Il Prof. di Rende è bruciato per niente

Il giovane insegnante “non era un insegnante”, era un entusiasta del vax, e sicuramente uno “con problemi psicologici”, come si dice di quelli che vanno liquidati subito

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Stefania Martani ha scritto un j’accuse molto coraggioso, molto sofferto sull’indifferenza nel mondo della scuola per quel collega che a Rende si è dato fuoco (NdR qui puoi leggere l’articolo di Stefania Martani)

Ma c’è qualcosa di peggio dell’indifferenza: c’è il cinismo di una informazione che soffoca, che mente per compiacere il potere. La scena, nessun notiziario l’ha mostrata, neppure accennata, e dire che era sconvolgente: una torcia umana proprio davanti alla caserma dei carabinieri, che avanza, avanza inesorabile nel turbinar di fiamme finché due gommisti non accorrono con gli estintori. Troppo tardi, il trentatreenne, portato subito all’ospedale, non ce l’ha fatta e probabilmente è meglio così, il suo sarebbe stato un interminabile calvario. Sui social le immagini si moltiplicavano, provocando commenti di strazio e di pietas, sui giornali e i telegiornali del regime, niente di niente. Poco dopo, è partita la contraerea: no, non è vero che era un professore; no, non è vero che fosse un antigreenpass, era pure vaccinato, due volte.
Stiano come stiano le cose, di sicuro c’è che l’uomo era un insegnante distaccato a Milano e che, si trovava sospeso per la miserabile campagna terroristica del regime; dopodiché, ogni ipotesi è possibile. Non lo è, invece, capovolgere la nuda concretezza dei fatti così come riferiti all’inizio, persino dai sindacati.
Dice bene Martani, che gli insegnanti li conosce essendo una di loro: l’indifferenza della classe docente è truce e non lascia molto spazio alla speranza. Ma l’indifferenza di un regime è peggio. Il giovane docente che si dà fuoco non deve essere tenuto così, come si dice in gergo giornalistico, perché rischia di turbare il potere e, come noto, il manovratore non va mai disturbato. A maggior ragione se acciaccato dopo le ultime non esaltanti performances. Una torcia umana va spenta nell’oblio, senza scrupoli, senza perder tempo, quale che sia la causa del suo gesto. Perché basta l’eventualità. Perché non si deve per nessun motivo ragionare su una strategia criminale che in due anni ha solo peggiorato la gestione sanitaria (una recentissima ricerca dell’americano John Hopkins Institute ha dimostrato con dovizia di dati che i lockdown alla sono stati ininfluenti ai fini del contenimento della pandemia, con un riscontro dello 0,2%). Di contro, l’opzione “tutti chiusi” ha scatenato effetti epocali sull’economia e sulla società, sui servizi e sulla psiche di milioni di cittadini trasformati in schiavi. Si marcia verso patologie sconosciute, ci si ammala di ritorno, si cede all’alcool e ad altri abusi. E, ogni tanto, ci si lancia da una finestra o, forse, ci si dà fuoco.
Come ha detto, pochi giorni fa, il viceministro alla Salute, e meno male, Sileri? “Continueremo a rendervi la vita difficile”. Come hanno ripetuto gli artisti felloni, i presenzialisti idioti? Che i novax dovevano ammazzarsi, morire in fiamme, in poltiglia verde, erano “peggio dei cani e dei sorci”, dovevano scontare la loro esistenza. Cosa hanno scritto tanti esercenti imbecilli? Cartelli che recitano “I cani possono entrare, i novax no”. Dove per novax non si intende tanto il lunatico convinto che il vaccino lo trasformi nel Goblin, ma i dubbiosi, gli scettici o semplicemente gli informati, quelli che a ragione si chiedono: ma se il siero è per un ceppo ormai estinto e non scherma quello attuale, del resto simile a un raffreddore, perchè io dovrei farmelo iniettare? E per quante dosi ancora? E a che serve un astruso assurdo codice puntiforme, cosa ha a che vedere con la salute pubblica se non serve “a dare la garanzia ai vaccinati di non contagiarsi”, come ebbe a mentire il presidente del Consiglio?
Eccoci serviti. Ed ecco che l’informazione serva si adegua ai desiderata dell’immanente Mattarella, “ai novax non sia dato spazio”. Veramente, Sileri ha annunciato che non gli vanno date neanche le sigarette, neanche al distributore automatico. E qualcuno ha scritto su Twitter a proposito dell’insegnante incendiato: “Dovrebbero farlo tutti i novax”. Caro Mattarella, non ci hai lasciato (per subito riprendertelo) un Paese unito, ci hai lasciato un Paese di merda. E in larga parte per colpa di quello stesso sistema che sei stato richiamato a proteggere.
Ora, nessuno sa cosa passasse per la testa all’uomo che, una mattina di fine gennaio, è sceso dalla sua 600 con due taniche di benzina, se l’è versate addosso, si è dato fuoco e si è messo a barcollare come un tizzone umano: basta il fastidio del sospetto, ah, ci voleva anche quest’altro rompicoglioni ad accendere dubbi, come se non avessimo già abbastanza emergenze: ma lo volete capire che lo stato concentrazionario è necessario, che Salvini e Meloni litigano, che la sinistra deve ritrovarsi, che il governo è appeso a un filo? Lo volete capire che è il resto del mondo a sbagliarsi, che noi abbiamo fuoriclasse come Speranza, come Locatelli e se dicono che bisogna restare tappati altri mesi o anni, lo fanno per salvarci? E poi comincia il Festival di Sanremo, andiamo, è questo il modo di guastarlo? Ha scritto una testata locale con zelo quasi commovente che “deve scartarsi la tesi del gesto dimostrativo contro il greenpass in quanto il professore aveva fatto due dosi e aveva tempo fino a metà febbraio per assumere il booster”. E se proprio questa fosse stata la prospettiva che lo aveva gettato nell’angoscia come tanti suoi colleghi e non solo colleghi?
Chi brucia giace e chi vive si dà pace. Il giovane insegnante “non era un insegnante”, era un entusiasta del vax, e sicuramente uno “con problemi psicologici”, come si dice di quelli che vanno liquidati subito. Insomma va rimosso il prima possibile. Ma era sospeso dal lavoro, in base alle regole discriminatorie, persecutorie del regime. Da Milano è tornato in Calabria e si è dato fuoco. Se era depresso, diremmo che ne aveva tutte le ragioni, che a milioni lo comprendiamo benissimo.