Djokovic, il Papa e l’Alta Fedeltà

Sia come sia Djokovic mi stava sul cazzo anche prima di tutta questa faccenda del vaccino, ma la vera notizia di queste ore è la visita del Santo Padre Papa Francesco a un negozio di dischi


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Djokovic. Forse dovrei parlare di Djokovic. Del suo ritenersi, è chiaro, sopra le regole. Del suo essere un anomalo No Vax, nel mare magnum delle notizie estemporanee che si trovano online e che nessuno si premura di verificare risulta che abbia una casa farmaceutica, ovviamente fuori da quella Serbia che utilizza solo spot quando ha bisogno di qualcuno che lo sostenga come eroe nazionale, che sta lavorando su vaccini, lui che da mesi sta ostentando la sua ferrea volontà di non vaccinarsi, salvo poi nascondersi dietro un presunto contagio, anche lì, se reale a sua volta gestito da padrone del mondo, partecipazioni a eventi pubblici, set fotografici, tutto fatto da positivo, in barba alle regole, così come è in barba alle regole, e anche a un minimo di rudimento di come funzioni il mondo nell’era social il pensare di poter tenere nascosto al Governo Australiano, il più rigido in fatto di norme Covid dopo la Cina, credo, il fatto di essere stato proprio a inizio anno in Spagna, vatti a fidare delle gallery che girano su IG. Dovrei parlare di Djokovic, provando a far scivolare il discorso non tanto sull’efficacia o meno dei vaccini, è evidente a tutti che ci si contagi anche se vaccinati, si stanno praticamente contagiando tutti quanti, come è evidente che l’essere vaccinati rende il contagio assai poco pericoloso, con le debite eccezioni, debite eccezioni che ci sono anche tra i non vaccinati, alcuni si contagiano e non hanno sintomi, fatto che li rende ancora più caparbiamente No Vax, il giochino di parole Novak Djokovic con le parole No Vax Djokovic e Non Giocovic hanno invaso l’internet, spaccandolo assai più del culo importante di Kim Kardashian, anche se io ho apprezzato assai più il culo di Kim Kardashian che i meme su Djokovic, è chiaro. Dovrei magari allestire una disamina sul potere dei soldi, sembra che la non partecipazione eventuale di Djokovic agli Open di Australia comporterebbe un buco di circa cinquanta milioni di dollari, per il tennista, non è dato sapere per gli Open, il silenzio degli sponsor del primo riguardo questa vicenda è a dir poco imbarazzante, mai quanto i deliri tra il fanatico e il vittimistico dei parenti stretti del nostro. Del resto la stretta correlazione tra vaccini e soldi è proprio al centro dello scontro tra i No Vax e il resto del mondo, almeno del mondo che ai vaccini può accedere, gente che fino a ieri manco sapeva che esistesse il termine multinazionale, gente che l’ha scoperto attraverso Google, una multinazionale, e che poi ne ha parlato su Facebook, un’altra multinazionale, che di colpo diventa antisistema, lì a accusare BigPharma di voler fare business, sai che scoperta, lasciando per altro i paesi del terzo, quarto e quinto mondo sprovvisti di vaccini, del tutto, e vai di varianti che proprio da quei paesi arrivano, anche se il Sud Africa, sia messo agli atti, non è esattamente un paese sudsahariano, non più di quanto non lo sia la Nuova Zelanda.

Insomma, fossi uno a cui interessa minimamente il tennis, o la cronaca spiccia, dovrei assolutamente occuparmi di Djokovic, mai come in questi giorni il tema No Vax è anche abbastanza inspiegabilmente al centro della scena, l’obbligo vaccinale per gli over 50, il super green pass necessario praticamente per qualsiasi cosa che contempli la socialità, dal lavoro allo shopping, molti a convincersi in maniera coatta a abbandonare le proprie radicali posizioni, un manipolo di ortodossi a inasprire, se possibile, ulteriormente le proprie posizioni, vedi gli sbrocchi pubblici sempre sui social, vedi gli insulti matti a chiunque posti la ormai neanche più iconica foto del braccio col cerottino post-vaccinazione, vedi i barbari insulti e gli agghiaccianti cenni di gioia per la morte del presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, è ormai storia che chiunque muoia, per i No Vax, muoia come conseguenza del vaccino, loro direbbero che è vero anche il contrario, avere come eroe uno come Djokovic, immagino, fatico sempre a seguire le logiche di chi si ostina a combattere il sistema senza avere uno storico, e soprattutto senza motivazioni che esulino dall’autoconvinzione di essere i soli scrigni della verità in un mondo fatto di ambiguità e menzogne, immagino che avere come eroe uno come Djokovic, quanti hanno condiviso la notizia, per altro lievemente sbagliata, che il serbo ha donato un milione agli ospedali di Bergamo (era Treviglio) durante il lock down?, come a dire che è sì un No Vax, ma proprio in quanto No Vax è moralmente superiore a tutti gli altri, vedi la ridicola associazione ai partigiani, il governo italiano e quello mondiale sarebbero invece i nazisti, loro liberi di spirito in un mondo di schiavi, sia un bel volano per quest’ultimo lacerto di resistenza, Dio mi perdoni per aver usato proprio questa parola qui, resistenza contro ogni buon senso, ovviamente, forse potrei anche tirare in ballo la razionalità, ma forse il concetto è sufficientemente chiaro.

