Si chiamano sale di regia, o più tecnicamente sale di controllo. Un vetro le separa dalle sale d’incisione. Nelle sale regia i produttori, gli artisti e i tecnici intervengono sui livelli, l’equalizzazione e le mandate dei brani. Così nasce un disco, solitamente. Nick Mason è il batterista dei Pink Floyd e il 5 giugno 1975 la band sta lavorando al disco Wish You Where Here, più precisamente sulla title track. Nick lascia la sala d’incisione e si sposta sulla sala di regia.
Trova David Gilmour intento a riascoltare il brano. “So, so you think you can tell heaven from hell”. C’è il suono della 12 corde, c’è l’atmosfera che è tipica di chi sta lavorando sodo per impreziosire un nuovo disco. Lo sguardo di Nick incontra un paio d’occhi. Intorno ad essi non ci sono sopracciglia, c’è una testa calva su un corpo sfatto e decadente. C’è un sorriso misterioso, c’è uno sguardo perso nel vuoto. “Chi è?”, chiede Mason a Gilmour. “Lui è Syd”. Proprio lui, Syd Barrett.
Il fondatore dei Pink Floyd, il diamante pazzo della band che ha lasciato la sua creatura nel 1968, è tornato a casa. Tra le mani non ha più una chitarra, ma un sacchetto della spesa. Dalle casse della sala di regia inizia Shine On You Crazy Diamond. La famiglia è di nuovo riunita, ma Syd è irriconoscibile. I Pink Floyd gli chiedono un parere su quel brano che sarà l’apertura dell’album. Syd sorride: “Suona un po’ vecchio”.
Syd si alza in piedi e chiede: “Quando devo entrare con le chitarre?”. I Pink Floyd indugiano, poi rispondono: “Syd, ci dispiace. Le chitarre sono a posto“. Poi pranzano insieme. Roger Waters gli chiede il perché di quella forma fisica: “Ho tanta carne di maiale in frigo”. Syd lascia gli Abbey Road Studios. Si ferma di fronte al cancello come se attendesse qualcuno, poi attraversa la strada e va a prendere la metropolitana. Per l’ultima volta, il 5 giugno 1975, Syd Barrett ha rivisto la sua creatura.