva nell’ambito di un regolamento di conti tra gang.
Tutti i personaggi di Vostro Onore di Rai1 risultano così collegati tra loro, in una dimensione familiare o di legami affettivi, amicali, di riconoscenza, che li impegnano l’uno nei confronti dell’altro: una scelta, quella di creare una ragnatela di collegamenti tra tutti i volti della serie, che la sceneggiatrice Donatella Diamanti ha giustamente definito in conferenza stampa “molto pericolosa” perché se uno degli elementi in ballo non funziona o risulta forzato rischia di tirare giù la credibilità dell’intera trama.



In questo senso Vostro Onore di Rai1 rischia di incorrere nel difetto maggiore di gran parte delle fiction italiane, l’ossessiva concentrazione sul primato della famiglia, non solo perché questa assurge a valore assoluto di fronte al quale nemmeno una vita consacrata alla giustizia riesce a soprassedere, ma anche perché i legami familiari diventano la fonte di tutto: di ogni azione, del rigetto dell’etica professionale, dell’interrogativo morale che attanaglia ma fino ad un certo punto, perché la risposta sul che fare sembra chiara fin dall’inizio.
Vostro Onore di Rai1, in questo senso, è un dramma legale e familiare più che un classico crime, perché in fondo il responsabile del crimine si conosce sin dall’inizio: lo spettatore sa già tutto, piuttosto la storia inizia dopo, con le conseguenze di un errore scellerato che porta ad una serie di eventi a catena in cui c’è una sola certezza, ovvero che ogni passaggio successivo peggiorerà semplicemente la situazione in un crescendo drammatico. Ha il pregio di farlo, oltre che con un ottimo cast capitanato da un Accorsi sempre più maturo, con una regia asciutta, che non si perde in inutili manierismi e che si concentra in primis sui personaggi, senza indugiare troppo sul contesto: plasticamente evidente, ma pur sempre sullo sfondo, è infatti una Milano che conosce la violenza anche senza che questa necessariamente si espliciti sulla scena, perché il confronto più violento e drammatico è tutto interiore ai personaggi.