Il focolaio alla Scala? C’è, ma nessuno ne parla più

La faccenda ha del grottesco e impone qualche ragionamento


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Che ne è del focolaio alla Scala dopo la Prima del 7 dicembre? Non se n’è saputo più niente e sì che c’erano 14 contagiati, naturalmente tra gli “inferiori”, maestranze, ballerini, retropalco. Hanno anestetizzato tutto e nessuno ne ha più parlato: viva l’informazione libera, sovrabbondante e overloaded, per dire in sovraccarico, ossessiva, onnipresente. Si vede che l’auspicio del senatore a vita Mario Monti, somministrare, troncare e sopire, ha avuto esito. Non avevamo dubbi e non resta che registrare come la tragedia finisce in farsa: dopo la Prima alla Scala, col Macbeth di Verdi riletto in chiave purtroppo contemporanea, con tanto di trombata in ascensore, scoppia un focolaio di Covid: bestia che figura. Tutti, dal sindaco piddino Sala al governatore leghino Fontana, a dire “Questa serata è stata possibile grazie al vaccino”, e poi c’è da asciugare l’imbarazzo generale: per tutti gli altri sarebbe scattata la quarantena, ma si sa che le leggi coi nessuno si applicano, coi potenti si glissano.
Volendo, uno potrebbe divertirsi col totountore: sarà mica stato il Manuel Agnelli impellicciato? O il Cattelan dei programmi flop? O magari proprio il Sala che, con supremo sprezzo dei poveri, diceva “E’ inutile preoccuparsi, questa serata godiamocela”? La Lamorgese che manda i gendarmi a perseguitare gli orfani del supergreenpass? O, Dio non voglia, proprio l’ovazionato Presidente, bis, bis, e anche dopo il ter, inteso come dose… Ma no, hanno dato la colpa alle comparse: anche nella lirica, volano gli stracci e pagano i fantocci. E sarà pure vero, ma c’è poco da minimizzare come fa l’ineffabile Open, quello che si arroga il diritto di fare le pulci agli altri: altro che “Rischio focolaio”, era già una certezza; che poi, essendoci in ballo immagine, privilegio, soldi e cartellone, si faccia finta di niente, è un altro discorso. Ma se basta un contagiato a far starnazzare tutti di emergenza, figuriamoci 14, tra cui due bambini: ed era solo l’inizio, ma è calato il silenzio ed è come non fosse mai successo.
La faccenda ha del grottesco e impone qualche ragionamento, ovviamente a rischio di passare per infame, perché ormai chi fa funzionare il cervello è un novax e, come dicono un po’ tutti, dalla Maggioni a Mentana, da Monti a qualche saltafila, non dovremmo più parlare. Se in un teatro pieno, stracolmo di bella gente supervaccinata, supertamponata, supergreenpassata, si scatena un focolaio – sul palco, in platea o nel retroscena poco importa – due sono le cose: o tutto ‘sto super non erano, e allora le terze dosi funzionicchiano, ma poco, giusto il minimo sindacale se va bene, di conseguenza il supergreenpass è una superpresa per i superfondelli; oppure, lì dentro, qualcuno mentiva. Ma siccome sarebbe vilipendio delle istituzioni anche solo sospettarlo, perché alla Prima ci vanno solo figure di alto profilo – e si sa che il potere è sempre limpido, cristallino, non mente mai, se dice che si è vaccinato è perchè è vero, lo ha fatto, e nessuno lo può dubitare; e al loro strascico i portaparola, i pifferai, per i quali vale lo stesso discorso, perché il potere è buono e giusto e fa solo il nostro bene; e infine ci vanno i saltimbanchi e le ballerinette prescelti dal suddetto potere, che non fanno niente di male, non disturbano nessuno, anzi danno sempre il buon esempio politicamente correttissimo che piace al potere, e si infilano per farsi notare a costo di sfracassarsi i maroni con tre ore di opera indigesta, che non capiscono, per di più peggiorata dal pompatissimo regista Livermore: ecco, dati causa e pretesto e le attuali conclusioni, non resta che la prima ipotesi: il vaccino copre come una coperta corta, il tampone è un bidone e il supergreenpass non tutela un accidente, anzi inganna. Con buona pace di Draghi. Come volevasi dimostrare.
Perdonate il cronista se dice le cose come stanno: potreste essere gentili e considerare che “mescola l’alto al basso”, come piace dire, la raffinatezza operistica con il parlar popolano: ma è proprio una figura di merda questo focolaio alla Scala dopo una Prima di esibizionisti, di privilegiati e di potenti, al punto da sconfessare l’intera strategia di controllo della pandemia; roba da far cadere il governo sotto il peso delle sue incompetenze, che sono tante, equamente spartite e oggi diventano una Nemesi perfino ironica: il vax funzionicchia? Moltiplicate le cosi. Il tampone non tampona? Dategliene di più, anzi imponetelo a quelli che arrivano dall’estero, cioè praticamente nessuno. Chiudere non è servito? E noi chiudiamo ancora: dài e dài, alla fine servirà, se non altro a prendere tempo per capire dove Draghi voglia andare.
Fa niente se i media di regime stanno già disinnescando la pazzesca situazione: i fatti sono lì e dicono che una liturgia di potere, in un teatro farcito di bella gente, mentre il resto degli sfigati e dei poveri cristi vengono inseguiti dalle guardie, non possono “assembrarsi” e gli viene resa la vita impossibile, una cerimonia arrogante, dicevamo si dimostra contagiosa, infettiva e fuori controllo. A che serve tutto l’ambaradan? Tamponi, QR, dosi a piovere, modalità puntaspilli? E poi, siamo proprio sicuri che il focolaio sia uno solo, dietro le quinte? Quanti, in quel falò delle vanità, saranno stati “positivi”, chi senza saperlo, chi avendo cura di non farlo sapere? Anche questo lo sapremo difficilmente, per non dire mai. Ma se tanto ci dà tanto, l’unico evento autorizzato dal potere, per il potere medesimo, si è rivelato un focolaio delle vanità: però stroncano le feste della gente qualunque, impediscono il cenone, lo shopping, tutti dicasi tutti gli eventi (saranno contenti i guitti ortodossi a sovvenzione governativa), aboliscono di fatto il Natale, che si potrà ancora augurare, ad onta della eurocommissaria Helena Dalli, ma sarà un augurio straziante per un Natale senza Natale. Per molti, ma non per tutti, più o meno infettivi. Caro Draghi, caro Speranza, caro governo, cari virologi, cari consulenti, cari manager della campagna (vaccinale), cari giornalisti embedded, cari tutti, andate a fare in culo.