Wagner Moura su Narcos, il ritorno da regista nello spin-off e i riferimenti a Pablo Escobar

L'ex protagonista Wagner Moura parla dell'eredità di Narcos, del ritorno da regista nello spin-off e della scena della morte di Pablo Escobar che si è ritrovato all'inizio del terzo episodio da lui diretto


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Wagner Moura è tornato sul set della produzione che lo ha reso il volto di Pablo Escobar per decine di milioni di spettatori in tutto il mondo. Chi ha visto Narcos: Messico 3 senza saltare la sigla d’apertura di ogni episodio, la deliziosa Tuyo di Rodrigo Amarante, avrà notato nei crediti il nome dell’attore col ruolo di regista.

Wagner Moura ha diretto infatti due episodi dell’ultima stagione dello spin-off di Narcos, il capitolo finale che chiude l’intera saga con una trama che supera in linea temporale i fatti della serie originale, raggiungendo gli anni Novanta. Tra le coincidenze che Moura ha vissuto con più piacere, c’è stato proprio il fatto di dirigere il terzo episodio in cui viene mostrata, in una scena televisiva, la cattura e la morte di Escobar, con gli ultimi istanti di vita del narcoterrorista colombiano che ha interpretato con una trasformazione fisica notevole.

Wagner Moura si è già cimentato come regista nel film Marighella e la sua direzione di Narcos: Messico rivela una tecnica egregia e uno stile perfettamente integrato con l’estetica di Narcos. Per l’attore il ritorno nella produzione dello spin-off, partito come un prequel ambientato negli anni Settanta e poi diventato un sequel con l’ultima stagione, è stata l’occasione di fare un bilancio di un’esperienza che ha stravolto la sua carriera, facendogli spiccare il volo dopo anni di dura gavetta. Ora il cerchio si è chiuso passando dietro la camera da presa, peraltro ripercorrendo la morte del suo personaggio in Narcos all’inizio del terzo episodio di Narcos: Messico 3, come ha spiegato l’attore a Entertainment Weekly.

Abbiamo provato a rimontare la scena in modo che non sembrasse esattamente come è nel decimo episodio della seconda stagione di Narcos. Abbiamo preso il filmato e l’abbiamo rimontato in modo che potesse anche corrispondere allo stile che stavo cercando di usare nel mio episodio. Stavo cercando di essere più vicino a Pablo in quelle scene e di renderle un po’ più frenetiche rispetto a come è nell’episodio precedentemente diretto da Andrés Baiz.

Nel suo bilancio Wagner Moura ha espresso enorme gratitudine per la possibilità di raccontare una storia vera ed emblematica di un dramma che ha segnato e ancora affligge tanti Paesi del Sud America.

Narcos è stata una cosa davvero importante per me nella mia vita, sotto aspetti molto diversi. Uno di questi era essere consapevoli di qualcosa di veramente forte e tragico, specialmente qui nei paesi che producono ed esportano droga. Messico, Brasile, Bolivia, Sud America, America Latina, è qui che sta succedendo questa guerra. E di avere la chiarezza di quanto sia sbagliata la guerra alla droga, che questo è solo un mezzo per esercitare il controllo sociale nei paesi poveri dove i giovani molte volte non hanno altra scelta che il traffico di droga. Questi sono i luoghi dove i giovani vengono uccisi, muoiono per niente. Il fatto che la guerra alla droga sia un grande flop mi è stato molto chiaro quando stavo lavorando a Narcos.

Wagner Moura non teme di restare ingabbiato nel ruolo di Escobar, che ha interpretato per due stagioni tornando poi nella seconda di Narcos: Messico per un cameo e ora come regista di due episodi nella stagione finale.

Narcos ha fatto sapere alla gente chi ero in tutto il mondo. Non ho mai fatto niente come attore popolare come Narcos, quindi ha aperto molte porte nella mia vita professionale. E ho avuto molte gioie e connessioni personali. Come brasiliano che parla portoghese, sono andato e ho vissuto in Colombia, ho imparato a parlare spagnolo, ho portato i miei figli in Colombia, hanno vissuto lì con me, sono andati a scuola lì, hanno imparato lo spagnolo. Mi ha davvero legato all’essere latinoamericano e al lavoro con persone provenienti da tutti i diversi paesi dell’America Latina. Sono ancora molto legato alle persone che hanno creato Narcos: Messico. Ce ne sono così tanti nella troupe che erano nella prima stagione di Narcos ed erano ancora lì ora. Quindi sì, è molto speciale nella mia vita. Senza dubbio. 

Wagner Moura si dice “davvero orgoglioso dello spettacolo“, che sa essere sia “politico” sia “puro intrattenimento“, un “equilibrio molto, molto difficile da realizzare“. Inoltre la serie ha contribuito in modo “molto accurato” alla consapevolezza della gravità del fenomeno del narcotraffico: “Potremmo inventare un sacco di cose, ma quei personaggi esistevano e quelle cose sono accadute davvero. Allo stesso tempo, è qualcosa di divertente da guardare“. Un binomio che ha fatto il successo di Narcos per sei stagioni tra serie originale e spin-off e che si è concluso in modo circolare, con un ritorno alle origini della storia di Escobar e un suo superamento nel racconto messicano.

Ecco un video dal backstage dell’episodio 3 diretto da Wagner Moura, che ha dovuto cimentarsi anche con una della scene maggiormente cariche d’azione della stagione, quella della sparatoria all’aeroporto di Guadalajara in cui il regolamento di conti tra il cartello degli Arellano Felix ed El Chapo finisce per mietere una vittima eccellente, il cardinale Posadas Ocampo.