Considerazioni sul cast di Sanremo e sull’era del ritorno del rock

Amadeus ha annunciato i Big del Festival in diretta dal TG1, in prima serata


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Amadeus, conscio di aver fatto una cosa clamorosa un paio di anni fa, quando ha spolierato gli artisti in gara a Repubblica, innervosito dalle anticipazioni di Chi, facendo di fatto incazzare tutti gli altri addetti ai lavori e all’informazione, ha annunciato urbi et orbi i ventidue concorrenti in gara al prossimo Festival della Canzone Italiana di Sanremo. Lo ha fatto in diretta dal TG1, in prima serata. Ecco alcune considerazioni a riguardo.

Non guardo la tv generalista. In casa mia non la guarda praticamente nessuno, salvo rarissime eccezioni. Certo, a cena, in cucina, teniamo la tv sintonizzata su La7, ma è più un sottofondo, la musica di Tony Bennett in ascensore in certi hotel.

A cena, quindi, ceniamo sempre col TG di Mentana, poi con 8 e mezzo condotto da Lilli Gruber. Trovo la giornalista altoaetesina sempre meno credibile. La apprezzavo in gioventù, credo, o così mi sembra di ricordare. Ho memoria di una sua foto paparazzata mentre leggeva il giornale nuda nel giardino di casa sua. Ricordo lo scandalo che ne seguì, lei giornalista del TG1, dovuto più al fatto che stesse leggendo il Manifesto che al fatto che fosse nuda. Ora è diventata una sorta di avatar di se stessa. Tutte le sere, da due anni a questa parte va in scena lo stesso speciale sul Covid19, con gli stessi ospiti, sempre quelli a dire sempre le stesse cose. Capisco che il Covid sia notizia golosa, ma un minimo di varietà, e che diamine. Lei, poi, appare compiaciuta nel paventarci una imminente apocalisse, credo che non dovrebbe dimostrarsi contenta per avere, senza sforzo, argomenti da trattare e ospiti da chiamare, non è professionale. L’altra sera, miracolo, a fianco dei soliti noti c’era Marco Mengoni, lì ovviamente per promuovere porta a porta il suo ultimo album, Materia (terra). Il cantante di Ronciglioni, va detto, ha anche parlato bene, o comunque è stato qualcosa di diverso dalla solita routine. Ha detto cose sensate, e ha invitato tutti a vaccinarsi e a fare attenzione, fregandosene dell’ovvio hating che gli pioverà addosso sui social. La Gruber, che è una sorta di capoultras del Covid ha assentito, poi gli ha chiesto del suo prossimo tour negli Stadi, all’Olimpico e a San Siro, nel 2022. Ecco, questa è stata una vera sorpresa. Perché è evidente, se prospetti un futuro prossimo e a lunga distanza di sofferenza, di morte, di malattia, di vaccini a ripetizione, di clausura, non puoi poi far finta di niente e parlare di concerti agli stadi. È evidente che se credi che quello sarà il futuro non ci saranno concerti negli stadi. Io lo vado dicendo dal 2020, e credo che anche il 2022 sarà così. Non lo dico compiaciuto, né per portare sfiga, è parte del mio lavoro, quello, ma vedo che stanno saltando tour indoor previsti ora e nei primi mesi del 2022, vedo che saltano praticamente tutti gli eventi relativi al capodanno, in piazza o meno, come si può ragionare su eventi come i concerti negli stadi?

E come si può ragionare su Sanremo?

Lo dicevo anche l’anno scorso, per altro. Poi si è fatto. È stato gridato al miracolo, share altissima. Grande Amadeus si è detto. Però si sono persi per strada un milione e mezzo di spettatori, un bagno di sangue. Ora si fa finta di niente, ma è stata una botta. E ora si fa finta di niente anche riguardo Sanremo 2022. Amadeus lo ha presentato al TG1, come se niente fosse. Come se tutto fosse ritornato normale. Qualcuno ci crede davvero?

Seconda considerazione. Il 2021 è stato l’anno dei Maneskin. Lungi da me tornare a parlare di loro, attenzione. Ma è un fatto. Hanno vinto a sorpresa Sanremo, hanno vinto a sorpresa Eurovision, hanno conquistato, ci dicono, il mondo, sono praticamente ovunque a provocare e portare il rock. Il rock è diventato di colpo argomento del giorno. I Maneskin ne sono diventati alfieri, e sul loro essere o meno rock si è aperto dibattito. Si è detto che grazie a loro il rock è risorto. Che grazie a loro ora c’è la fila alle sale prove, dove ragazzini di tutta Italia si presentano per suonare rock. Si è detto che sono aumentate lezioni degli strumenti classici, chitarra, basso e batteria, nelle scuole di musica, tutti per imparare il rock. Si è detto che i negozi di strumenti non ci stanno più dietro, tutti a fare rock. Manuel Agnelli ha parlato di nuovi Beatles, è noto.

