Checco Zalone a Sanremo accusato di transfobia, il cortocircuito del monologo LGBTQ

Checco Zalone a Sanremo accusato di transfobia per il monologo LGBTQ: il cortocircuito della "favola" sulla Cenerentola trans

@Rai1


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L’intervento di Checco Zalone a Sanremo, piazzato nello stesso spazio che nella prima serata era stato di Fiorello, è partito benissimo ed è finito in modo piuttosto mesto. Dalle battute sul maschilismo di Amadeus a quelle sulla tradizione delle “vallette sceme”, il comico pugliese aveva ingranato una marcia che sembrava perfetta per guidarlo verso un’esibizione a metà tra Zelig e un momento musicale tipico delle sue commedie. Invece ha scelto di inscenare un siparietto sul tema della transfobia, annunciato come un momento LGBTQ, che però ha fatto infuriare proprio quella comunità e non solo.

Checco Zalone a Sanremo con la “favola” LGBTQ

Con la “favola” su una principessa transgender, una novella Cenerentola interpretata da una transessuale brasiliana in Calabria, Checco Zalone sembrava voler parodiare le tante fiction Rai tutte uguali in stile melodramma contemporaneo (La Sposa, per dirne una su tutte). Invece, pur avendo come chiaro obiettivo quello di ridicolizzare omofobi e transfobici dando loro apertamente dei “coglioni”, ha finito per inanellare una serie di stereotipi sulle persone trans, rappresentandole col classico cliché della prostituta di strada che viene dal Sud America. Pessima scelta per un monologo in cui il come ha finito per annacquare il perché: schernire i bigotti ipocriti che non accettano le persone trans nella società ma le cercano nell’ambito della prostituzione forse non era il modo adatto a raggiungere lo scopo. Più che scardinare certi luoghi comuni, Zalone ha finito per riproporli tutti.

Il cortocircuito di Checco Zalone a Sanremo

E così un monologo contro gli odiatori e i bigotti pieni di pregiudizi nei confronti delle persone transgender e transessuali ha fruttato al comico proprio delle accuse di transfobia. Un cortocircuito clamoroso che nemmeno la canzone finale, una condanna dei “coglioni” sulle note di Almeno Tu Nell’Universo, è riuscito a risolvere nel finale. Certo, Zalone usa la mediocrità come una figura retorica e tramite quella percula cinicamente proprio quell’italiano medio a cui fa tanto ridere, ma stavolta qualcosa è andato storto, perché lo stesso risultato si sarebbe potuto raggiungere con delle premesse diverse. Possibile che nessun autore abbia sollevato la questione della problematicità di un monologo sui trans (peraltro nemmeno tanto innovativo, pieno di battute che fanno molto Zelig anni Duemila) basato sulla classica rappresentazione della prostituta brasiliana dal cliente bacchettone?

La comicità di Checco Zalone a Sanremo accusata di transfobia

L’umorismo di Checco Zalone – apparentemente spiccio ma invece molto più di sottile di quanto sembri – divide da sempre il pubblico in chi trova la sua comicità greve e chi sostiene che quella caratteristica sia la chiave con cui riesce a far ridere gli stessi ignoranti di cui abilmente, puntando sulla loro immedesimazione, si prende gioco. E certamente la seconda lettura è la più intelligente, ma la capacità di Zalone di incarnare e al tempo stesso sanzionare l’ignoranza non lo rende immune da sortite poco riuscite come quella sanremese, in cui certamente la scrittura ha fallito il suo obiettivo.

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