Spiegare l’arte è sport che chi pratica svogliatamente, ben sapendo che non porterà a nessun risultato, sia che si pratichi sport per superare limiti, per vincere premi, per dimostrarsi migliori o solo per piacere. Perché spiegare l’arte, è evidente, è qualcosa che l’arte stessa non contempla, raccontare l’irraccontabile, mettere le didascalie a qualcosa che è stato pensato per non averne, aggiungere l’audio a un film muto, le immagini al film Blue di Derek Jarman.
Quello che l’artista, qui di arte si sta parlando, sia chiaro, vuole dire lo dice nel momento esatto in cui si compie, l’arte parla con l’arte, prendere o lasciare, e il fatto che io stia qui a specificarlo, in fondo, è piccolo esempio di quell’inutile sport, solo fatto con un minimo di consapevolezza. Intendiamoci, non che il senso della critica sia vano, tutt’altro, ma non è certo spiegare cosa si vuole dire usando certe armonie, certi accordi o certe parole il senso ultimo di questo mestiere. Semmai fornire i mezzi per decifrare ciò che a orecchio nudo è indecifrabile, mancano sufficienti diottrie, manca un pizzico di consapevolezza, o anche solo non è ancora formato un vocabolario all’altezza della situazione. Fornire quei mezzi e al limite suggerendo chiavi di lettura, tenendosi a debita distanza dal fare proclami, pur nella fermezza delle posizioni prese e tenute. Chiunque però pretenda di dirvi cosa Tizio sta dicendo mentre dice qualcosa, beh, oltre a finire nel ridondante mistifica, o semplicemente pratica uno sport inutile, dal quale non trarrà altro giovamento che l’aver fatto uno sport inutile. Per questo, anche per questo, non solo per questo, ascoltare Solo musica di The Leading Guy, featuring Vinicio Capossela con l’intenzione poi, di dire cosa intendesse in quel determinato passaggio, a cosa si riferisse prima di quel ritornello, o più in generale provando a contestualizzare l’ovvio, è qualcosa che eviterò accuratamente di fare.
La canzone sta lì, nella sua struggente ferocia, ferocia applicata a se stessi, che sia l’artista che la canta dopo averla composta e scritta, il suo ospite e collega, o noi che ascoltiamo, come ferocia rivolta a chi di quelle parole è destinatario, metaforico o letterale, basta ascoltarla e lasciare che quelle note e quelle parole facciano il loro dovere. Solo musica è il ritorno in scena di uno dei più interessanti cantautori italiani, identificabile ancora come giovane per quella stortura tutta nostra di considerare la gioventù come un valore aggiunto e quindi estenderla quasi a chiunque sia ancora in vita, certo, e con un passato già ben più che semplicemente onorevole, diciamo pure degno di gran nota. Una canzone, il titolo è già chiaro segnale, con un testo in italiano, seconda nella carriera del nostro ma indicatrice di un cambiamento che porterà a un intero lavoro nella nostra lingua.
Una canzone che è figlia dei padri fondatori dell’immaginario di The Leading Guy, motivo che lo ha tenuto fin qui lontani da questi lidi, il timore reverenziale di rovinare qualcosa di sacro, forse anche una certa reticenza a prendere di petto certi temi, magari anche a accendere certi confronti. E la presenza di Vinicio Capossela, che di quel pantheon è indubbiamente un protagonista, potrebbe anche essere letta come il tentativo di cercare protezione, intendendo con questo il gesto fragile di chi vuole accanto un volto sicuro, adulto, per affrontare un viaggio, o quello di chi, entrando in un bar malfamato, e cosa di più malfamato del mondo discografico c’è oggi?, si porta appresso uno che se c’è da menare le mani sa come muoversi. Così, mi sento di dire senza paura di essere smentito, non è.
Nei fatti l’inedita coppia The Leading Guy + Vinicio Capossela è perfettamente a proprio agio in questo ambiente, una canzone cantautorale nel senso nobile del termine, quindi perfettamente a pennello sulle spalle ricurve del cantautore di Ovunque proteggi come in quelle più giovani dell’artista bellunese, e questa naturalezza permette loro di interpretare con trasporto una canzone che più adulta non si può, malinconica, rabbiosa, disincantata senza però sfiorare la rassegnazione, con rimorsi, forse, ma non rimpianti, Cacucci e la banda Bonnot, Blue e le pareti di Bologna non me ne vorranno per questa appropriazione indebita. Solo musica parla di musica, non sto spiegando nulla, tranquilli, è evidente.
E parla del sistema musica, con lo sguardo fermo di chi, qui dovrei usare la voce del doppiatore storico di Jeremy Irons, avendo subito un danno e essendone consapevolmente sopravvissuto ora può essere pericoloso. Perché, lo dice uno che quel che Solo musica mette in parole e note da anni prova a dirlo, con un’angolatura assai diversa, è ovvio, diverso è il ruolo, e diverso anche lo sguardo, oltre che la poetica, il marcio che si annida sotto quel tappeto lo si può raccontare in modi assai diversi, io uso la clava, il lanciafiamme, la mazza da baseball ricoperta di filo spinato, The Leading Guy in compagnia di Vinicio Capossela, fratello maggiore e padre spirituale usano l’arte di emozionare, esprimendo appunto quella feroce malinconia cui si faceva cenno sopra, e il risultato finale è una scena del crimine di quelle coi segni in terra, lì dove un tempo erano cadaveri, resta da capire se a morire sia stato il The Leading Guy del passato, quello che ha provato a fare i conti col Lato Oscuro della Forza, il sistema tutto o la tanto sospirata musica, lasciata sola in balia dei mostri.
Quel che Solo musica però ci dice, a parte il significato vero del brano, che potete ascoltare e decifrare serenamente da soli, è che The Leading Guy e The Leading Guy che canta in italiano e canta in italiano una canzone così eterea, in apparenza, ma nei fatti così monolitica e destinata a rimanere nel tempo, si candida ancora di più a essere una delle pietre angolari della nostra musica cosiddetta leggera, e per farlo, di questo in effetti si parla nel testo, fa un passo a lato, lasciando la macchina per proseguire a piedi, in solitaria, con la sua squadra, certo, Taketo Gohara ancora al suo fianco in fase di produzione, ma senza gli orpelli dei giganti, pesanti nel muoversi e miopi come un ciclope, anzi, come Polifemo, dopo che Ulisse lo ha colpito al solo occhio. La speranza, qualcosa in più di una mera speranza, è che non si debba aspettare troppo tempo per ascoltare le nuove canzoni, perché da una parte ci si augura che tutto quello che abbiamo vissuto nell’ultimo anno e mezzo e passa sia in procinto di tirare gli ultimi sussulti, augurio rivolto a tutti, non solo ai musicanti e a chi di musica si occupa, come me, e ci si augura pure che proprio in virtù di una riapertura graduale la discografia, anche quella indipendente di cui oggi The Leading Guy torna consapevolmente a far parte, possa rimettersi in moto, sicura dei talenti fatti fruttare e di quelli che una vera ripartenza non potrà che veder nascere.
Solo musica, a oggi, è una delle più belle canzoni uscite nel 2021, sorta di requiem mozartiano ma in assenza di agonia e delirio da agonia, qui sto citando Forman, non certo Alex Ross, un brano sconcertante, certo, disturbante, come la vera arte dovrebbe sempre sapere fare, un brano assai gradito, anche se come le rose di Nilla Pizzi, fa male, alla faccia della musica leggerissima.