Cani e gatti amano tutti, per affezione e riconoscenza, eppure continuano a farli vivere in lager

Continuano a piovere leggi a tutela degli animali che non servono a niente, perché l'egoismo dell'uomo le aggira con cinismo spietato. Io vi salverei tutti, proprio tutti!


INTERAZIONI: 180

Vi salverei tutti, tutti. Voi, coi vostri occhi che risucchiano amore. Con quelle orecchie che aspettano un richiamo. Coi vostri fiocchetti che vi mettono al collo nella speranza di rendervi più irresistibili. Più adottabili. Ma lo siete già voi, con quel bisogno così scoperto di adorare. “Cos’è un cane?” scrive Houellebecq ne Le possibilità di un’isola “È una macchina per amare. Tu gli presenti un umano, e quella è la sua missione. E per quanto orribile, stupido, crudele possa essere quell’essere umano, il cane lo ama”. No, caro Michel. Cani e gatti non sono macchine d’amore: amano sapendolo, lo diceva bene Schopenhauer, amano per affezione e riconoscenza e così tutti gli animali. Non c’è una razza che non si leghi a chi li ha cresciuti da piccoli, andatevi a vedere certe scene di leoni, di tigri, di orsi che riconoscono i loro “familiari” anche dopo anni. Loro sanno. E arrivano a dominare l’istinto pur di amare chi li ha amati. Ciò che non sanno fare invece è odiare, nostra specialità. Non detestano neppure chi li abbandona: restano ad aspettarlo in eterno o almeno finché un altro essere umano non regalerà loro una nuova illusione.
E sono tanti, sempre di più. Solo a giugno sono infatti aumentate del 17% le cessioni di animali rispetto allo scorso anno e del 60% l’abbandono dei gatti: poi la tendenza è continuata, è peggiorata. Su questo sono d’accordo tutti, tutte le associazioni, Enpa, STD (Save The Dog), Lav, fino a Coldiretti, agli enti indirettamente coinvolti, ai singoli canili sparsi in tutta Italia. Ma non siamo solo noi, la vergogna è europea, unisce, una volta tanto, Francia, Inghilterra, Germania, noialtri. Tutti.
Qualunque causa è buona, qualsiasi mutamento di vita: la morte di un anziano, con gli eredi che, per prima cosa, si sbarazzano di quella sua compagnia; la nascita di un figlio; un graffio considerato come aggressione feroce; una vacanza, secondo il più atroce copione. Scuse. Pretesti. False necessità per nascondere la viltà. Perché le adozioni erano cresciute in tutta Europa a inizio pandemia, e un po’ per tamponare la disperazione della solitudine e un po’ per poter uscire, cosa che solo un quattro zampe al guinzaglio consentiva. Poi, passata – per il momento – la paranoia, gli animali sono tornati in quei canili da cui erano stati strappati, oppure direttamente sulla strada. Lasciati dove capita, legati a un palo, in una scatola di cartone, in un cassonetto, o in un deserto di rovine. Con gli occhi grandi come lo sgomento. Soli, sotto il diluvio o il sole che gli entra nella carne quando è estate.
Loro sentono. Percepiscono perfettamente, più di noi, la lealtà e il tradimento. Si ammalano come noi, si lasciano morire. Non protestano, non avvelenano con parole maligne. Si lasciano trovare oppure morire. E ci vuole davvero un cuore nero, un cuore velenoso per scaricare uno di loro, voltarsi e andare via. Animali, anime che ci hanno salvato dalla depressione, dall’angoscia, dall’infermità, dal telefono che non suona più. Ci hanno dormito in braccio, ci hanno baciato in quel modo irresistibile. Hanno dormito con noi. Hanno scaldato i nostri sogni, diradato gli incubi. Come si può lasciarli marcire in un canile o disperdere nell’abbandono di una metropoli?
C’è gente che non esita a mollarli anche dopo dieci, quindici anni di convivenza. Vecchi, magari malati, abituati all’amore e ancor più bisognosi di cure. Nell’impossibilità di salvarsi che hanno tutti i vecchi. Che feccia disumana è mai questa? Ma lo fanno, a migliaia. Guardatevi sempre da chi parla, parla e parla: di norma lo fa solo di se stesso, il mondo non gli interessa, il mondo è un orpello da indossare, da mettere al dito e non c’è amore e non c’è pietà. E non è proprio così come si dice, che chi non ama le bestiole non ama neanche i propri simili, chi non ama gli animali in fondo odia tutti e ama solo se stesso. E, se scavate a fondo, qualche carognata nei confronti di un animale prima o poi l’ha fatta.
Poi ci sono quelli che i cani e i gatti, e magari i pappagalli e le iguana, li vogliono, ma solo purissimi, carissimi, da esibire come gioielli. Mentre i canili, i gattili scoppiano di latrati e di richiami. Non è morale comprare un’anima, lo è riscattarla. I ricoveri animali non ce la fanno più, anche perché ancora troppo pochi procedono alla sterilizzazione che evita nuove torme di randagi, destinati a sofferenza e sicura morte. E oramai si adottano solo cuccioli: poi, appena cresciuti…
Al Sud le situazioni peggiori. Canili lager, situazioni insostenibili, abusivismo, violenza, esemplari fatti inferocire con le botte e la fame, addestrati ai combattimenti o semplicemente torturati per divertirsi. A volte la pubblica autorità interviene, ma è una farsa: subito i reclusori vengono riconsegnati ai gestori, per lo più affiliati a organizzazioni criminali. I Comuni, gli stessi sindaci sono o conniventi o complici, il randagismo e la strage animale vengono considerate piaghe endemiche, che non ha senso combattere, nella solita rassegnazione che avvolge qualsiasi emergenza. Piovono leggi che non servono a niente, non risolvono niente. L’egoismo dell’uomo le aggira, il suo cinismo è spietato e lascia un ansimare incatenato a una sbarra.
Ed io vi salverei tutti. Coi vostri fiocchi rossi e i vostri occhi colmi di speranza disperata. Con le vostre ferite che siete pronti a dimenticare. Perché siete migliori di noi e non è retorica. Scrigni di un amore arcano e inesauribile, ammalati di uno slancio indifeso e infinito. Voi vi fidate. Per questo è una vigliaccata, un omicidio diverso ma non meno infame, torturare uno di voi: se ha deciso di seguirti, si lascerà annientare credendo ancora sia amore. Questi animali sono soli, sapete. Soli con la loro libertà. Soli col loro sforzo di parlarci. Con il loro amore inspiegabile e invincibile, che ci lasciano anche quando sono tornati al loro paradiso. Vanno a scaldarsi sulla riva del cielo e tu senti che ti guardano, come quando li incontri per strada, dietro a un vetro.