Spencer a Venezia 78, Kristen Stewart convince a metà (e i paragoni con The Crown sono inutili): recensione

Lady Diana secondo Pablo Larraín, Spencer a Venezia 78 racconta una principessa triste e solitaria, incarnata da Kristen Stewart: recensione

Spencer a Venezia 78

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Una principessa in gabbia: questo è Spencer a Venezia 78, nuovo film di Pablo Larraín con Kristen Stewart nei panni di Lady Diana. Seguendo lo stile di Jackie, il regista non mette in scena il solito biopic, ma si concentra su un momento particolare della vita dell’amata principessa del Galles. Donna solitaria e prigioniera, anche Lady D come l’ex First Lady è dipinta come un uccello a cui hanno tagliato le ali. Rilegata tra quattro mura, Diana cerca di sopravvivere all’etichetta reale, covando dentro di sé il desiderio di fuggire come uno di quei fagiani a cui gli uomini a corte si dedicano con la caccia sportiva.

Il film si concentra su tre giorni nella vita della Principessa: la vigilia, il Natale e il Boxing Day dei primi anni ’90, quindi molto prima del fatale incidente che porrà fine alla sua favola. Larraín segue in maniera ossessiva Kristen Stewart mentre si dimena, ha attacchi di panico, di ansia al pensiero di dover passare quei momenti insieme alla sua famiglia. E poi si sofferma per guardarla bene: i primi piani mettono in risalto la sua figura snella, sottolineando il disturbo alimentare di cui soffrì la Principessa durante il travagliato matrimonio con il Principe Carlo, minacciato dall’ingombrante figura dell’amante Camilla.

Ma il regista non è interessato a scovare gli intrighi e gli scandali, piuttosto vuole cogliere una versione inedita di Lady D. Attraverso la Stewart, protagonista assoluta della pellicola, Larraín riesce a trasmettere bene la sensazione di soffocamento in cui si sente in questa situazione, paragonandola a una martire al pari di Anna Bolena, la più famosa moglie di Enrico VIII, che fu decapitata. Diana arriva ad ossessionarsi alla figura della donna, tanto da trasformarsi quasi in lei. In questo senso, la scrittura di Steven Knight – autore di Peaky Blinders – aiuta molto a immergersi nel contesto storico e nelle emozioni trasmesse sullo schermo.

La Stewart, ormai lontana dall’immagine dell’umana Bella di Twilight, convince in questo ruolo “inedito”, ma non abbastanza. Sulla scena mostra una certa padronanza nella parte, ma recita letteralmente seguendo un copione. Non c’è una sbavatura nella sua performance, né un attimo di esitazione. Ogni gesto è studiato a tavolino. Con lei in scena, il resto del cast e dei personaggi letteralmente sparisce: ad esempio, Carlo (Jack Farthing) è descritto come una macchietta e insicuro, la Regina è una presenza imponente ma a modo suo resta in ombra. E poi c’è Maggie (Sally Hawkins), governante e amica fedele di Diana.

Indubbiamente Spencer a Venezia 78 ha lasciato il segno con un biopic diverso e accattivante, e perciò i paragoni con The Crown sono inutili. La serie Netflix ha esplorato il matrimonio di Diana e Carlo nella quarta stagione, mentre il film di Larraín è solo il ritratto di una Principessa triste ma decisa, sull’orlo di prendere una delle decisioni più importanti della sua vita: divorziare dal marito e allo stesso tempo, liberarsi dalla famiglia reale. Solo così potrà librarsi in aria, finalmente libera e non più in gabbia.

Spencer uscirà prossimamente in Italia.