Achille Lauro, Michele Bravi, Iva Zanicchi, Rkomi, Fabrizio Moro, Irama, Mahmood e Blanco, Giusy Ferreri, Giovanni Truppi, Emma, Aka 7even, Dargen D’Amico, Gianni Morandi, Ditonellapiaga e Rettore, Elisa, Noemi, Highsnob e Hu, Le Vibrazioni, Sangiovanni, Massimo Ranieri, La Rappresentante di Lista, Ana Mena. Ora, chiedo, e chiedo sinceramente, dove sarebbe questa ondata di rock di cui tutti parlano da un anno a questa parte, Amadeus in testa? Dove sono le chitarre elettriche, le batterie, i bassi, i cantanti a torso nudo e guepierre? Perché, credo, a parte Giovanni Truppi, insieme a La Rappresentante di Lista i soli due artisti che probabilmente andrei a vedere a un concerto tra quelli presenti, e Le Vibrazioni, che diciamo non sono esattamente nel momento più felice della loro carriera, costretti a andare a Sanremo ogni tot per farsi cagare da qualcuno, di rock nel cast non c’è neanche l’ombra. Tanto pop, misto a urban, qualche vecchia gloria, ma niente rock. Che ci abbiano bellamente preso per il culo?

Ultima considerazione, Sanremo mi ha già rotto il cazzo a tre mesi dall’inizio. No, non è questa l’ultima considerazione, quello era un inciso.

Ultima considerazione, dicevo. Sono nato nel 1969, ultimo fardello di un decennio che in qualche modo ha avuto un tappo sopra. Penso alla politica, per dire, al mondo del lavoro in generale, e, perché no, anche al mondo della musica. Io e i miei coetanei abbiamo sempre avuto un tappo sopra. C’era la generazione precedente, parlo di quando le generazioni non arrivavano una all’anno, che non se n’è voluta mai andare. Io, critico musicale, ho iniziato che c’erano i Mario Luzzatto Fegiz, le Venegoni, i Castaldo e Assante, quella gente lì, e sono ancora lì, ben oltre la pensione. Poi, giustamente, sono arrivati i più giovani, reclamando il presente, non il futuro, come dovrebbe essere. Io ho cinquantadue anni, che presente dovrei mai reclamare. Certo, se a rappresentarmi è poi gente come i Pool Guys, Paolo Giordano, Luca Dondoni, Andrea Laffranchi, forse è meglio il tappo dei vecchi, o i giovani che scalpitano. Comunque abbiamo sempre avuto un tappo, non siamo stati rappresentati. Ci siamo trovati, traslo alla politica, da D’Alema a Di Maio in uno sputo. 

Ora guardo il cast di Sanremo, vado di fretta, secondo i miei standard, ma ho già consumato l’interesse per il Festival, scusatemi, e vedo che nessuno della mia generazione è presente. Ci sono un sacco di giovani, anche giovanissimi, come Sangiovanni e Blanco, entrambi classe 2003, ci sono tre anziani, Ranieri, Morandi e Iva Zanicchi, ma non ci sono cinquantenni. Neanche uno. Il pubblico di Sanremo ha storicamente un’età media di sessantuno anni, quello di RAI1, credo, anche di più. A Domenica In, per dire, ci va ospite Sandra Milo o Gina Lollobrigida, non Aka 7seven. Che Amadeus abbia cannato la faccenda di come tenere lì quel pubblico?

Altra considerazione, parte di questa. Sorvoliamo su quelli che hanno presa la residenza all’Hotel Royal, penso a Achille Lauro, tornato da essere Super Ospite a essere concorrente, i numeri spingevano in questa direzione, Noemi e Irama, sorvoliamo su gente di cui io, che scrivo di musica, non ho mai sentito nominare Highsnob e Hu (lei la ricordo, era tra i giovani eliminati da Sanremo Giovani, negli ultimi anni), ma perché sono in gara anche i campioni di vendite, si fa per dire, di quest’anno? Cioè, come è possibile che siano in gara gente come Blanco e Sangiovanni, che hanno fatto incetta di Dischi di Platino, che sono le vere scoperte del 2021? Se vendi milioni di dischi, è la storia della discografia e quindi di Sanremo, non vai in gara con Iva Zanicchi e Dargen D’Amico, bravo ma non esattamente un campione, per intendersi, al massimo ambisci, come una Alessandra Amoroso qualsiasi, a andare superospite, se ci va lei ci posso andare anche io, perché no Sangiovanni? Invece eccoli lì. Tutti e due. Sarà che i Dischi di Platino vinti con lo streaming non portano soldi? Sarà che non danno una visibilità mainstream, ma solo per un pubblico di bimbiminkia? Sarà, chiudo, che siamo nel 2021, quasi 2022, e la discografia è ancora ferma al Festival della Canzone Italiana di Sanremo? Quello che doveva riportare in auge il rock, le chitarre suonate, le batterie pestate, i bassi a pulsare, e che invece ora sta lì a farci chiedere tutti quanti: ma chi cazzo è Ana Mena?