Il Primo Natale, l’ambiziosa commedia fantasy di Ficarra e Picone

I due comici siciliani, anche registi, a spasso nel tempo nell'anno zero della nascita di Gesù. Un film di confezione natalizia, che però riserva qualche sorpresa

Il Primo Natale

INTERAZIONI: 80

Nel 2019 Il Primo Natale, scritto (insieme al prolifico Nicola Guaglianone ed Enrico Testini), diretto e interpretato dal popolare duo di comici siciliani Ficarra e Picone, venne premiato da un notevole riscontro al botteghino, oltre 15 milioni, il migliore della loro carriera, dimostrando la bontà della loro scelta di puntare su di un film esplicitamente indirizzato alle festività.

Non è una sorpresa: muovendosi tra cornici diverse, tv, cinema e anche teatro (una versione de Le Rane di Aristofane diretta da un regista raffinato come Giorgio Barberio Corsetti), Ficarra e Picone hanno ormai dimostrato di essere una coppia capace di evolversi e far evolvere la propria comicità in una direzione apertamente satirica, in cui la vocazione alla risata prende la coloritura della commedia di costume che graffia e fa pensare. Ne era stata una dimostrazione quello che a tutt’oggi resta il loro film migliore, L’Ora Legale: un ritratto delle ipocrisie degli italiani medi, i quali sono per la legalità solo a parole e solo fino a quando le norme devono essere rispettati dagli altri e mai da sé stessi, che raggiungeva delle punte di amarezza autentiche, rese ancora più stridenti da un dispositivo comico via via sempre più paradossale.

Anche confortati dal successo di quel film – 10 i milioni incassati – Ficarra e Picone hanno rinnovato le loro ambizioni con Il Primo Natale, dal quale traspare immediatamente la qualità dell’impegno produttivo, con l’apporto di un grande direttore della fotografia come Daniele Ciprì, la cura nella scelta delle location – l’antica Palestina ricreata in Marocco –, le scenografie e i costumi curati da Francesco Frigeri e Cristina Francioni, un cast di volti credibili. La storia è quella natalizia per definizione della nascita di Gesù bambino, riadattata alla misura del duo comico e legata alla trovata fantastica del viaggio nel tempo che non può che rimandare al classico Non Ci Resta Che Piangere di Troisi e Benigni.

Il Primo Natale
  • CAST: Salvatore Ficarra, Valentino Picone, Massimo Popolizio
  • GENERE: Commedia

Salvo (Ficarra) e Valentino (Picone) sono rispettivamente un ladruncolo specializzato in furti di oggetti sacri e un prete assai devoto ma piuttosto vanesio, che ha l’abitudine di organizzare il presepe vivente al suo paese manco si trattasse di un musical. Salvo vuole rubare il prezioso bambinello della chiesa di Valentino, ma viene scoperto. Ne nasce un inseguimento tra i due i quali, una volta attraversato un canneto con un’enigmatica luce sul fondo, si trovano inspiegabilmente catapultati duemila anni addietro nell’antica Giudea. Cosa di cui, dopo gli iniziali equivoci, si rendono conto quando vengono presi in custodia dai legionari romani che li scambiano per dei rivoluzionari Zeloti in lotta per l’indipendenza ebraica.

I due si convincono che solo un miracolo li possa far ritornare al giorno d’oggi e perciò si mettono in cerca della Vergine Maria. Intanto a Erode (Massimo Popolizio), allarmato dalla notizia della nascita del Re dei Re, viene vaticinato che dei viaggiatori giunti da molto lontano saranno in grado di dirgli dove nascerà il figlio di Dio. E naturalmente quei viaggiatori sono proprio Salvo e Valentino, scovati da Erode e torturati per confessarla. I due perciò dovranno cercare in ogni modo di trovare Giuseppe e Maria e metterli in salvo: sia per consentire a Gesù di venire al mondo, sia per avere una speranza di ritrovare la via di casa.

Il Primo Natale soffre della sua natura ambivalente. Da un lato infatti si sente il peso della confezione natalizia da film per famiglie, con la tendenza alla commedia dei buoni sentimenti – il finale ecumenico col presepe e le canzoni natalizie di Dean Martin –, la presenza ruffiana di troppi bambini, la comicità un po’ facile che gioca sui prevedibili anacronismi – il mercante di Siracusa che regala a Erode i “cilindroni”, ossia i cannoli, oppure la partita a tombola. Dall’altro però c’è il ritmo da epopea picaresca, e soprattutto, in particolare nel prologo e nell’epilogo, l’ambizione di impiegare un meccanismo da genere fantasy per una riflessione sulla contemporaneità non del tutto accomodante.

Così il racconto riserva qualche sorpresa: nella forma in cui viene rappresentata la natività, lontana dall’iconografia consolidata, e nella modalità attraverso cui Salvo e Valentino cercano di tornare alla contemporaneità, che richiede la loro trasformazione in migranti, gli autentici ultimi tra gli ultimi di un mondo che potrà ritrovare il senso del messaggio cristiano solo riscoprendo l’amore e lo spirito di accoglienza per gli umili e gli indifesi. Ed è qui che Il Primo Natale, fatta la tara al tono un po’ dolciastro, trova il suo fondo di autenticità, che s’avvantaggia della simpatia naturale dei due interpreti, i quali in fondo incarnano un tratto dell’eterna maschera della commedia italiana, quello dei cialtroni obbligati da accadimenti più grandi di loro a trovare dentro di sé un coraggio che non posseggono.

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