Encanto, nel nuovo film Disney la vera magia è nella forza della famiglia

Il cartoon di Jared Bush e Byron Howard ci porta in una Colombia fatata e sognante. Un musical che parla di talento, dell’accettazione dei limiti, del trovare il proprio posto nel mondo. Didascalico. Ma visivamente trascinante

Encanto

© 2021 Disney


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Encanto è il sessantesimo titolo nella storia dell’animazione Disney e prosegue, di concerto con la sua costola Pixar accolta un quindicennio fa nella grande famiglia, lungo una filosofia narrativa che s’estende in lungo e in largo, a certificare la vocazione all’inclusività e anche la forza simbolica di un brand capace di scolpire un immaginario autenticamente globale, capace d’estendersi dalle propaggini del Pacifico di Oceania e del sud-est asiatico di Raya e l’Ultimo Drago sino al Messico di Coco e l’Italia di Luca (questi ultimi due appunto targati Pixar).

Stavolta i due registi Jared Bush e Byron Howard (già premio Oscar insieme nel 2017 con il frizzante Zootropolis), coadiuvati alla direzione da Charise Castro Smith, ci trasportano dalle parti di una Colombia iridescente, coloratissima e fatata, certo più immaginaria che reale, con Encanto, che sin dal titolo manifesta la sua ispirazione da “realismo magico”.

E magica per davvero è la famiglia protagonista dei Madrigal, cui fa da collante la vecchia nonna Alma, che tanti anni prima scappò insieme al marito per trovare una terra in cui vivere, perdendo l’uomo della sua vita, ma coronando il suo sogno in un piccolo villaggio tra le montagne della Colombia, un luogo in cui rifarsi una vita, protetti dall’incantesimo d’una candela portentosa la cui fiamma non s’estingue mai, che regala ai nuovi nati della famiglia dei benefici poteri magici.

È così per tre generazioni, fino all’arrivo della nipote Mirabel, l’unica che, alla tradizionale cerimonia del quinto compleanno che segna per i Madrigal l’acquisizione delle mirabolanti capacità – le sue sorelle per esempio hanno il dono d’una forza sovrumana e d’una bellezza incantata e perfetta – resta invece una ragazzina normale. Dietro il mancato miracolo in realtà si nasconde un’oscura profezia che potrebbe addirittura portare la candela a spegnersi, e con lei a estinguersi il sogno d’intoccata meraviglia del paesino fatato.

La più chiara testimonianza del pericolo di cedimento strutturale di quel mondo è nelle concretissime crepe che cominciano a formarsi nelle pareti della casa dei Madrigal, che è anch’essa magica, un corpo animato che dunque soffre come un essere vivente per quelle inspiegabili lacerazioni. E naturalmente, nella numerosa famiglia fatta tutta di talenti sovrumani, a chi se non all’apparentemente anonima Mirabel toccherà trovare con il suo acume e coraggio una soluzione alla crisi?

Supportato dalle musiche di Germaine Franco e dalle canzoni di un grande talento del musical contemporaneo come Lin-Manuel Miranda (In The Heights, Hamilton), Encanto è una scoperta allegoria della ricerca del proprio posto del mondo, del delicato passaggio della linea d’ombra – simboleggiato dalla soglia che ogni Madrigal deve varcare per scoprire il suo potere-vocazione –, dell’accettazione dei propri limiti, dell’individuazione del talento e del peso che significa portarlo – come sanno le sorelle di Maribel, apparentemente, pensa lei, felici e sicure di sé stesse, e invece tormentate dall’opprimente eccesso di aspettative familiari. E Maribel è il punto di sintesi di questo processo, forte della sua “normalità” e del suo sguardo diverso, potenziato e non indebolito dai grandi occhiali che le fanno vedere ciò che gli altri non sono capaci di vedere.

Encanto espone il suo messaggio con una prevedibilità quasi didascalica. L’incanto è soprattutto nella qualità dell’animazione, nella precisione della messinscena, costruita su scenografie arzigogolate sempre sul punto di esplodere, ricchissime di colori, di personaggi – sono ben dodici i componenti della famiglia Madrigal – e soprattutto di infiniti dettagli visivi, richiamati continuamente da quella magione spiritata in cui ogni più minuto elemento architettonico può prendere improvvisamente vita.

Ed è anche un film sulla crisi Encanto, sulle cadute, le rotture, i crolli e i collassi, cui solo la famiglia riesce a dare una risposta, intesa anche nel senso della comunità più allargata cui i Madrigal appartengono. Perché è certo quello, il legame di sangue e di affetti tra gli individui, l’autentico potere che consente di superare ogni traversia. Non a caso, la facoltà straordinaria della madre di Maribel è legata alla cucina, alla sua capacità di sfornare manicaretti che guariscono istantaneamente le ferite. Non per il cibo in sé, ma per l’amore con cui è preparato.

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