Omicidio a Easttown, Kate Winslet illumina una serie lenta che non è l’erede di True Detective

Omicidio a Easttown è un crime a lenta combustione che non si è guadagnato il paragone con l'eccelsa True Detective

Omicidio a Easttown

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Omicidio a Easttown, in onda su Sky e disponibile su NOW, è stata accolta come una potenziale erede dell’eccelsa True Detective, un crime cupo e intricato che non disdegna una sottile vena ironica e un gran filone drammatico da esplorare. C’è tutto questo nella serie che vede protagonista un’inedita Kate Winslet, nei panni di una detective con molti più problemi personali che casi da affrontare, in una piccola località della Pennsylvania in cui tutti sanno tutto degli altri.

Per sgombrare il campo da ogni paragone eccessivo va detto subito che Omicidio a Easttown non si avvicina nemmeno lontanamente a True Detective per qualità drammaturgica, sebbene sia una serie indubbiamente ben scritta ed interpretata, con una regia classica e capace di creare buone atmosfere. Non si va molto oltre però, perché di questo crime abbastanza tradizionale colpisce soprattutto la carburazione lenta della trama: il caso centrale, l’omicidio di una giovane madre che si scopre aver mentito sulla paternità del figlio, sembra vagamente collegata alla sparizione di una coetanea rimasta irrisolta un anno prima e ancora con quella di un’altra teenager che sparirà nel corso della trama. Tutto questo però avanza davvero lentamente nella narrazione, con il primo vero colpo di scena che arriva solo alla fine del quarto episodio: un’attesa decisamente troppo lunga.

Alla progressione flemmatica del racconto in Omicidio a Easttown si aggiungono dialoghi lunghi, a volte anche divertenti, spesso troppo personali, che spostano l’asse verso il dramma personale e lasciano da parte il registro crime depotenziandolo notevolmente. Al punto che Omicidio a Easttown sembra più il viaggio verso la risoluzione degli infiniti problemi della sua protagonista Mare (divorziata, con un figlio morto che la odiava, un nipote di cui chiedere la custodia ad ogni costo e una figlia adolescente ribelle) anziché un giallo di cui venire a capo attraverso il suo intuito e le sue abilità investigative.

L’ironia che fa capolino in molti dialoghi di Omicidio a Easttown e in alcune situazioni che si verificano nel colorito villaggio in cui è ambientata la storia pongono la serie un po’ a metà strada tra Fargo (e anche qui, nessun paragone improprio può essere avanzato) e Sharp Objects, ma sembra di intravedere anche un pizzico di Shameless nel linguaggio sporco e volutamente sgraziato della protagonista. L’ambientazione intimista e colorita alla Star Hollow di Gilmore Girls, ma molto più inquietante, finisce per mescolare tante caratteristiche diverse in un racconto che rischia di far perdere di vista il suo asse centrale: l’indagine su un potenziale serial killer o rapitore di ragazzine.

La stessa protagonista di Omicidio a Easttown Mare è a tratti affascinante ma spesso anche repulsiva: il suo dolore è tangibile, anche grazie alla brillante interpretazione della Winslet, ma sembra che il personaggio sia stato scritto necessariamente per sembrare una versione femminile del classico detective ruvido e spigoloso, dai modi bruschi e scontrosi, da alternare al pacato detective suo partner Colin Zabel (un Evan Peters in un’ottima interpretazione).

Foto: Sky

In definitiva il mistero centrale dell’Omicidio a Easttown finisce per coinvolgere un po’ tutti gli abitanti della comunità, ma il lento avanzare della trama rende difficile mettere a fuoco ciò che davvero conta e ciò che è solo superfluo. E qui di superfluo ce n’è tanto: ogni episodio sembra introdurre più personaggi, più drammi familiari, più relazioni disfunzionali possibili solo per il gusto di dipingere vite incasinate, mentre sullo sfondo c’è un’indagine che finisce per essere risucchiata dalle vite di tutti gli altri.