Non mi piace il tennis, però. Certo, ho adorato i saggi a riguardo di David Foster Wallace, ma lì era la sua penna e la sua testa a intrigarmi, così come ho divorato l’autobiografia di Agassi, e anche in quel caso era la narrazione a interessarmi più che il suo campo d’azione, e se in passato ho amato John McEnroe è più per la sua fama di rissosa rockstar tutta eccessi e sbrocchi che per quel che suppongo abbia dimostrato di saper fare con la racchetta in mano (a me piaceva quando vedevo che la schiantava a terra, per essere chiaro). A dirla tutta, credo di non aver mai visto una partita di tennis in vita mia, sicuramente non dal vivo, e con buona probabilità anche in tv (parlo di probabilità perché con la mia poca memoria e il mio amorevole subconscio sempre in azione potrei anche averla vista e essermene dimenticato). Credo che l’essere stato in passato il tennis associato, parlo per me e per un immaginario comunemente ritenuto adeguato, alle classi sociali più alte, magari non ai livelli del golf, sport in effetti più di nicchia e comunque a appannaggio solo degli adulti, mi abbia in qualche modo spinto a costruire una sovrastruttura di pregiudizi nei confronti di questo sport, ho sempre avuto una specie di sindrome del brutto anatroccolo applicata allo status sociale, mica sarà un caso che io mi sia così appassionato di calcio, due zaini a fare da porta e un pallone da poche centinaia di lire e si poteva giocare ovunque, anche in strada, da piccoli. Sia come sia Djokovic mi stava sul cazzo anche prima di tutta questa faccenda, e dire che tra Serbi e Croati io sempre fatto il tifo per i primi, vista la mia avversione per gli Ustascia. Non parlerò quindi di lui e della sua disavventura australiana, e so che dire che non ne parlerò dopo averne parlato per quasi settemila caratteri altro non è che un artificio letterario, né più e né meno di quanto si costruisce una metafora per parlare di qualcosa parlando d’altro, dire a suocera perché nuora intenda.

Non volendo assolutamente infilarmi nel ginepraio delle imminenti elezioni del Presidente della Repubblica, in assenza di nomi che ritengo meritevoli di indossare i panni di capo dello stato, e dando perso per perso, a questo punto spero davvero che eleggano Silvio Berlusconi, ché se dobbiamo andare incontro all’apocalisse almeno lo si possa fare divertendosi tra nani e ballerine, musica francese in sottofondo, non mi rimane che concentrarmi su quella che è in effetti la vera notizia di queste ore, la visita del Santo Padre Papa Francesco a un negozio di dischi, a Roma.

Papa Bergoglio, lo so, viene spesso tirato per la giacchetta, nel suo caso una tonaca bianca, priva degli orpelli ricchissimi un tempo tipici del pontefice, del resto lui vive spartanamente in un convento, non nello sfarzo delle sale vaticane, quando si parla di pandemia, e di pandemia si parla in effetti ininterrottamente da un paio di anni, perché molti, scherzosamente ma non troppo, riportano al notissimi episodio del papa che schiaffeggia in piazza San Pietro una signora cinese troppo calorosa l’inizio della fine, come se a quello schiaffo fosse poi seguito una specie di guerra chimica e terroristica da parte dei cinesi, evidentemente del tutto intenzionati a farci pagare con strappi di catarro e sofferenze varie, via via fino alla morte di massa, quel gesto così irrituale, del resto è il papa, qualsiasi cosa dica o faccia è oggetto di scrupoloso vaglio da parte del tribunale dei social, pensate al casino avvenuto ultimamente quando si è lasciato andare a certe esternazione sul trattare cani e gatti come fossero figli, toccare cani e gatti è una di quelle cose che scatena l’ira dei proprietari di cani e gatti come solo dare degli esaltati ai vegani, è noto, quindi quello che andrò a fare di qui a brevissimo è quanto di meno originale vi capiterà di leggere, solo che per uno come me, figlio di un diacono, in un passato recente catechista, comunque cattolico praticante, seppur con tutta una serie di dubbi piuttosto macroscopici riguardo la Chiesa, intesa come gerarchia ecclesiastica più che come comunità di fedeli, constatare che il Papa, il Vicario di Cristo, schifi Spotify e se ne vada a comprare vinili in uno degli ultimi negozi rimasti in circolazione mi sembra quantomeno consolatorio, se non addirittura vivificante.  Mica sarà un caso che parlando di coloro che amano ascoltare la musica con tutti i crismi, dando il giusto peso alla qualità, e solo il Papa e Dio sanno quanto sia di qualità superiore l’analogico al digitale, si parli di appassionati di Alta Fedeltà, no? Voi poi fate come credete, ma il cristianesimo è in piedi da oltre duemila anni, non scommetterei che lo streaming possa ambire a tanto.