L’ennesimo caso di disinformazione discriminatoria verso centinaia di migliaia di cittadini considerati dementi o criminali è compiuto

I vaccinati contagiano quanto e più degli altri e le restrizioni sono misure tutte politiche adottate per nascondere il fallimento biennale di strategie inefficaci col pretesto degli untori


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Ma se le cercano? Cos’è, si stanno riciclando tutti in ragazzi della Pal o Pall? Scanzi e Lucarelli, un tempo coppia nell’arte (?) e nella vita, si direbbero presi dal demone dell’autodistruzione. Uno emette un volumetto che è una rassegna di sommarie biografie copiaincollate infarcita di attacchi personali, una operazione di cui non si capisce il senso, contro i “fascisti” cioè tutti quelli con cui ha qualche conto da regolare e, cosa ancor più insensata, ci tira dentro la Nazione Futura di Francesco Giubilei il quale giustamente querela. Scanzi è uno transitato dalla sinistra antipiddina ai 5 Stelle che odiano il PD al grillismo fuso col PD; ma è anche quello passato dall’irridere i preoccupati dal Covid “che è solo un raffreddore, porca di quella troia” all’ortodossia filovaccinista, augurando ai novax di cadere come mosche”; lo stesso che salta la fila per vaccinarsi in qualità di caregiver dei genitori, però da una beauty farm a 500 km, forse li badava con la telepatia.
Quanto alla Lucarelli, stessa musica: prima trangugiava involtini primavera alla faccia dei “razzisti” che temevano i cinesi e il Covid, adesso vorrebbe i novax squagliati in “poltiglia verde” e, schermata come nel giorno della fine del mondo, va al circo Massimo a puntare il telefono in faccia a gente comprensibilmente infastidita che, come in un film dei Nuovi Mostri, le ringhia “Nun rompe li cojoni”. Finché trova l’esaltato che molla una testata centrando fortunatamente il telefono. Pessimo, siamo d’accordo, ma questa faccenda di filmare chi passa senza consenso è assai discutibile sul piano deontologico, anche se la cronista Lucarelli non lo sa o non se ne cura. Fino al parossismo tragicomico per cui la no greenpass Daniela Martani le avrebbe “tirato una pigna in testa”: siamo, appunto, alle ragazze della via Pal o ad Antoine: se sei brutto, ti tirano le pigne. Davvero, ma se le cercano? La Martani, fornisce una versione opposta e, a istinto, più logica: anche lei al circo Massimo, intenta a far giocare la sua cagnolina Ariel lanciandole una pigna, s’imbatte in un capannello che inveisce contro una strana figura che ricorda un palombaro col telefono: si intromette, cerca di fare da paciere e, sbracciandosi, con la mano che tiene la pigna sfiora o urta il cellulare della “vittima”. In effetti, la accusata ha diffuso video che sembrano confermare questa versione; ha pure annunciato querela per diffamazione, ma queste son faccende loro, chi vivrà vedrà, se mai gli importerà. Il punto è che certi agitati sembrano costantemente proiettati verso la ribalta degli influencer, consapevoli che la sovraesposizione è il loro capitale: se scende, va in crisi tutta l’azienda personale fatta di ospitate, ingaggi, inviti, teatri eccetera. Insomma rischiano di ritrovarsi privi di sovvenzioni. Il che testimonia della scomparsa di un mestiere, quello del giornalista, sempre più millantato, sempre più snaturato, sempre meno netto, tra informazione e gossip, testimonianza ed egocentrismo, proiettato sullo spettacolo di se stessi a seconda dell’aria che tira.
Di che si preoccupano questi curiosi agit-prop di regime? Forse che il muro della narrazione unica, cui sono votati, comincia ad accusare crepe ovunque? C’è questo Bizzarri, ufficialmente comico, il quale ce l’ha con il giornale la Verità per il fatto di riscuotere un successo crescente: per forza, dice il comico, i novax pagano bene. Ma che vuol dire? Una provocazione volgare quanto pretestuosa: che dovrebbe fare un giornale, agire in modo da perdere copie per far piacere a Bizzarri? Allinearsi alla versione generale che stende tappeti rossi a Draghi, al regime, al PD, alla sinistra egemonica e si scaglia solo con le “bestie” salviniane? A proposito di tappeti rossi: il virologo Burioni, quello del red carpet alla festa del Cinema, quello abbonato a Fabio Fazio e che Renzi vorrebbe ministro della Salute, interviene in collegamento… alla Leopolda di Renzi. Che resta da capire?
Ai propagandisti in servizio permanente effettivo sfugge completamente il concetto di pluralismo dell’informazione: non riescono a tollerarlo, lo vogliono eliminare, gli intrattenitori noiosi, come i menestrelli del potere, sono uomini d’ordine, di regime. Vedi la Littizzetto che si produce in una tirata delirante e mistificatoria contro i “novax” che provocano le restrizioni: è un luogo comune, ampiamente smentito dai fatti e dai dati: i vaccinati contagiano quanto e più degli altri e le restrizioni sono misure tutte politiche adottate per nascondere il fallimento biennale di strategie inefficaci col pretesto degli untori. Ma Fazio ascolta benedicente e così l’ennesimo caso di disinformazione discriminatoria verso centinaia di migliaia di cittadini considerati dementi o criminali (pur pagando il canone anche per chi li diffama) è compiuto. Con sommo compiacimento del regime, che premia i suoi corifei, gli telefona, li sostiene anche quando drammatizzano il nulla. Non sono riconoscimenti di pura facciata, stanno a significare che il regime impone i suoi Arlecchini, sui media e in prospettiva in politica, tanto quanto punisce i dissidenti. Poi dicono che non ci stiamo avviando, a grandi passi, verso una situazione cinese.
Fatto sta che è difficile prendere per matti milioni di scontenti che in tutto il mondo protestano per difendere libertà sempre più sacrificate in nome di una sicurezza che non rassicura nessuno; è difficile la fede cieca in un elisir che doveva funzionare in eterno e si rivela a scadenza, e ravvicinata scadenza; è difficile non vedere le migliaia di controindicazioni, di effetti negativi (il che non porta a negarne la potenziale efficacia e utilità nel breve periodo), le manipolazioni statistiche, la smania autoritaria, il sistematico capovolgimento dei fatti, il terrorismo informativo. Ed è difficile, se non impossibile, sentirsi fare la morale da gente del tutto priva di titolo. Per dirla come va detta, certi moralisti alle 4 stagioni hanno veramente rotto i coglioni.